OLTRE AI MISTERI DI DIO …. ANCHE I NOSTRI ! ?
Sul sentiero della Liturgia abbiamo meditato, non oso dire, abbiamo tentato di capire, avendo giudicato più opportuno rinunziarvi, avendo preferito dire : “ è meglio viverli che penetrarli ( i misteri)
In questa domenica la liturgia non ci propone “una festa- mistero” , particolare, da celebrare, e tuttavia, in altro modo e contenuto, diversi, ci troviamo di fronte ad un mistero. Seguiamo la scia delle letture, la prima e la terza, dove si narra di due fanciulli morti e risuscitati; uno dal profeta Elia, l’altro da Gesù a Nain . E’ giusto non parlare della sola morte, ma anche della “relativa” risurrezione . In maniera sbrigativa si può dire “ mistero della morte” e “ mistero della risurrezione.” Del mistero della morte “ al naturale”, non ci creiamo problemi, specialmente se si intende “ naturale”, non solo non violenta, ma anche il fatto che si è goduta la vita, per un numero di anni ragionevole e così molte opposizioni non si fanno, trovando “naturale” la fine. L’angoscia, invece, ci prende quando si pongono domande come : perché in età prematura ? Perché con modalità crudeli ? Perché in situazioni in cui la morte apre baratri di sofferenze senza fine ? Perché colpire gli innocenti ? Perché i bambini ? e così via ..
Con un piccolo plagio di un autore moderno potrei dire : non facciamoci troppo domande ( su Dio ) e sul suo operato, per evitare di darci risposte sbagliate: Ho avuto molto ardire a porre domande, ma non ne ho affatto per dare risposte che non so trovare. Mi rifugio nel “ mistero correlativo” cioè quello della risurrezione. Non osiamo pensare che sia “naturale” ma è il mistero della potenza di Dio e soprattutto della sua bontà. Questo non possiamo negarlo, non solo perché è piacevole, ma anche perché abbiamo mille prove della sua amorevole paternità che interviene in maniere impensate, provvidenti e misericordiose. E ci rasserena e consola il Salmo : “Gustate e vedete quant’é buono il Signore , beato chi in Lui si rifugia “. Il profeta Elia pregò per il figlio della vedova : “ Signore , l’anima del fanciullo torni nel suo corpo… e quegli riprese a vivere” E Gesù al figlio della vedova di Nain: “Giovinetto dico a te, alzati…. e Gesù lo diede a sua madre. Ecco la sicura tenerezza di Dio: “Io sono il Signore della vita”. Il Signore è tale quando dà la forza di risorgere dalle più drammatiche situazioni! Quando libera lo spirito dall’orribile peso dell’odio, della violenza, della vendetta ! Quando sostiene il corpo per sopportare, con encomiabile pazienza, i dolori che logorano l’esistenza, ! Quando infiamma d’amore, uomini e donne, che si dedicano, con sacrificio e talora con eroismo, a lenire gli affanni e le sofferenze di moltitudini di sventurati! … Quando provvede agli uccelli del cielo e ai gigli del campo … ! Allora, non è il caso di chiedere spiegazioni e risposte, ma è più importante “registrare le tante constatazioni” in cui, sulle misteriose , inspiegabili sventure umane, trionfa “ la risurrezione” dell’Amore misericordioso di Dio. Non è risposta sbagliata dire che Dio è Amore che salva, che conforta, che risuscita, che restituisce serenità e pace. Come Padre misericordioso.