SPALANCATE LE PORTE A CRISTO !….. questo esaltante invito di S. Giovanni Paolo II, lanciato al mondo, all’inizio del suo pontificato , lo trovo felicemente pertinente per illustrare la pagine del vangelo di questo domenica. L’episodio di Marta e di Maria ( le sorelle di Lazzaro) che danno ospitalità a Gesù. Rifiutato in Samaria, trova affettuosa accoglienza a Betania. La scena è piacevolmente familiare, confidenziale. E se si ha una sottile vena di umorismo e una non difficile creatività, può divenire perfino divertente. E’ tempo di preparare il pranzo. Marta si dà da fare per disporre l’occorrente e per fare buona figura con l’ospite. Maria si accomoda tranquillamente per “chiacchierare” con Gesù. E lo ascolta con attenzione e devozione. E’ strano che non chieda licenza a Gesù di lasciarla libera per collaborare alla preparazione!. E’ strano che Gesù non si renda conto del momento particolare e non colga gli sbuffi di Marta, trattenuti fino a quando, stanca, o forse un po’ indispettita, o magari velatamente gelosa, esplode : Ma Gesù. non vedi che … da sola non ce la faccio !? Ed è strano ancora che Gesù non le dia ragione, anzi le dice : non dimenticare che c’è qualcosa di più importante del cibo naturale ! Poco ci voleva che non le dicesse: non di solo pane vive l’uomo. Ovviamente voleva dirle che occuparsi delle cose che riguardano lo spirito, e la parola di Dio è più interessante e più necessario. E però,… passata una certa ora, Gesù si sarebbe accorto della mancanza del pranzo? Ma a parte queste “venature umoristiche”, forse poco lodevoli, l’insegnamento più serio che ricaviamo dall’episodio evangelico è: che si deve accogliere Gesà nella propria casa, con gioia ed entusiasmo, ed ascoltarlo attentamente : “ spalancate le porte a Cristo “ . E non solo per sola umana ospitalità. Al Cristo, che viene a casa nostra, nei modi da lui scelti, occorre dargli il posto più dignitoso. Egli è il Maestro; Rabbì che insegna ! Quanta attenzione alle sue parole ! Del resto nella chiesa primitiva la casa era il luogo dove si celebrava il battesimo, per tutta la famiglia, si facevano le riunioni per annunciare il vangelo, si celebrava la eucaristia ( lo spezzare il pane ) . Ecco perché il Concilio trovò opportuno dire che : la casa, la famiglia, è la chiesa domestica. E non si deve trascurare che la famiglia, quindi, in seguito, la chiesa, ha due compiti: uno concreto, l’altro spirituale. Le attività apostoliche, tutte le iniziative di carità, di promozione della persona umana, di collaborazione allo sviluppo della civiltà, al servizio di assistenza in ogni campo delle esigenze umane, non sono estranee al ministero della Chiesa. Ma è ancora più importante guidare a tenere lo sguardo rivolto alla meta ultima, la salvezza eterna. E questa è la parte migliore, come dichiarato da Gesù, che non deve essere sopraffatta dalle molte sollecitudini terrene, dai più svariati problemi che riguardano le esigenze quotidiane. Ogni cosa a suo posto, secondo la giusta e saggia classifica. Trascurare questo significa “dirsi” ma non “essere cristiani”. Forse è banale l’analogia: c’è la simil-pelle, ma non ha il valore della vera pelle, così come c’è il “ simil- cristiano” che ha solo la facciata di cristiano “