VECCHI — Da un lato il dato non sorprende: senza grandi talenti e con gli infortuni di Marchisio e Verratti, Conte ha costruito una squadra operaia che fa dell’aggressività il proprio punto di forza. Dall’altro lato il primato temporaneo va in contraddizione con un record storico: l’Italia è andata in campo con la formazione titolare più vecchia di sempre della storia degli Europei. L’età media di 31 anni e 169 giorni rappresenta un apice mai toccato da nessuno: non ha rappresentato un ostacolo nell’opporsi fino all’ultimo secondo a un Belgio pieno di giovani stelle forse poco propense al sacrificio, magari è stato un vantaggio perché l’esperienza (anche se molti azzurri dalla cintola in su in realtà non ne hanno granché a livello internazionale) è da sempre un quid pluris, soprattutto nei grandi tornei. Marco Parolo, l’uomo che ha corso di più nella squadra che ha corso di più, ha giocato la sua partita a 31 anni e 140 giorni, appena 29 meno della media. Anche in questo un simbolo.
OPERAI — Il segreto dell’Italia bella e vincente dell’esordio europeo l’ha rivelato in due parole Leonardo Bonucci, uno senza peli sulla lingua: “Palle quadrate”. Non sarà stato poetico, di sicuro era stato efficace. Il rischio che corrono gli azzurri l’ha indicato De Rossi: “Anche due anni fa, in Brasile, eravamo partiti alla grande e poi siamo usciti in modo indecoroso”. Nel 2014, al Mondiale, l’Italia vinse la prima contro l’Inghilterra 2-1: i giornali, all’epoca, esaltarono il tiqui-taca di Prandelli, ma poi venne fuori il dato sui 110,458 chilometri percorsi nel caldo torrido di Manaus. Eravamo secondi, considerando solo le big, dietro la Germania: quell’Italia, però, smise presto di correre e andò subito fuori. I tedeschi, invece, non si fermarono mai e infatti trionfarono. Oggi, intanto, siamo già davanti a loro. (Fonte gazzetta.it)