Quando è nato il tatuaggio? Offrire una risposta certa a questo interrogativo, risulta piuttosto arduo e non poco discutibile, ma resta il fatto, che da quando la razza umana ha avuto la capacità di marcare la pelle, ha preso il via l’evoluzione, di quella che oggi, risulta essere una consolidata forma d’arte; partendo dalle prime metodologie e disegni, la pratica del tatuaggio ha subito una profonda evoluzione, fino ad arrivare, ai dettagli, agli stili ed ai metodi tecnologici odierni, decisamente più innovativi rispetto a quelli utilizzati nel passato.
E’ possibile riscontrare un’ideologia di fondo che accomuna tutte le forme del tatuaggio: queste creazioni hanno un significato fondamentale per l’individuo o per un gruppo ed è proprio il significato che costituisce la chiave di ogni disegno.
Di epoca in epoca, il tatuaggio è oggi diventato simbolo di identità, di auto-affermazione e di appartenenza socio-politica. Esempi evidenti in tal senso, sono i tatuaggi usati dagli affiliati alla mafia russa o i disegni di uno dei più famosi tatuatori al mondo, Horiyoshi III. Egli stesso porta sul suo corpo un marchio d’appartenenza decisamente curioso: una falange di un dito della mano amputata, realizzato per espiare gravi colpe, pratica di uso comune generalmente negli ambienti della Yakuza, l’organizzazione criminale giapponese.
Il tatuaggio, oggi divenuto una diffusa pratica sociale, superando l’obsoleto quanto arcaico pensiero, che lo legavano alla cultura carceraria o di stampo mafioso, si colloca a pieno titolo nel filone della body art e in quello, altrettanto florido, della modificazione plastica del proprio corpo per fini estetici.
Sono molti e disparati i motivi per cui si decide di farsi tatuare ma, ciò che più risulta interessante, alla luce della sempre più affluenza delle persone di qualsiasi età a questa pratica, è se questa forma d’arte o più precisamente se il tatuaggio, nella fattispecie il disegno realizzato sulla pelle, incorra nelle medesime norme di tutela in materia di opere d’arte; ci chiediamo se esista il copyright su un tatuaggio.
In linea generale, come avviene con le opere d’arte, il creatore dell’opera è il proprietario del copyright, ma ci sono delle eccezioni: se il lavoro viene creato nell’ambito di un rapporto di lavoro, il datore di lavoro è il proprietario dei diritti, a meno che non vi sia un accordo in senso contrario. Quindi, a seconda dei termini di impiego del tatuatore, il proprietario dello studio di tatuaggi, che si avvale di un’artista potrebbe detenere il copyright sul tatuaggio ma, nell’ ipotesi che qualcuno diverso dal cliente possiede il copyright, il proprietario del copyright ha il potere di impedire l’uso del tatuaggio richiedendone ad esempio la sua rimozione?
E’ logico pensare che sia piuttosto improbabile, che un giudice possa ordinare un trattamento laser perché il proprietario del copyright vuole che il tatuaggio sia rimosso, o al contrario impedire al cliente il diritto di rimuovere il tatuaggio se lo desidera. E’ dunque chiaro, che le regole generali sul diritto d’autore non si adattano facilmente al tatuaggio, dal momento che in questione ci sono opere d’arte realizzate sulla pelle di esseri umani.
È interessante notare che la maggior parte dei tatuatori riconoscere la libertà personale dei propri clienti e considera il cliente ‘proprietario’ del tatuaggio e quindi libero di fare con esso qualsiasi cosa.
La stessa regola vale quando i clienti chiedono di farsi tatuare sulla pelle il logo del loro marchio preferito, o lo stemma della squadra del cuore o magari il simbolo del partito a cui sono eticamente legati; un tatuatole infatti , non potrebbe mai negare al proprio cliente di marchiarsi con ciò che più preferisce ma, la legge potrebbe avere qualcosa da ridire?
Ad analizzare la questione è Shontavia Johnson della Drake University Law School, che nell’ambito della sua indagine ha voluto evidenziare alcune delle cause che potrebbero portare un tatuaggio in tribunale: un’azienda, infatti, potrebbe denunciare chi esibisce il proprio marchio registrato e lo usa per fini commerciali; o, in alternativa, perché causa all’azienda stessa un danno d’immagine. Facciamo un esempio: un personaggio pubblico, una star di del web, sfoggiano con disinvoltura i propri tatuaggi nelle foto che li ritraggono, e talvolta guadagnano proprio grazie a queste foto.
Tutto ciò resta, fino a quando non ci sarà una vera e propria legge al riguardo una disquisizione puramente ipotetica, ciò che rileva fino ad ora sono piuttosto regole di uso comune non scritte, comuni nell’ambiente dei tatto artist, che non hanno a che fare con il soggetto scelto per il tatuaggio ma piuttosto con ‘lo stile’ che differenzia un tatuatore da un altro.
La copia non è attivamente incoraggiata e coloro che copiano non godono di molto rispetto, ma non sono considerati nemmeno una grande minaccia, tanto è vero che nessun tatuatore penserebbe di intentare un’azione legale contro un cliente o un altro tattoo artist.
È più probabile infatti, che a raggiungere successo siano soltanto gli artisti innovatori, creativi e decisamente un passo avanti rispetto agli altri.