Nel Solco dello Spirito ( di Don Salvatore Callari)

MI  DISPIACE …  CI   DOVEVI   PENSARE   PRIMA !  continuiamo , anche in questa domenica, la riflessione avendo, se non in … prima fila,almeno  nello sfondo, la ricchezza.  L’invito a riflettere ci viene dalla parabola che leggiamo nel vangelo, quella “dell’uomo ricco”. Il titolo della parabola, prima delle moderne traduzioni, era diverso. E io credo che tutti, con il vecchio titolo la conoscono: la parabola “ del ricco epulone”. Attira di più, risveglia sentimenti diversi, incide profondamente nel cuore quello che è il più genuino significato del “ messaggio” : “ epulone”, mette in risalto non la ricchezza ma la maniera di utilizzarla, con appassionato amore ai banchetti, sontuosi  e frequenti, e abbondanti. Le grandi abbuffate sono il suo hobby. Il racconto che introduce il povero Lazzaro, “corteggiato” solo dai cani, è umiliante. Poi, però, diventa perfino divertente, e poi assume toni drammatici. Lazzaro muore  e va in Paradiso. Il ricco epulone muore e va all’inferno. Da lì pietisce anche una sola goccia di acqua; i vini raffinati sono  soltanto  nostalgia. Ma inutilmente. Non ha dato le briciole a Lazzaro, a suo tempo e non gli viene data la goccia d’acqua ora. Questo  il risultato del suo comportamento. In modo “trasversale”,  si deve considerare, la funzione della ricchezza, che, in sostanza, è il supporto del suo indecoroso agire. Il fatto di essere “epulone” cioè “mangiatariu” , insaziabile, schiavo degli smodati piaceri della gola, con vivande abbondanti   e vini succulenti ,  e intingoli raffinati, lo fa diventare  insensibile, nei confronti degli uomini  e di Dio. Non ha sensibilità per le esigenze del povero, che alla porta del suo palazzo è affamato e umiliato; non ha sensibilità alla Parola di Dio, che ora vuole inutilmente consigliare  ai suoi fratelli, quando non può più rimediare per se stesso , essendo già nel luogo dei tormenti. Il possesso dei beni, non è, in senso assoluto, condannato e demonizzato, ma deve essere “ bene   utilizzato”. Dice S. Gregorio Magno: “ usate le cose di questo mondo  in modo  da non esserne posseduti, e non diventiate schiavi delle vostre cose: i beni temporali servono per aiutarvi a raggiungere il cielo”. Il vangelo ci ammonisce a non cedere alla “indifferenza”, e Papa Francesco ne è un solerte messaggero,  e non cedere anche alla “sordità”. Non saremo, certo, i singoli a risolvere i problemi della povertà, ma potremo anche nel piccolo, dimostrare sensibilità nei confronti di chi è nella necessità; e sta a noi non essere sordi alla parola di Dio che ci illumina la via del futuro che ci porterà al cospetto di Dio. Non contentiamoci di condannare ( giustamente) il “famoso tetto “ dei compensi ai  vari e alti “dirigenti” !  o di “maledire “  gli infausti  e umilianti “vitalizi” ai nostri “ affaticati e “amabilissimi politici”. La conquista del cielo non si fa con l’abbondanza delle ricchezze, ma con l’abbondanza dell’amore e della fraternità. Come  l’obolo della vedova del vangelo, la nostra piccola offerta ( se un… po’ grande  è meglio)  è più preziosa agli occhi di Dio.

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