Dieci secondi al buio per mandare un sms. “L’effetto smartphone dietro 3 incidenti su 4”

L’anno scorso, per la prima volta dopo 15 anni di calo, è di nuovo aumentato il numero delle vittime della strada. E nei primi 8 mesi del 2016 le contravvenzioni per chi guida usando il cellulare sono cresciute del 26%. “Ma contro la distrazione fare multe non basta”

ROMA – Così fan tutti, senza sentirsi troppo in colpa, ma mettendo in grave pericolo se stessi e gli altri. Forze dell’ordine ed esperti di sicurezza stradale non hanno dubbi che il nemico numero uno per chi guida sono gli smartphone e i social network, una vera droga per chi è al volante, distratto da sms, selfie ed email. E per una volta noi italiani siamo in linea con la media europea: “Non è un fenomeno limitato al nostro Paese – spiega Enrico Pagliari dell’area professionale tecnica dell’Aci – in Italia non facciamo né meglio né peggio che in altri Paesi europei. Di sicuro è indispensabile però mobilitarsi per arginare il fenomeno”. E fare le multe non è sufficiente.

Nel 2015 gli incidenti mortali, dopo 15 anni di diminuzione, erano aumentati del 2 per cento. Nei primi 8 mesi del 2016 le vittime della strada sono scese di nuovo (-3 per cento), ma questo non ha tranquillizzato la Stradale: “Sono cifre ancora troppo alte – osserva Santo Puccia, primo dirigente della Polizia di Stato – e impongono una riflessione sulle cause che rendono le nostre strade così pericolose. È indubbio che condotte di guida rischiose o distratte, soprattutto per l’utilizzo di smartphone, sono tra le principali colpevoli degli incidenti”.

Da gennaio ad agosto 2016 polizia stradale e carabinieri hanno fatto 30.094 multe a chi guidava usando il cellulare, il 26,6 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2015. Il dato è già significativo, ma fotografa soltanto in parte la realtà. Gli esperti dell’Aci sono concordi nel ritenere che 3 incidenti su 4 sono causati da distrazione, e ad abbassare il nostro livello di attenzione mentre guidiamo è soprattutto l’uso dello smartphone, che implica molto più di una già pericolosa telefonata senza auricolare. Nei verbali che vengono compilati in seguito a un incidente c’è soltanto la voce “distrazione”, per cui nei dati di Istat, Aci o Polizia stradale sotto questa definizione rientra una gamma spaventosa di comportamenti a rischio, determinati dai nostri nuovi stili di vita. “Un tempo era la sintonizzazione della stazione radio – osserva Pagliari – adesso è tutta la gamma delle attività di chi è sempre connesso. Mentre si guida si mandano sms, si controlla la posta, si fanno selfie e si chatta sui social network. Ognuna di queste attività equivale a guidare alla cieca, come fossimo bendati, per almeno 10 secondi. In quel lasso di tempo, a 40 chilometri all’ora, si percorrono almeno 110 metri, in cui può succedere di tutto”.

Rincara la dose Puccia: “Oltre a distrarsi e distogliere lo sguardo dalla strada, quando si usa il cellulare si leva una mano dal volante limitando così anche la mobilità dell’altra, per la posizione scomoda della spalla. Inoltre il guidatore che usa il cellulare tende spesso a rallentare, in modo eccessivo e repentino, valuta approssimativamente le distanze di sicurezza, reagisce meno prontamente ai cambiamenti di velocità dell’eventuale veicolo che precede, tende ad usare di meno gli specchietti retrovisori”. Una menomazione grave di cui quasi nessuno sembra rendersi conto, dai 18 ai 64 anni, visto che nelle indagini fatte da vari istituti di ricerca la percentuale di chi ammette di aver guidato con il cellulare in mano è del 51 per cento, ma gli esperti di sicurezza stradale ritengono sia molto più alta. E contro gli indisciplinati le multe servono poco o niente.

“È necessario incrementare ancora i controlli – dice Puccia – e adeguare le sanzioni alla pericolosità della condotta, ma non basta, è indispensabile un cambiamento di mentalità”. “Così come esiste una modalità aereo – propone Pagliari – i telefoni dovrebbero avere una modalità guida, per cui a ogni messaggio o chiamata si avvia la risposta automatica “sto guidando”. In ogni caso anche gli esempi europei ci dimostrano che le campagne terroristiche non hanno effetto, serve un lavoro di informazione capillare”. Conosci il nemico per batterlo, la vecchia regola vale sempre, così sia la Polizia Stradale che l’Aci hanno varato campagne di sensibilizzazione sui social network per raggiungere soprattutto i maggiori utenti di internet nella fascia di età dai 18 ai 26 anni.

“Insieme all’Anas abbiamo avviato un’iniziativa diffusa su web, social network e radio con lo slogan “Se non rispondi non muore nessuno. Quando guidi #guidaebasta” – dice Puccia – L’intento è di parlare in modo diretto agli automobilisti per renderli consapevoli del pericolo di distrarsi”. L’Aci ha puntato solo sui social network e coinvolto l’attore Francesco Mandelli per video e messaggi che hanno come fulcro una domanda: “Quando guidate a 100 all’ora chiudete gli occhi?”. La risposta sono due hashtag: #guardalastrada e #mollastotelefono. Mandelli-guidatore nel video alla fine spegne il cellulare, ma il peggio è già successo. Come spesso accade. (di Cristina Nadotti, fonte corriere.it)

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