Riceviamo e pubblichiamo: (comunicato stampa consigliere comunale Salvatore Cardinale)
“Oggi,23 maggio ricorre il ventiquattresimo anniversario della strage di Capaci dove perirono Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della loro scorta.
Chi era Giovanni Falcone? Un eroe come tante vittime della mafia che hanno combattuto contro di essa? O semplicemente un siciliano, un uomo che respirava il puzzo della violenza e la bellezza di una terra martoriata e senza speranza? Si potrebbe dire un siciliano che amava la propria terra ed era consapevole di quanto fosse difficile vivere e morire in terra di Sicilia. Un uomo appassionato della legge e dell’onestà, disincantato e realista, senza alcuna concessione al fatalismo, tanto da fargli dire: “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”. Un uomo consapevole del suo ruolo istituzionale e nello stesso tempo del valore etico ricoperto dalla storia e dai fatti che narrano e tessono la storia, per cui affermava con tono profetico: “Gli uomini passano, le idee restano”.
Una testimonianza forte la sua, quella di un giudice colto che sapeva cosa fossero i mafiosi e cosa rappresentassero, quale terribile minaccia portassero alla società tutta, cogliendo i rischi di una terra di Sicilia allo sbando e in balia di una violenza atroce, ottusa, crudele, disumana. Un fenomeno tutto umano quello della mafia che si inseriva nel discorso più ampio di un sistema corrotto e perverso all’interno delle istituzioni, il livello “politico” o cosiddetto dei colletti bianchi.
Falcone era intelligente e sapeva chi stava dietro le trame oscure e violente del potere organizzato. La sua onestà di giudice competente della materia giuridica lo rese attento protagonista di una stagione fatta di veleni e tradimenti.
Credeva fortemente nelle istituzioni democratiche, nella legge, nel diritto fatto di garanzie e tutele alla ricerca della verità.
Un esempio raro di uomo giusto, equilibrato del quale ci rimane il suo sorriso schietto, accanto a quello del suo amico Paolo Borsellino, un sorriso solare e pieno di onestà che sapeva farsi amare da tutti quei siciliani che erano stanchi e avviliti di vivere in una terra insanguinata dal terrore mafioso, tanti silenziosi suoi conterranei che credevano nella sua opera di giustizia senza lesione dei diritti democratici, tanto da meritare la fiducia e il riconoscimento non solo in Italia ma in tutto il mondo.
Giovanni Falcone diventa così simbolo e patrimonio di una sicilianità operosa, integra, colta, dignitosa. Così lo vogliamo ricordare: l’uomo che visse il suo tempo tragico con la sua umanità di magistrato che sapeva sorridere pur consapevole di andare incontro alla sua morte. Vogliamo sperare che possa essere testimonianza viva per le attuali e per le future generazioni”.