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Rassegna stampa. Immunoncologia, la nuova strategia per allungare la vita ai malati di cancro

Redazione

Rassegna stampa. Immunoncologia, la nuova strategia per allungare la vita ai malati di cancro

Lun, 01/08/2016 - 18:10

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È l’ultima frontiera della lotta ai tumori e mira a stimolare il sistema immunitario contro le cellule neoplastiche. Oggi dà risultati promettenti in molte neoplasie per le quali c’erano poche speranze

Nel 2013 si era guadagnata il primo posto della top ten delle più importanti svolte scientifiche dell’anno. Nella classifica stilata ogni anno dall’Associazione Americana per il Progresso della Scienza e gli editori della prestigiosa rivista Science, l’immunoterapia era in cima alla lista delle scoperte fondamentali in virtù dei notevoli successi raggiunti in alcune sperimentazioni e nonostante mancassero ancora risultati definitivi e a lungo termine sulla sua efficacia curativa. Oggi questa innovativa metodica si conferma la nuova arma efficace per combattere il cancro e allungare la sopravvivenza a lungo termine, garantendo una buona qualità di vita.

Come funziona la quarta arma contro i tumori

Studiata con crescente interesse negli ultimi decenni, questa strategia mira sostanzialmente a rafforzare il sistema immunitario dei malati che viene potenziato attraverso anticorpi o vaccini (per lo più creati in laboratorio sulla base delle cellule cancerose estratte dal singolo paziente) che «insegnano» così all’organismo come aggredire le cellule malate. Durante l’ultimo congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), il più importante appuntamento mondiale di oncologia, è stato uno l’approccio innovativo è stato uno dei temi centrali.«Ormai non ci sono dubbi e la «grande promessa» del 2013 appare mantenuta – dice Carmine Pinto, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) -: l’immunoncologia si è affermata come la quarta strategia terapeutica disponibile per sconfiggere il cancro, accanto a chirurgia, radioterapia e farmaci. Il suo potenziale consiste nell’ormai più volte verificata capacità di eradicare le cellule cancerose una volte riconosciute come «nemiche» dell’organismo: in pratica con diversi farmaci si riescono a stimolare le nostre naturali difese e a potenziare le capacità del nostro sistema immunitario perché reagisca contro il tumore. I nuovi medicinali immunoterapici sono al centro dell’attenzione durante i principali congressi scientifici mondiali e l’Italia ha guidato i più importanti studi clinici con questa nuova arma». 

Le prime sperimentazioni sul melanoma

I primi successi, questa nuova strategia li ha ottenuti contro una forma di cancro non fra le più frequenti, ma che non lasciava scampo: «Il melanoma, il più letale tumore della pelle, ha rappresentato l’apripista nelle sperimentazioni dell’immunoncologia – spiega Michele Maio, responsabile dell’Immunoterapia Oncologica del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena -: soltanto pochi anni fa, nel 2011, è stato dimostrato che questa strategia riusciva a portare progressi nella sopravvivenza dei pazienti là dove per 30 anni non si era fatto alcun passo avanti». Oggi questa neoplasia si conferma la miglior “palestra” d’allenamento per la nuova metodica, che «ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza a lungo termine nelle persone colpite da questo tumore della pelle in fase avanzata – – spiega Paolo Ascierto, direttore dell’Oncologia all’Istituto Tumori Pascale di Napoli e coordinatore della sessione sul melanoma durante i lavoro del convegno Asco, tenutosi lo scorso giugno a Chicago -: il 20 per cento dei pazienti è vivo a 10 anni, in questi casi quindi la malattia si ferma o scompare del tutto. Un risultato mai raggiunto finora e in questo tumore della pelle è ormai possibile evitare la chemioterapia. In particolare oggi appare chiaro che le combinazioni di diversi farmaci funzionano meglio che gli stessi medicinali presi singolarmente -. E se anche in questo modo cresce la tossicità, abbiamo imparato a maneggiarla, in modo tale che i pazienti riescano a trarre il maggior beneficio possibile».

Cancro al polmone, finalmente progressi contro il big killer

Importanti sono anche i risultati che si stanno riuscendo ad ottenere nel tumore al polmone, ancora oggi un big killer, diagnosticato spesso in fase avanzata, quando ha già dato metastasi ed è molto difficile da trattare.«Solo il 15 per cento dei casi di tumore del polmone riguarda i non fumatori, che di solito presentano mutazioni genetiche e possono essere trattati con farmaci a bersaglio molecolare – spiega Federico Cappuzzo, direttore dell’Oncologia all’Ospedale di Ravenna-. Ma l’85 per cento delle diagnosi interessa i tabagisti, che non sono caratterizzati da queste alterazioni e non disponevano finora di armi realmente efficaci. In particolare, il carcinoma polmonare non a piccole cellule squamoso è tipico dei fumatori e i più recenti trial clinici con un farmaco immunoterapico (nivolumab) hanno evidenziato un tasso di sopravvivenza a un anno del 42 per cento e una riduzione del rischio di morte del 41 per cento rispetto alla terapia standard, garantendo una qualità di vita nettamente migliore. È il più importante risultato mai ottenuto finora e il primo reale passo in avanti negli ultimi 20 anni in una neoplasia particolarmente difficile da trattare. L’unica arma disponibile infatti era rappresentata dalla chemioterapia, poco efficace e molto tossica. E si stanno delineando prospettive importanti anche in questa patologia grazie alla combinazione di due farmaci immuno-oncologici, ipilimumab e nivolumab».

Sperimentazioni promettenti per tanti tipi di tumori «orfani»

Oggi queste sperimentazioni si sono allargate (con esiti molto promettenti) a tanti differenti tipi di tumore, come quelli di testa e collo, del cervello o diverse forme di neoplasie del sangue.«Questo approccio funziona nel tumore del rene, dove la chemioterapia e la radioterapia si sono dimostrate, storicamente, poco efficaci – spiega Sergio Bracarda, Direttore dell’Unità di Oncologia Medica di Arezzo, Azienda USL Toscana SUDEST -. Il trattamento di scelta per la malattia localizzata è rappresentato dalla chirurgia, conservativa quando possibile: il 60 per cento circa delle neoplasie renali è individuato casualmente, come diretta conseguenza dell’impiego, sempre più diffuso, della diagnostica per immagini in pazienti non sospetti in senso oncologico. Ma circa un quarto delle diagnosi avviene in stadio avanzato, con limitate possibilità di trattamento. E passi avanti si stanno facendo anche contro il tumore della vescica, uno dei più frequenti con 26mila nuove diagnosi stimate in Italia nel 2015: da oltre 30 anni il si cura più o meno allo stesso modo, ma ora diversi farmaci immunoterapici combinati alla chemioterapia migliorano la sopravvivenza dei pazienti. E il mix ben tollerato anche dai malati anziani più fragili».L’ultima novità è che i diversi farmaci immunoterapici stanno offrendo una possibilità di cura in molti tumori finora «orfani», o quasi, di trattamento e che si prova a combinarli con le altre tradizionali cure anticancro, con farmaci che hanno meccanismi d’azione diversi o con la radioterapia.I risultati che si ottengono continuano a far ben sperare: piccoli progressi e tanta cautela per non illudere i malati, ma le combinazione delle differenti terapie appare la via per controllare i tumori nel lungo periodo. (di Vera Martinella, fonte corriere.it)