IL POVER’UOMO E IL MILIARDARIO ! non è l’imput per dare vita ad una telenovela invitante, magari commovente o solo divertente .
La liturgia di questa domenica è una proposta di riflessione che interessa in modo assai concreto la nostra vita. Non ci sono “scappatoie” e cavillose argomentazioni per dire che la “predica non affronta i problemi reali della vita “. A parte il poco lodevole apprezzamento fatto a cuor leggero, che è magari segno di cattiva volontà a voler rendere fruttuosa la parola di Dio, diciamo subito, che non c’è alcuna difficoltà a capire come la ricchezza è chiaramente condannata. Però è necessario fare molte precisazioni, sagge, equilibrate , e non retoriche, che poi significa dire delle cose che si sa essere fondatamente astratte e non “vivibili”. Purtroppo il poco spazio ci costringe a fare accenni e delle pur efficaci battute, La prima è quella del titolo: diceva Onassis “Un miliardario spesso non è altro che un pover’uomo che ha tanti soldi”. E un significato ancor più amaro ha l’espressione se le ricchezze possedute non sono frutto di assiduo lavoro onesto, di sacrifici pesanti pazientemente sopportati.. Le ricchezze così ottenute rendono l’uomo “ un pover’uomo” E allora bisogna avere l’intelligenza, l’accortezza, di saperle usare saggiamente senza offendere la giustizia, la carità, il buon senso e le esigenze dei poveri. Dice A. Karr: “la ricchezza è un tranello: noi crediamo di possedere le cose e invece sono le cose che possiedono noi”. Se bene interpretate come sono vere e belle le parole di Gesù: “ Beati i poveri in spirito” che hanno libertà interiore , coscienza pulita e dignità di “uomini saggi” che hanno la consapevolezza che, come dice la prima lettura, “tutto è affanno, perché nulla dura perché sostanzialmente non sono garanzie per il bene più vero, più necessario, più duraturo che è la salvezza eterna. “ Uno che ha lavorato dovrà lasciare i suoi beni ad un altro che non li ha sudati” E Gesù nel vangelo ribadisce “ la vita di un uomo non dipende dai beni che possiede”. L’uomo ricco della parabola, che pensava di ingrandire i suoi granai e aumentare le sue ricchezze, sente la voce che dice : “ Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita “ E quello che ha preparato di chi sarà? Chi avrà il coraggio di dire che questi pensieri non sono utili per rivedere i propri comportamenti, le proprie avidità, o la propria avarizia, o la insensibilità dinanzi a chi si trova nel bisogno ?