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Nel Solco dello Spirito (di don Salvatore Callari)

Redazione

Nel Solco dello Spirito (di don Salvatore Callari)

Lun, 30/05/2016 - 00:01

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Padre CallariSI  E’  SICURI  CON   LA   CAPARRA   IN   MANO !   beh! Proprio in mano come se fosse un certificato, no !  E perciò preferiamo  alla parola caparra  un’altra più nobile, meno contrattuale: quindi  “ garanzia “   “ pegno”  ( lo dice la liturgia )  Lo diciamo della Eucaristia nel giorno in cui festeggiamo il Corpus Domini .  Mi sembra una gioiosa  considerazione  pensare come in questo mese di maggio abbiamo  fatto “una terapia intensiva nella dimensione liturgica” . Cioè abbiamo celebrato in quattro domeniche consecutive quattro solennità di grande importanza, sia in riferimento a Cristo, che alla Chiesa: l’Ascensione, La Pentecoste, la SS. Trinità, il Corpus Domini.  Una pregnanza di misteri che nutrono splendidamente la nostra fede. Vengono ricordati eventi e momenti fondamentali per la vita della Chiesa . Ogni cristiano che fa parte della chiesa, dovrebbe  sentirsene rinfrancato nello spirito, come saziato di soprannaturale alimento e corroborato nel pellegrinaggio terreno. La Chiesa ha iniziato il suo cammino “ autonomo” .  Gesù non c’è più con la sua abituale presenza fisica, ma dà facoltà ai suoi apostoli di “essere loro” i ministri della Redenzione, con l’annunzio : “ Andate … “ E tuttavia Gesù ha assicurato , “io sono sempre con voi”. Forse con soverchio ardimento,  potrei dire ,  Gesù inizia il suo ministero di redenzione con l’incarnazione, una presenza vera, fisica, da uomo come noi.  Tolta questa “modalità” inizia il nuovo cammino di salvezza  per mezzo dei suoi discepoli  che lo renderanno presente in modo diverso nella Eucaristia: “fate questo … e io  sarò con voi  “ Mi sembra che si possa dire, con l’ausilio del mistero: per la prima presenza: “et Verbum caro factum est “, e per la seconda presenza : et Verbum panis factum est.  Allora si era fatto uomo, ora si fa pane: ed ecco l’Eucaristia . Ma è assolutamente necessario rilevare  che dell’Eucaristia non “facciamo memoria” come ricordo di un passato, con  un  racconto che ora sarebbe fatto di parole soltanto, ma  facciamo “la realizzazione”, con una celebrazione che si chiama “memoriale”, cioè il “fatto si ripete” ed è vero  come allora, che, con le parole di Gesù, e con la ineffabile facoltà concessa agli apostoli e loro  successori,  il pane è il suo corpo, il vino è il suo sangue. Parliamo della Cena del Signore e  abbiamo le componenti della Cena, il pane e il vino, e quindi mangiamo e  beviamo ,  così come siamo invitati  dalla liturgia : Beati gli invitati alla  Cena del Signore. E noi lo crediamo, col soccorso della fede,  praestet  fides  supplementum , cioè quello che non convince i nostri sensi, ce lo fa capire la fede, quale

“  supplente misteriosa”. E non va trascurato l’ammonimento di S. Paolo: “ chi ne mangia degnamente, ha la garanzia della vita eterna. Ha “ il pignus futurae gloriae”. Viviamo, allora, la festa del Corpus Domini, in intima unione con lui, con spirito di fraterna carità verso i fratelli, con una assodata coerenza di vita nella lotta al peccato, così l’attesa della futura salvezza, è colma di divina certezza .