CALTANISSETTA – ”Rea” di omicidio colposo. Ora come allora, ma con un netto colpo di forbice alla pena. Anche in appello è stata ritenuta non esente da colpevolezza per la morte di un ragazzino, vittima di un incidente stradale. Una tragedia che otto anni e mezzo fa ha stroncato per sempre la vita dello studente sedicenne Salvatore Toscano.
Lui, figlio di un carrozziere e di una casalinga, ha perso la vita contro un palo della segnaletica all’interno di un’aiuola spartitraffico di via Frà Giarratana.
Ora in secondo grado la condanna, ma con una sensibile riduzione, per la quarantaduenne Michela Falzone. La corte d’Appello presieduta da Letterio Aloisi (consiglieri Giovanbattista Tona ed Andreina Occhipinti) ha concesso all’imputata (difesa dall’avvocato Giuseppe Panepinto) un fortissimo sconto di pena.
È scesa dai due anni rimediati nel primo processo a quattro mesi che le sono stati comminati ora. E le ragioni delle diminuzione sono semplici: la Corte ha ritenuto le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti. Esattamente al contrario di quanto era avvenuto nel primo processo.
I familiari del ragazzo, in appello (assistiti dall’avvocato Giuseppe Termini), hanno rinunciato alla costituzione di parte civile perché nel frattempo sarebbe intervenuta la compagnia assicurativa.
La tragedia della strada risale al lontano pomeriggio del 23 ottobre del 2007. Quel giorno lo studente era in sella un’Aprilia «Scarabeo», che gli era stato prestato da un’amica. Stava percorrendo via Frà Giarratana in direzione di via della Calcare. Nello stesso senso stava procedendo anche Michela Falzone al volante di una Fiat «Brava». Durante una fase di sorpasso lo specchietto laterale sinistro dell’utilitaria sarebbe venuto a contatto con il manubrio del ciclomotore.
Un tocco fatale che al ragazzo ha fatto perdere il controllo dello «Scarabeo». Ed è finito contro un palo della segnaletica stradale sistemata all’interno di un’aiuola che funge da rotatoria. L’impatto per il ragazzino è stato fatale. Per lui non c’è stato nulla da fare. Con i soccorritori in zona sono poi intervenuti anche agenti di polizia municipale. E successivamente, nell’inchiesta che ne è derivata, il perito nominato dalla procura con l’incarico di ricostruire la dinamica, ha poi dedotto che non sarebbe stato possibile stabilire se fosse stata l’auto a deviare un po’ verso la sua sinistra, oppure lo scooter ad avvicinarsi troppo. Ma in entrambi i gradi del giudizio la donna non è stata ritenuta esente da responsabilità. Anche se adesso la pena, al contrario di quanto chiesto dalla procura generale, è fortemente abbattuta. (di Vincenzo Falci, fonte gds.it)