CON COSTANZA E CON FIDUCIA ! è una indicazione che crediamo possa ben adattarsi alla liturgia di questa domenica. Due virtù che sono magnificamente espresse nella 1° lettura , dalla Genesi, e dal Vangelo che è di S. Luca. Chi vorrebbe fare una riflessione più fruttuosa farebbe bene a leggere le due pagine in predicato, Genesi, capit. 18,20 – e Luca cap. 11,1 .
Leggiamo in esse un episodio, e una parabola un po’ strani diremmo curiosi. Abramo che “contratta” con il Signore e l’amico importuno che di notte chiede soccorso per le sue esigenze. Credo che sia rilevante, in particolare, l’invito alla costanza , o insistenza, fino a diventare petulanti, come fa Abramo e come fa l’anonimo personaggio della parabola del vangelo. Ma alla insistenza si accoppia la fiducia, cioè la serena e fondata convinzione che si può essere esauditi. Diciamo, chiaramente che tutto questo vogliamo applicarlo alla preghiera, che è l’insegnamento proposto dalla liturgia: quindi necessità della preghiera, costanza nel pregare e fiducia. Qualità essenziali della preghiera. Abramo vuole ottenere, ad ogni costo, che il Signori risparmi dalla distruzione le città di Sodomia e Gomorra, che sono responsabili di” peccato molto grave”. Nutre fiducia nella bontà del Signore, ma non ha potuto soddisfare la richiesta del Signore: fornire la prova minima di trovare almeno dieci persone giuste e quindi il Signore ha distrutto le due città. Migliore esito ha avuto la insistenza e la fiducia dell’uomo del vangelo: ha ottenuto quello che chiedeva. E Gesù ha preso lo spunto per ammaestrare sul dovere e sulla “modalità” della preghiera: “chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” . La preghiera non sia un flash, distratto e meccanico, ma un devoto dialogo con il Signore,con sentimento di confidenza e familiarità, chiamandolo appunto, Abbà, Padre.! Di cui Gesù dice: “Egli sa di che avete bisogno, ancor prima che glielo chiediate”. Ma Gesù non trascura di insegnare la maniera “giusta” di pregare, suggerendo quello che dobbiamo dire: “ prima dite : “Padre sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno”, e poi chiedete il pane di ogni giorno, il perdono dei peccati. Non sia la nostra preghiera sempre e solo una domanda di ciò che ci occorre nella vita, ma sia anche un momento di lode, di ringraziamento, di riconoscimento della sua santità. Prendiamo coscienza di quello che recitiamo nella s. messa: “ Noi ti lodiamo, di adoriamo, di benediciamo, di rendiamo grazie, perché tu solo sei il Santo, tu solo l’Altissimo”. Non essere egoisti chiedendo solo e sempre grazie e favori, ma impariamo a vivere il tempo della preghiera come un dialogo filiale con Dio. Ricordiamo una espressione molto significativa: “noi siamo cristiani nella misura in cui preghiamo” ( Gianneschi)
Nel solco dello Spirito (don Salvatore Callari)
Lun, 25/07/2016 - 07:45
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