CALTANISSETTA – Il popolo è incazzato, maestà. Ma piuttosto che scendere in piazza, ha scelto una platea d’eccellenza come l’affollato torneo di tennis – sul quale erano puntati i riflettori dei media nazionali e internazionali – per bocciare l’alunno alla ricerca spasmodica di una promozione che, purtroppo per lui, non è arrivata. E allora ecco la pioggia di fischi, tutti riservati per Giovanni Ruvolo, a due anni dal suo compleanno amministrativo. Un anniversario commemorato con lo sberleffo. Brutta, amarissima, parentesi di una domenica bestiale per lui.
Non è stata necessaria una sfiducia politica che passasse dal voto del Consiglio comunale. La città ha già deliberato a larga maggioranza. Sembra una vita fa quando il sindaco di Caltanissetta spalancò, all’epoca sì tra gli applausi, il portone di Palazzo del Carmine, quasi a voler simboleggiare la liberazione del popolo che soffriva. Che presto avrebbe rivisto la luce in fondo all’oscuro tunnel dov’era piombata. A voler annunciare che l’aria era cambiata. Oggi bocciato senza prova d’appello, Ruvolo. L’imbarazzante trattamento a suon di prolungati fischi che domenica la città, quella seduta sugli spalti che magari aveva abboccato alla sua rivoluzione-farsa, è la prova evidente che il “democraticopartecipativo” Giovanni Ruvolo deve obbligatoriamente farsi un esame di coscienza. Politica, innanzitutto. Il pifferaio continua a suonare, ma non si è accorto che al seguito non v’è più nessuno.
I cittadini non hanno volutamente applaudirlo, fregandosene della circostanza e dell’evento internazionale. Con quei fischi pressanti, spezzando un bon-ton che l’austerità della manifestazione impone al momento dell’attesa premiazione, i nisseni hanno presentato il conto al primo cittadino che forse – a giudicare dai toni usati sui social network, in pubblico e alle conferenze stampa – non si è ancora accorto del grado di impopolarità che lo sta travolgendo. Un insuccesso che investe di riflesso i partiti della maggioranza, i compagni di una sgangherata coalizione che a fatica lottano miserabilmente per qualche poltrona in più pur consapevoli che passi in avanti non ne sono stati fatti, mentre la paralisi governativa regna sovrana. La città è allo sbando e con quei clamorosi fischi, che a memoria d’uomo non si ricordano siano stati mai tributati a nessun altro sindaco, il popolo ha voluto sbandierare a Ruvolo tutto il malcontento, ma forse anche svegliarlo dal sogno che solo lui vive. E si sa che il sonno della ragione – tanto per citare un’opera del pittore spagnolo Francisco Goya – genera mostri. Perché quando gli uomini non ascoltano il grido della ragione, tutto muta in visione.
“Il popolo è incazzato, maestà”. A villa Amedeo bordate di fischi salutano i due anni di amministrazione Ruvolo
Lun, 13/06/2016 - 20:11
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