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CONSIP, risparmio o truffa letale?

Redazione

CONSIP, risparmio o truffa letale?

Gio, 06/10/2016 - 19:50

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Da anno Etico ha l’onore e il piacere di dire la sua su fatti di politica e costume della nostra terra. Questa volta vuole porre l’attenzione su un argomento a molti sconosciuto ma che largamente e pesantemente incide nella vita della nostra società, quasi silenziosamente, ineluttabilmente, ma inesorabilmente cattivo e letale nei confronti di professionisti, commercianti e artigiani, cioè di coloro che nella nostra città rientrano ormai con certezza nella categoria dei nuovi poveri. Giusto qui dove è preponderante la presenza di amministrazioni e uffici pubblici rispetto alle aziende private.

Non so a quanti di voi dica qualcosa il nome Consip. Non è una confettura e nemmeno una società di disbrigo pratiche, non è una società telefonica né tanto meno si occupa della gestione di condomini. Consip è  un mostro burocratico voluto da quel giocondo di Romano Prodi.

Consip è una società per azioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), che ne è l’azionista unico ed opera, secondo i suoi indirizzi strategici, lavorando al servizio esclusivo della Pubblica Amministrazione.

Questa società svolge attività di consulenza, assistenza e supporto nell’ambito degli acquisti di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche.

In qualità di centrale di committenza nazionale, realizza il Programma di razionalizzazione degli acquisti nella PA. Sulla base di specifiche convenzioni, supporta singole amministrazioni su tutti gli aspetti del processo di approvvigionamento. Attraverso provvedimenti di legge o atti amministrativi, sviluppa iniziative che coinvolgono sia le proprie competenze nel procurement, sia la propria capacità di gestire progetti complessi e innovativi nell’ambito della Pubblica Amministrazione.

Detta così, sembra una bella cosa, un bel progetto: facciamo in modo da risparmiare nelle spese degli enti pubblici che scialacquano, spendono e spandono e vi diciamo noi, cosa comprare, a quanto comprare facendo spendere il meno possibile. Un’idea geniale, direte voi, in perfetta sintonia col giustizialismo automatico che scatta quando si parla di enti pubblici.

E allora scatta la mission della Consip che attraverso il suo sito ufficiale fa sapere che: “Consip rende più efficiente e trasparente l’utilizzo delle risorse pubbliche, fornendo alle Amministrazioni strumenti e competenze per gestire i propri acquisti di beni e servizi, stimolando le Imprese al confronto competitivo con il sistema pubblico. Siamo e vogliamo essere protagonisti dell’innovazione al servizio del Paese. Siamo e vogliamo essere riconosciuti come un’eccellenza. Un’eccellenza nelle persone, nei processi e nelle tecnologie. Eccellenza nei risultati”

Mizzica, verrebbe da dire; questi sono davvero bravi, abbiamo risolto tutti i problemi dell’eccessiva spesa pubblica. E forti di continui richiami legislativi che hanno rafforzato questo progetto di centrale unica di acquisto ormai non c’è Comune o Ente di vario livello che non ricorre alla Consip per acquistare una penna o un foglio di carta evitando guai di natura penale e amministrativa terribili previsti dalle norme.

Ma non c’è nessuna controindicazione in questa operazione di forzato risparmio? E’ tutto ok? Ne siamo sicuri? Vogliamo fare un minimo di analisi, insomma ne vogliamo parlare? Vogliamo evitare di cadere nel qualunquismo, di farci condizionare dai tagli, dalle “spendingreviù” continue e incessanti e ragionare con giudizio?

Riecheggia di tanto in tanto la rimostranza di diversi operatori della sanità che lamentano forniture di scarsissime qualità: bisturi inservibili, forbici scadenti, siringhe mal funzionanti, pannoloni da buttare. Non c’era occasione in cui i nostri politici, per dimostrare di tagliare gli sprechi portassero ad esempio il costo di una siringa a Milano e di un’altra simile a Palermo: una costava 10, l’altra 20. Scandalo! Ma ora abbiamo la Consip; unico bando, unica fornitura, prezzo basso e uguale per tutti: verissimo. Allo stesso tempo: morte di ogni fornitore o piccolo costruttore italiano, fornitura cinese o vietnamita, metà delle siringhe da buttar via, aumento ciclopico del fatturato dei grandi gruppi che si aggiudicano la commessa o che hanno comunque i requisiti richiesti da Consip.

