L’università Statale: «Certificato falso, carriera da annullare». Ma i giudici lo promuovono
All’epoca, il giovane si diploma con il voto di 80/100 e parte per Milano, dove si immatricola alla Statale. Inizia a studiare, fa gli esami; non è rapidissimo nel completare il percorso ma, alla fine, il 19 marzo 2013 discute la tesi e si laurea. Festeggia. Inizia a pensare al lavoro. Fino a che, una decina di mesi dopo, e siamo a fine gennaio 2014, riceve a casa una lettera dall’università. Prima di spiegare cosa contenesse quella comunicazione, bisogna ricordare che pochi giorni prima della laurea, su richiesta dell’ateneo, lo studente aveva presentato, tra gli altri documenti, un’autocertificazione in cui attestava di essersi diplomato a Torre del Greco. Ecco, nei mesi seguenti, la segreteria della Statale ha cercato di chiedere il diploma originale, e si è anche rivolta al ministero dell’Istruzione, per arrivare a scoprire, alla fine, che in realtà la scuola «Giacomo Leopardi» di Torre del Greco non esiste. E si arriva così alla lettera del 2014, che ha affondato il neolaureato in un dramma umano: senza diploma, non si può conseguire la laurea, e dunque la Statale comunicava di aver cassato, cancellato, annullato la sua intera carriera universitaria. Mancando il presupposto dell’esame di maturità, decade tutto ciò che è avvenuto dopo e che su quel documento preliminare si era fondato.
Ma cosa vuol dire: «La scuola non esisteva»? La vicenda qui si intreccia con un’inchiesta giudiziaria. Perché poco dopo che il futuro dottore in giurisprudenza si diplomasse, la Procura di Torre Annunziata aprì un’inchiesta che si chiuse nel 2007 con una decina di arresti. Le cronache dei giornali locali, all’epoca, la raccontarono così: «Due pregiudicati per reati finanziari hanno costruito un sistema scolastico “parallelo” (con tre istituti per la preparazione agli esami tra Torre del Greco e Pomigliano d’Arco) che ha sfornato titoli di studio completamenti falsi, diplomi e lauree. Scuole non parificate, né in alcun modo riconosciute, che incassavano rette per seguire i corsi e poi presentavano una sorta di tariffario a conguaglio di 4 mila euro per un diploma e 10 mila per una laurea» (nel 2014 sono arrivate sei condanne in primo grado, da 6 anni a un anno e mezzo, per i responsabili delle truffe). Il dottore in legge della Statale si era diplomato proprio in quella scuola fantasma in Campania. La sua battaglia legale s’è fondata tutta su una tesi semplice: «D’accordo, il diploma è nullo. Ma all’epoca sono stato truffato».
A febbraio 2015 il Tribunale amministrativo di Milano condivide la tesi dell’università: se l’autocertificazione è falsa, l’unico dato che conta è proprio la «non veridicità, rispetto alla quale il complesso delle giustificazioni è irrilevante». Da qui, la conferma: la laurea è nulla. Con una sentenza appena depositata, il Consiglio di Stato ha invece ribaltato la prospettiva (e l’esito della decisione): ritenendo che il ragazzo sia stato vittima di truffa, pur se la sua autocertificazione si fonda su una palese falsità, lui ha comunque agito in buona fede. Era «inconsapevole» e per questo, in ultima analisi, «incolpevole». Così, considerando anche gli effetti umani che la cancellazione della carriera universitaria alla Statale avrebbe provocato, i giudici gli hanno restituito la laurea: dottore, pur senza diploma. (di Gianni Santucci, fonte corriere.it)