PALERMO – La Procura di Palermo ha chiuso le indagini sul giornalista antimafia Pino Maniaci, sotto inchiesta con le accuse di estorsione e diffamazione, e su altre undici persone, accusate di far parte della cosca di Borgetto (Palermo). Fu proprio nel corso degli accertamenti sul boss Nicolo’ Salto, sul figlio Antonio, su Antonino Frisina e su alcuni componenti delle famiglie Giambrone (Giuseppe, Francesco, Tommaso, David, Antonino) e Petruso (Francesco e Salvatore), che i carabinieri del Gruppo Monreale e della Compagnia di Partinico (Palermo) si imbatterono in Maniaci. Ascoltando le conversazioni di esponenti politici locali sospettati di collusioni con le cosche, gli investigatori gia’ nel maggio 2013 raccolsero elementi sul direttore di Telejato, impegnato sul fronte antimafia (ed estraneo a ipotesi di accordi con i boss) ma pronto, secondo l’accusa, a chiedere a un assessore di Borgetto di comprare duemila magliette col logo della sua emittente “in prima linea”, costringendolo pure a pagargli tre mesi di affitto, per non finire attaccato dalla tv partinicese. Stessa cosa per i sindaci di Borgetto, Gioacchino De Luca, e Partinico, Salvo Lo Biundo, minacciati della pubblicazione di un video che li avrebbe ritratti a New York, dove erano andati per la processione della Madonna del Romitello, mentre venivano accolti in aeroporto da mafiosi di Borgetto. Un video dei carabinieri ritrae invece Maniaci mentre conta il denaro (poche decine di euro) appena consegnatogli dal sindaco De Luca. Il giornalista, difeso dagli avvocati Antonio Ingroia e Bartolomeo Parrino, sostiene che gli erano state pagate fatture per pubblicita’ del Comune. Nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, i pm Vittorio Teresi, Roberto Tartaglia, Annamaria Picozzi, Francesco Del Bene e Amelia Luise contestano a Maniaci anche di avere diffamato, con le sue invettive antimafia, altri giornalisti e gli stessi sindaci Lo Biundo e De Luca, con la ex presidente del Consiglio comunale di Borgetto, Elisabetta Liparoto. Per queste accuse Maniaci era stato allontanato, su ordine del gip, dalle province di Palermo e Trapani. Un difetto di forma all’udienza del tribunale del riesame aveva pero’ portato alla revoca della misura.