Altro esempio: manutenzione degli immobili o gestione o conduzione degli impianti. Prima l’ente di riferimento si rivolgeva direttamente a ditte locali con le quali c’era un rapporto, diretto, consolidato di grande fiducia; come al solito c’era chi esagerava e qualche intervento risultava gonfiato. Alternativa: affidamento a grandi gruppi francesi o a cooperative di una ben identificata zona dell’Italia e di un preciso ambito politico con costi più bassi ma presenza nulla, interlocuzione utente-istituzione nulla, possibilità di contestazione nulla, fallimento delle maestranze locali, esclusi quei poveri cristi costretti a subire subappalti sottocosto pur di riuscire a sopravvivere.

Serve urgentemente un geologo per verificare un dissesto e procedere a sondaggi. Prima incaricavi quello bravo, possibilmente conoscitore del problema e con quale stabilivi pagamenti per quantità e modalità convenienti ad entrambi le parti. Ora no, c’è chi, estremizzando, ma poi non tanto, l’interpretazione delle norme sugli incarichi e gli affidamenti di servizi e forniture, si rivolge alla Consip. Risultato: ti arriva un geologo incaricato da una ditta di chissà dove, mai stata in Sicilia che affida ad un neolaureato sottopagato di andare a vedere di cosa si tratta, che affida i sondaggi, in rigoroso subappalto ad una ditta che chissà quali altri lavori abbia mai effettuato. Il costo è basso. Ma il problema è risolto? Siamo sicuri che abbiamo risparmiato?

E potremmo continuare per ore citando lavori di artigianato, di forniture specifiche, di servizi e perfino di prestazioni professionali di medici, ingegneri, architetti, la cui professionalità non è sacrificata, è uccisa! Massacrata in nome del revisione del prezzo, dell’abbattimento dei costi, della razionalizzazione dei costi, con tanti saluti al merito e alla professionalità.

Orbene, a me questo sistema sa di autentica dittatura economica; stiamo assistendo, impotenti ad una deriva assurda che va contro il merito e la qualità a vantaggio di gruppi di potere pazzeschi, così forti da poter fare legge e farsi approvare provvedimenti sempre più restrittivi e vincolanti a loro vantaggio.

E Consip, che conta ben 300 dipendenti, un carrozzone informe diretto da un toscano, amico di Renzi, Luigi Marroni, ormai ha cosi tanto lavoro che necessita di esperti esterni. E’ notizia recente infatti che la centrale unica di acquisto ha predisposto un bando di gara per “servizi professionali a supporto dell’attività” della società. Sul piatto 23,7 milioni di euro in tre anni, quindi circa 8 milioni l’anno. La sorpresa, però, aumenta di intensità quando si vanno a leggere disciplinare di gara e capitolato tecnico. Si scopre che la società di consulenza in questione dovrà fare un pò di tutto. Nel disciplinare, per esempio, c’è scritto che l’attività a favore della Consip consisterà nei servizi di advisory strategico, di implementazione operativa delle iniziative e nella consulenza legale.

Ma come mai la Consip deve versare fino a 23,7 milioni di euro per affidare a una società esterna un’incredibile serie di attività? Anche perché, scendendo ancora più nel dettaglio delle attività oggetto della gara, il capitolato tecnico spiega che in riferimento all’advisory strategico la società aggiudicataria “dovrà garantire supporto” in particolare in tema “di posizionamento competitivo, in relazione ai possibili scenari alternativi, ai network da sviluppare/presidiare e agli interventi da realizzare a supporto del percorso evolutivo”. Poi dovranno essere garantite anche “valutazione e interpretazione delle performance operative”. Infine ci si dovrà occupare anche di “individuazione e sviluppo di nuovi ambiti di intervento, in termini sia di evoluzione/estensione delle iniziative/progetti in corso, sia di individuazione di nuove iniziative/progetti”.

A questo punto ci vuole poco a capire che siamo di fronte all’ennesima truffa nei confronti dei cittadini e fa specie che gli organi di informazione, ma anche chi fa opposizione politica, non puntino forte il dito contro questi abusi di potere che stanno mortificando una nazione e la parti più deboli e scarsamente rappresentate di essa.

Etico non è populista, non è giustizialista, non vuole con questo difendere chi in passato ha approfittato delle crepe dell’Amministrazione Pubblica per arricchirsi illecitamente. Ma non è nemmeno dalla parte di chi vorrebbe arricchirsi di soldi e potere invocando trasparenza, risparmi e legalità.

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