Nel Solco dello Spirito (di don Salvatore Callari)

SPALANCATE  LE  PORTE   A CRISTO  !….. questo esaltante invito di S. Giovanni Paolo II, lanciato al mondo, all’inizio del suo pontificato , lo trovo felicemente pertinente  per illustrare la pagine del vangelo di questo domenica. L’episodio  di Marta e di Maria ( le sorelle di Lazzaro)  che danno ospitalità a Gesù. Rifiutato in Samaria, trova affettuosa accoglienza  a Betania. La scena è piacevolmente  familiare, confidenziale. E se si ha  una sottile vena di umorismo e una non difficile creatività, può divenire  perfino divertente. E’ tempo di preparare il pranzo. Marta si dà da fare  per disporre  l’occorrente e per fare buona figura con l’ospite. Maria si accomoda tranquillamente per “chiacchierare” con Gesù. E lo ascolta con attenzione e devozione.  E’ strano che non chieda licenza a Gesù  di lasciarla libera per collaborare  alla preparazione!. E’ strano che Gesù non si renda conto del momento particolare  e non colga gli sbuffi di Marta, trattenuti fino a quando, stanca, o forse un po’ indispettita, o magari velatamente gelosa,  esplode : Ma Gesù. non vedi che … da sola non ce la  faccio  !? Ed è strano ancora che Gesù non le dia ragione, anzi le dice :  non dimenticare che c’è qualcosa di più importante  del cibo naturale ! Poco ci voleva che non le dicesse: non di solo pane vive l’uomo. Ovviamente voleva dirle che occuparsi delle cose che riguardano lo spirito, e la parola di Dio è più interessante e più necessario.  E però,… passata una certa ora, Gesù si sarebbe accorto della mancanza del pranzo?  Ma a parte  queste “venature umoristiche”, forse poco lodevoli,  l’insegnamento  più  serio che ricaviamo dall’episodio evangelico è: che si deve accogliere Gesà nella propria casa, con gioia ed entusiasmo, ed ascoltarlo attentamente : “ spalancate le porte a Cristo “ . E non solo per sola umana ospitalità. Al Cristo, che viene  a casa nostra, nei modi da lui scelti, occorre dargli il posto più dignitoso. Egli è il Maestro; Rabbì che insegna ! Quanta attenzione  alle sue parole ! Del resto nella chiesa primitiva la casa era il luogo dove si celebrava il battesimo, per tutta la famiglia, si facevano le riunioni per annunciare il vangelo, si celebrava la eucaristia ( lo spezzare il pane ) . Ecco perché  il Concilio  trovò opportuno dire  che : la casa, la famiglia, è la chiesa domestica. E non si deve trascurare che la famiglia, quindi, in seguito, la chiesa, ha due compiti: uno concreto, l’altro spirituale. Le attività apostoliche, tutte le iniziative di carità, di promozione della persona umana, di collaborazione allo sviluppo della civiltà, al servizio di assistenza in ogni campo delle esigenze umane, non sono estranee  al ministero della Chiesa. Ma è ancora più importante guidare a tenere  lo sguardo rivolto alla meta ultima, la salvezza eterna. E questa è la parte migliore, come dichiarato da Gesù, che non deve essere sopraffatta dalle molte sollecitudini terrene, dai più svariati problemi che riguardano le esigenze quotidiane. Ogni cosa a suo posto, secondo la giusta e saggia classifica.  Trascurare questo significa “dirsi”  ma non “essere cristiani”. Forse è banale  l’analogia: c’è la simil-pelle, ma non  ha il valore della vera pelle, così come c’è il “ simil- cristiano” che ha solo la facciata di cristiano “

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