CALTANISSETTA – C’è grande fermento al Teatro Regina Margherita di Caltanissetta dove in questi mesi si è lavorato alacremente alla messa in scena de Il Casellante, lo spettacolo tratto dall’omonimo testo di Andrea Camilleri e messo in scena dal regista Giuseppe Dipasquale, che debutta in prima nazionale sabato 25 e domenica 26 giugno al Festival dei Due mondi di Spoleto.
Lo spettacolo, nato dalla collaborazione tra il Teatro Regina Margherita, Promo Music – Corvino Produzioni e il Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano, sarà poi messo in scena mercoledì 29 giugno alle ore 20.30 al Teatro Regina Margherita di Caltanissetta, unica replica in Sicilia, a conclusione della stagione firmata dal direttore artistico Moni Ovadia, realizzata dall’Amministrazione comunale grazie alla sponsorizzazione di Crodino, l’aperitivo italiano per antonomasia, che ha sostenuto il Comune di Caltanissetta in questo importante progetto culturale.
Proprio il direttore artistico Moni Ovadia è tra i protagonisti principali di questa messa in scena – insieme a Valeria Contadino, Mario Incudine (che firma anche le musiche originali), Sergio Seminara, Giampaolo Romania e i musicisti Antonio Vasta e Antonio Putzu – che verrà proposta secondo la inconsueta struttura del melologo, un’idea innovativa e vincente che fonde insieme musica e recitazione. «La lingua di Camilleri si presta naturalmente alla teatralità – dice Moni Ovadia – è teatrale nella sua stessa fibra, e poterla portare in scena per me è un privilegio. Il Casellante è uno spettacolo di teatro musicale che si avvale di partiture bellissime. Non ho parole per esprimere la grandiosità di Mario Incudine che per questo spettacolo ha composto canzoni che per me sono veramente dei capolavori. Una scrittura musicale che spazia dalle canzoni allegre e sarcastiche delle barberie, attingendo alla grande tradizione siciliana dei barbieri-musicisti, a musiche originali intrise di una delicata poesia che accompagnano tutta la narrazione. In scena io sarò il narratore, praticamente il Camilleri a teatro, e condurrò gli spettatori in questa storia di metamorfosi. Ma farò anche altri quattro ruoli minori, che mi piacciono moltissimo: la mammana Donna Ciccina Pirrò, un giudice, il barbiere e il casellante».
Il Casellante è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti della cosiddetta trilogia mitologica. Secondo a Maruzza Musumeci e precedente a Il Sonaglio, questo racconto ambientato nella Sicilia di Camilleri, terra di contraddizioni e paradossi, narra la vicenda di una metamorfosi in questa Sicilia che è la Vigàta di Camilleri, ogni volta metafora di un modo di essere e ragionare le cose di Sicilia. Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston e La concessione del telefono, che insieme a La Cattura, Troppu trafficu ppi nenti, La Signora Leuca, Cannibardo e la Sicilia costituiscono la drammaturgia degli ultimi anni, Andrea Camilleri e il regista Giuseppe Dipasquale tornano nuovamente insieme per riproporre al pubblico teatrale una nuova avventura dai racconti camilleriani. Una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri, che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale. Il Casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica, divertito e irridente, del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
«Lo spettacolo è molto più importante di ciò che potrebbe apparire in prima battuta – aggiunge Ovadia -, perché in questa messa in scena abbiamo dato importanza a cose che appartengono ancora al nostro mondo. Il racconto camilleriano viene dall’epoca del fascismo e della guerra, ed è in questo contesto che una donna (Minica, interpretata da Valeria Contadino nda) subisce una violenza terrificante. Non è solo una violenza carnale, ma un accanimento sadico e crudele: siamo nell’ambito del femminicidio, ed è impressionante quanto la violenza sulle donne sia ancora tristemente attuale. C’è poi la metamorfosi, un ritorno a uno stato di relazione con la natura, che è la vita stessa. Una maternità che qui non è intesa come gravidanza, ma come amore. Sarà infatti un neonato, miracolosamente incolume dalla guerra, a restituire la vita, proprio come accade giornalmente con molti bambini migranti che arrivano orfani sulle nostre coste. Il Casellante è una storia fortissima, che arriva dall’immenso patrimonio di memorie Camilleri, e ci riporta al nostro oggi».
«La parola, ed il gioco che con essa e di essa è possibile intraprendere, – scrive il regista Giuseppe Dipasquale nelle note di regia – fa di questo testo un oggetto naturale da essere iniziato e elaborato all’interno di un’alchimia teatrale vitale e creativa. Altro aspetto è quello della lingua di Camilleri. Una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa sicilitudine linguistica, fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d’uso linguistici mutuati dal dialetto che esaltano la recitazione degli attori, pensati a prestare i panni al mondo dei personaggi camilleriani. Il carattere affascinante di questo progetto, posto essenzialmente sulla novità del testo, si sposa tutt’uno con la possibilità di ricercare strade sempre nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea».
IL CASELLANTE
Di Andrea Camilleri – Giuseppe Dipasquale
Con Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara, Giampaolo Romania
E i musicisti Antonio Vasta a e Antonio Putzu
Regia e scene Giuseppe Dipasquale
Musiche originali Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta
Costumi Elisa Savi
Luci Gianni Grasso
Ingegnere del suono Ferdinando Di Marco
La canzone La crapa avi li corna è di Antonio Vasta
Produzione Promo Music – Corvino Produzioni, Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano
In collaborazione con il Comune di Caltanissetta