Una storia di vittorie dove ci sono talvolta successi inutili e sconfitte che invece non hanno prezzo e valgono più di una vittoria. E’ questo quello che è accaduto, appena ieri, a Paolo Lorenzi che sul centrale di Flushing Meadows, stracolmo di 23 mila spettatori, ha lottato come un leone e tenuto sulle spine per oltre 3 ore il numero 2 del mondo Andy Murray. Lo scozzese si è aggiudicato la sfida per 7-6 5-7 6-2 6-3, ma il 34enne toscano ha giocato il match della vita andando ben oltre qualsiasi rosea previsione. Il 34enne alla prima qualificazione al terzo turno contro il numero 2 del mondo, reduce dall’oro olimpico a Rio, non molla e trascina Murray a lottare fino al quarto set prima di vincere e avanzare verso gli ottavi di finale.
Noi, Lorenzi lo ricordiamo ancora sudato e felice nel capoluogo nisseno, il 12 giugno 2016, meno di tre mesi or sono, mentre sollevava il trofeo del torneo Cmc, giunto alla diciottesima edizione, al termine della finale più bella della storia del challenger di Caltanissetta. Dopo tre ore di gioco e davanti ad oltre 1500 persone, si era imposto sul piemontese Matteo Donati per 63 46 76 il quale non aveva sfruttato ben 5 palle match.
Un successo, guarda caso il diciottesimo della sua carriera, che aveva caricato oltre modo l’italiano che poi a luglio è andato a conquistare il “Generali Open – Kitzbuhel”, torneo Atp World Tour 250 con montepremi di 463.520 euro andato in scena sui campi in terra rossa della città austriaca.
Nel match clou Lorenzi, numero 48 Atp (ma grazie a quei 250 punti Atp e poi salito al numero 40, suo nuovo best ranking) e quarta testa di serie, aveva sconfitto 63 64, dopo un’ora e 23 minuti, il georgiano Nikoloz Basilashvili, numero 123 Atp, in quello che era il primo testa a testa fra i due. Il 34enne senese è riuscito dunque a fare centro alla seconda finale Atp in carriera dopo quella raggiunta a San Paolo nel 2014 (stoppato dall’argentino Delbonis): a 34 anni e 7 mesi Lorenzi diventa il tennista più anziano a conquistare per la prima volta un torneo Atp, migliorando il record che apparteneva al dominicano Victor Estrella Burgos, che nel febbraio del 2015 aveva vinto il suo primo titolo a Quito (Ecuador) a 34 anni e 6 mesi.
La testimonianza del valore del torneo nisseno, di come riesca ad aggregare talenti emergenti che poi scalano le classifiche mondiali e giocatori di prestigio che traggono beneficio dalla rigenerante aria del centro Sicilia, è firmata dai nomi dei tennisti che calcano la terra rossa del circolo di Villa Amedeo e poi giungono ai primi posti del ranking mondiale. Lo stesso Lorenzi, che non manca mai di ricordare in molte interviste l’affetto che lo lega a Caltanissetta già spera di tornare in Sicilia nell’edizione numero 19 del torneo nisseno, ormai appuntamento di prestigio del
calendario planetario, secondo in Italia solo agli internazionali di Roma. Il ritorno di Lorenzi potrebbe già rappresentare il primo gradino dell’edizione 2017 sulla quale gli organizzatori già hanno iniziato a lavorare, speranzosi nel sostegno dell’Amministrazione della capoluogo nisseno. Non crediamo che vogliano essere loro, Ruvolo e la sua Giunta, a scrivere un triste finale alla lucente favola sportiva che dura da 18 anni e che si chiama “Challenger Atp Città di Caltanissetta”.