Avendo letto il comunicato del Coordinamento del Polo Civico – Cives 3.0, che una testata giornalistica locale ha definito “al vetriolo”, in cui i Consiglieri Comunali Licata e Talluto sono stati definiti “senza rossore”, “figli di politica anacronistica”, che “hanno incarnato sin dall’inizio il ruolo da “cavallo di Troia”, escludendo, così, “i loro stessi elettori dalla possibilità di compiere percorsi di cittadinanza oltre che di claque”, mi è venuta in mente, chissà perché, la “Lettera a una professoressa” scritta cinquant’anni fa da Don Lorenzo Milani, in cui lo stesso si rivolgeva ad un’ideale e non specificata professoressa della scuola classista dell’epoca, che respingeva i più deboli e favoriva i più abbienti.
E pertanto, premesso che non entro nel merito dell’approvazione o meno del Regolamento per “la istituzione dell’Albo delle associazioni propedeutico all’attivazione delle Consulte“ e nemmeno nei tecnicismi regolamentari relativi alla permanenza o meno dei Consiglieri in un Gruppo Consiliare, dato che entrambi gli argomenti sono di competenza degli Organi Istituzionali preposti, mi rivolgo a coloro che hanno esternato le suddette affermazioni nei confronti dei Consiglieri Licata e Talluto, per chiedere loro lumi circa le motivazioni che hanno indotto i due Consiglieri di Sicilia Futura a prendere le distanze dal Polo Civico.
E immagino che questa risposta nessuno meglio del Coordinamento del Polo Civico possa darla, visto che simili episodi di fuoriuscita si sono già verificati al loro interno, nella passata tornata amministrativa, ad opera di due Consiglieri Comunali eletti in una lista dell’attuale Polo Civico. E allora, come ora, gli autori del presunto tradimento politico sono stati oggetto di aspre critiche da parte dei vertici del Movimento civico cittadino.
Però, esercitando il diritto di libertà di manifestazione del pensiero, sono convinto che le argomentazioni su tali ricorrenti fuoriuscite di uomini non possano essere semplicisticamente riferite ad una politica “anacronistica” e “furba” che andrebbe a determinare le scelte dei Consiglieri Licata e Talluto. Perché se veramente così fosse, parafrasando il Priore di Barbiana, potremmo dire che è meglio una politica all’antica, che, però, sceglie di andare all’opposizione, d’una politica che crede di essere moderna “sol perché ha mutato le etichette”.
E, almeno fino ad oggi, di questo auspicabile concetto di politica della partecipazione si è visto ben poco, essendo rimasto soltanto un postulato teorico, riservato a pochi, che non ha trovato riscontro tangibile nella realtà cittadina.
E se, solo per un attimo però, accettiamo l’idea che i Consiglieri Licata e Talluto con le loro scelte si fossero rivelati un “cavallo di Troia” – che, dopo avere portato in dono una messe di consensi elettorali alla lista P.E.R., avessero girato immotivatamente le spalle, tradendo, politicamente parlando, coloro che con tanto senso dell’ospitalità li avevano accolti al loro interno – mi pongo una domanda:
perché l’altra sera nella platea dell’Aula Consiliare di Palazzo del Carmine, durante la celebrazione del Consiglio Comunale in cui si discuteva la mozione di sfiducia al Sindaco di Caltanissetta, a differenza di altri Consigli Comunali, in cui le presenze del pubblico si possono contare sulle dita di una mano, si sono visti tanti cittadini, in rappresentanza di varie e articolate componenti sociali della città?
Forse che quei cittadini presenti erano tutti quanti usciti dalla pancia di quel “cavallo di Troia” e avevano affollato la platea per fare da claque a Licata o agli altri Consiglieri di opposizione che argomentavano in maniera accorata circa le ragioni che li avevano indotti a firmare la mozione di sfiducia?
Pensare che così sia stato, non sarebbe realistico né rispettoso nei confronti del pubblico presente. Un pubblico, numeroso e attento, che, a parte qualche isolata manifestazione di eccesso di ardore, non ha dato luogo a intemperanze tali che potessero sfociare nello scontro politico né, tantomeno, ha espresso di voler perseguire interessi di carattere personale.
Se, però, per interessi di carattere personale si vogliono intendere i diritti dei cittadini che chiedono politiche sociali più efficaci, intese nell’accezione più ampia del termine, tali da prevedere una diversa e migliore organizzazione dei vari settori della città: dalla viabilità alle condizioni abitative, dall’organizzazione delle attività commerciali e produttive, alle attività culturali, sportive e ricreative, allora dobbiamo prendere atto che i numerosi rappresentanti di coloro che, a vario titolo, hanno problemi di carattere lavorativo, abitativo o, addirittura, hanno notevolissime difficoltà di sostentamento quotidiano, con la loro presenza quella sera in platea non hanno espresso interessi personali, bensì hanno mostrato chiaramente che vogliono essere tenuti in considerazione.
E tale considerazione del prossimo non può che passare attraverso un approccio empatico che viene prima della reciproca condivisione. L’empatia, infatti, a differenza della simpatia o dell’antipatia, è alla base del rispetto dell’alterità, sia essa condivisa oppure no.
E tale approccio empatico non lo abbiamo, finora, riscontrato negli atteggiamenti e nei comportamenti dei censori dei due Consiglieri di Sicilia Futura.
Pertanto, considerato che nel comunicato si dice, tra l’altro, che “gli spazi di condivisione, informazione, crescita e dialogo non devono essere solo una finalità dell’alleanza che governa la città, bensì patrimonio comune di tutte le componenti rappresentative della città”, auspico che i rappresentanti del Polo Civico, scevri da antipatie di carattere personale, che confliggono con il concetto di empatia che sta alla base del coinvolgimento e della partecipazione, finalmente possano contribuire con fatti concreti all’attuazione del programma stilato in campagna elettorale e, così, convincere i cittadini nisseni che la ragione sta soltanto dalla loro parte, mentre quelli come “il Consigliere Licata, unitamente alla Consigliera Talluto”, accusati di pontificare “sulla coerenza e sulle inadempienze degli altri”, abbiano avuto torto marcio ad uscire dal Polo Civico e dalla maggioranza per andare, con Sicilia Futura, all’opposizione.
Altrimenti, come si conviene in democrazia, saranno i cittadini a giudicare l’operato dei loro rappresentanti e a trarne le debite conclusioni.
Luigi Spitali, Segretario Cittadino di Sicilia Futura
View Comments
Complimenti per la sintesi. Quindi?