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Tra Pole Dance ed esami universitari. La curiosa storia segreta di una studentessa nissena

Donatello Polizzi

Tra Pole Dance ed esami universitari. La curiosa storia segreta di una studentessa nissena

Mer, 15/06/2016 - 12:39

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Pagina 30 del mensile il Fatto Nisseno di giugno 2016

Pagina 30 del mensile il Fatto Nisseno di giugno 2016

CALTANISSETTA – Capelli raccolti, fisico molto atletico e slanciato, indossa una normale tuta grigia, immancabili sneakers, ray-ban “d’ordinanza”. Lei è Federica, nome di fantasia, età inferiore ai 25 anni, nissena, studentessa universitaria a Milano: la sua è una storia particolare, è una “ricercatissima” ballerina di lap-dance. Dagli esami accademici al palo di ferro: un percorso tortuoso che ci facciamo raccontare.
E’ diretta, dinoccolata, quasi strafottente: “Sempre il solito errore. La lap dance (dall’inglese lap cioè “grembo”) è una danza erotica, durante la quale lo spettatore, abitualmente maschile, è seduto e la ballerina si trova in contatto fisico con il di lui basso ventre (da cui il nome) o a breve distanza. Il termine è tuttavia usato anche in maniera erronea per indicare un altro tipo di danza, la pole dance, in cui la ballerina compie evoluzioni artistiche spettacolari su una pertica situata su un palco. Questo tipo di performance può essere effettuato senza nessun tipo di contatto con gli spettatori oppure abbinata allo spogliarello e ad interazioni simili a quelle della lap dance vera e propria in locali per adulti. Io non voglio contatto con i clienti, faccio elusivamente pole dance”.

Foto di repertorio

Foto di repertorio

La domanda è banale, forse troppo, diretta, ma inevitabile: “Come ci sei finita?”. Lei si toglie gli occhiali ed inizia a raccontare: “Io vado quasi ogni giorno in palestra sono fissata con il fitness e la zumba. Un giorno, mentre bevevo un frullato nella zona ristoro della mia palestra, si è avvicinato un uomo che la frequenta nei miei orari che in maniera pacata, tranquilla, come se parlasse del meteo, mi ha raccontato della tipologia di locale che dirigeva a Lugano, nel Canton Ticino in Svizzera, e se potesse interessarmi provare quel tipo di lavoro. Inutile dire che la molla scatenante è stato l’ammontare del compenso ed il fatto che Lugano è lontana da occhi…indiscreti. Speravo che a Lugano nessuno mi potesse individuare. (NdR. Il mondo è “piccolo” e la segnalazione di un nisseno, che ha anche scattato delle foto, ha allertato la nostra redazione che poi ha trovato e contattato Federica per rilasciare l’intervista). Per mettermi a mio agio, mi ha anche detto che potevo farmi accompagnare da un’amica, dal mio ragazzo, da chiunque. Io non ho nessuno, la prima volta andai sola. Mi sono trovata bene, mi è piaciuto e ho guadagnato bene”.
Una disamina disarmante, sembra estremamente basata sul materialismo, sui soldi, tutto sempre da incastonare all’altare del dio denaro. Anche noi siamo costretti a ricorrere all’abusato luogo comune ‘tutto ha un prezzo”. Federica specifica: “Non si è trattato di bisogno. Provengo da una famiglia agiata, un genitore è professionista, l’altro lavora nella pubblica amministrazione come dirigente. Non mi fanno mancare niente. Inutile nascondere che però un bel conto in banca mi aiuta, anche a studiare meglio. Sono più tranquilla, ho già conseguito la triennale e sono a buon punto con la specialistica. Quando sarò costretta a cimentarmi nel mondo del lavoro, con la ricerca di un’occupazione, lo farò senza affanni”.
Chiarito l’aspetto economico, è il momento di parlare di etica, morale, delle implicazioni nella vita normale, di tutti i giorni. Federica sbotta: “Morale? Etica? Io conosco solo ipocriti. Le ragazze che criticano chi svolge questo lavoro lo fanno perché spesso sono invidiose: sono grasse, brutte e flaccide. Morale? La stessa per cui talune ragazze prediligono l’amico che ha il macchinone, il conto in banca, l’apparire. E di apparire a Caltanissetta, siamo campioni del mondo. Ricordo ancora, di persone che hanno difficoltà a fare la spesa, ma possiedono la Mercedes e l’I-phone. Per favore smettiamola con l’ipocrisia”.
Gli amici, le amiche, come si rapportano con te, cosa ti dicono, cosa ti chiedono. Il suo atteggiamento cambia, anche il tono della voce, la gestualità si attenua. Crediamo di aver toccato un tasto dolente: “Non dico a nessuno di quello che faccio, non perché mi vergogni, ma perché, e torno al discorso di prima, l’ipocrisia regna sovrana. Ai miei non dico niente, perché già so che la prenderebbero malissimo. Amici e amiche ne ho davvero pochi e li tengo fuori, le uniche due volte che mi sono fidata ho sofferto moltissimo”. Vuoi raccontarci cosa è successo? ”Con la mia vecchia coinquilina, ora vivo sola, con la quale vivevo da due anni ed ero amica. Frequentavamo la stessa scuola a Caltanissetta, in sezioni diverse. Iniziò ad insospettirsi per le mie assenze. Di solito io parto il venerdì pomeriggio e torno il lunedì mattina. Vado a Lugano una, massimo due volte al mese. Dopo i suoi ripetuti interrogatori, le dissi la verità. Incredibile, si mise ad urlare, uscì fuori di testa, mi minacciò che avrebbe detto tutto ai miei genitori. Fortunatamente su whats-app avevo dei suoi messaggi in cui parlava di marjuana, talvolta, saltuariamente, ci facevamo qualche canna a casa con alcuni amici. Le dissi che avrei fatto vedere i messaggi ai suoi, dicendo che era solita drogarsi. Amicizia finita, grazie ai soldi, mi sono affittata un appartamento molto carino, ed ora vivo sola”. Adesso è un fiume in piena: “Mi è successo anche di peggio. Ero innamorata, stavo anche pensando di smettere. Non riuscivo più a mentire; durante una delle mie consuete assenze, al ritorno scoppiò una lite furibonda, era convinto lo tradissi. Per il terrore di perderlo, gli confessai la verità. All’inizio non fece una piega, negli incontri successivi a letto inizio a chiedermi cose che non avevamo mai fatto. La goccia che fece traboccare il vaso, una sera si presentò con una videocamera chiedendomi di riprenderci mentre facevamo l’amore e aggiunse tanto sei abituata a farti guardare. Non mi sono mai sentita così umiliata, ero a pezzi, si è rivelato inutile, vuoto”.

Adesso il suo atteggiamento è cambiato, non è più la Federica sbarazzina dell’inizio, emergono le rughe dell’anima. Ti è mai successo che un cliente ti abbia chiesto qualcosa di più oppure che ti abbiano rivolto la richiesta di girare un film porno? Federica non tergiversa: “Qualche volta qualche cliente tramite personale del locale ha provato ad invitarmi a cena. E’ un termine convenzionale che implica anche il ‘dopo-cena’; io non ho mai accettato. Sul porno, ad oggi non mi sono giunte richieste, non escludo niente, ma non mi interessa”.
Il tuo futuro? “Laurearmi, trovare un buon lavoro e chissà forse essere scoperta, per così smettere di dovere sempre dire bugie”.