Salute

Meduse: dove si trovano in Italia, come difendersi e cosa fare in caso di punture

Redazione

Meduse: dove si trovano in Italia, come difendersi e cosa fare in caso di punture

Gio, 04/08/2016 - 20:21

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È probabile che quest’anno abbiate già avvistato la Pelagia, la medusa violetta da non sfiorare: saranno le correnti a decidere dove andrà da qui a settembre. E forse avete visto anche le bellissime Rhizostoma eCotylorhiza: anche queste possono essere ammirate, ma non toccate.

Per sapere tempestivamente dove sono le meduse si può visitare la pagina Facebook di MeteoMeduse, gestita dai ricercatori dell’Università del Salento.

A questa pagina è possibile inviare anche le segnalazioni degli avvistamenti. È un servizio utile sia per evitare spiacevoli incontri ravvicinati, sia per decidere dove fare jellywatching.

È anche un servizio importante per la scienza perché raccoglie dati su presenza, distribuzione e frequenza di questi organismi: le segnalazioni che i “lettori ricercatori” inviano con MeteoMeduse sono fondamentali per la campagnaOcchio alla medusa, realizzata in collaborazione con i biologi dell’Università del Salento, Co-NISMa e CNR-ISMAR guidati da Ferdinando Boero e Stefano Piraino. Dice Serena Zampardi, che registra le segnalazioni: «Dal 2009 ne sono arrivate oltre 20 mila. Ne aspettiamo altre».

Ma ecco cosa le classiche domande dei bagnanti e le risposte degli esperti in merito a consigli e rimedi qualora ci si imbatta in una medusa

SE VEDO UNA MEDUSA LONTANA, POSSO TUFFARMI? Se ci sono meduse urticanti in mare è meglio non fare il bagno, a meno che non ce ne siano veramente pochissime. Le meduse che pungono hanno solitamente tentacoli molto lunghi: Pelagiaarriva a 10 metri mentrePhysalia (chiamata anche Caravella Portoghese) raggiunge anche i 20 metri. Quindi anche se la medusa sembra lontana non è detto che i suoi tentacoli non siano vicini.

LE MEDUSE POSSONO UCCIDERE? Sì, alcune meduse possono causare shock anafilattico. Inoltre, il forte dolore che provoca la puntura può essere fatale in individui con problemi di cuore. Bisogna quindi andare al pronto soccorso in caso di reazione cutanea diffusa, difficoltà respiratorie, sudorazione, pallore e disorientamento.
Racconta Boero: «In Australia le meduse fanno più vittime degli squali. E Physalia – in Florida – ha ucciso. Ma ad oggi non ci sono stati casi di vittime a causa di punture di medusa nel Mediterraneo anche se spesso le persone punte finiscono all’ospedale».

COSA SI PROVA QUANDO SI È PUNTI? Una reazione infiammatoria locale che dà bruciore e dolore. «La pelle si arrossa e compaiono piccole rilevatezze dette pomfi, ma dopo circa 20 minuti la sensazione di bruciore si esaurisce e resta la sensazione di prurito» spiega Francesco Sacrini, specialista in dermatologia presso l’Istituto Clinico Humanitas di Milano. Il grado di dolore-bruciore varia a seconda delle aree colpite e diventa insopportabile in caso sia colpita più del 50% della superficie corporea.

COSA FARE QUANDO SI È PUNTI? Stare calmi, respirare normalmente, uscire subito dall’acqua e poi lavarsi la parte colpita con acqua di mare. «Restare in acqua è pericoloso perché si possono avere anche reazioni gravi come lo shock anafilattico» consiglia Mario Aricò, dermatologo presso l’Università di Palermo e primario della divisione di dermatologia all’ospedale Giaccone di Palermo.
Precisa Sacrini: «La prima cosa da fare è lavarsi con acqua di mare e non con acqua dolce perché questa favorirebbe la scarica del veleno delle cnidocisti. L’acqua di mare, invece, è fondamentale per pulire la pelle da parti di medusa rimaste attaccate alla pelle e per diluire la tossina non ancora penetrata».

RIMEDI DELLA NONNA: FUNZIONANO? I rimedi fai da te quali applicare sulla parte una pietra (o acqua) calda, strofinare con sabbia calda, lavare con ammoniaca (o urina), aceto o alcool, non solo sono inutili, ma possono anche peggiorare la situazione. Il calore di una pietra o della sabbia non servono assolutamente perché per annullare le tossine bisognerebbe raggiungere 40-50 gradi. Nemmenol’ammoniaca e l’urina che la contiene servono: non sono disattivanti della tossina delle meduse e potrebbero ulteriormente infiammare la parte colpita.

QUAL È LA MEDICAZIONE DA FARE? Per avere un’immediata azione antiprurito e per bloccare la diffusione delle tossine è bene non grattarsi e applicare un gel astringente al cloruro d’alluminio. «Non sono prodotti facili da trovare in commercio – consiglia Arricò -, ma si può far preparare dal farmacista indicando una concentrazione che va dal 3 al 5%». L’ideale è una concentrazione al 5%.

Gli spray lenitivi a base di acqua di mare e sostanze astringenti naturali funzionano altrettanto bene. «Creme al cortisone o contenenti antistaminico, invece, sono inutili perché entrano in azione solo dopo 30 minuti dall’applicazione e cioè quando il massimo della reazione è esaurita naturalmente» spiega Sacrini.

(fonte Focus.it)