I Fatti di Etico. Gli intoccabili

Soffro di pressione alta, mi decido ad andare dal medico di famiglia. Lo evito da sempre, meglio evitare luoghi dove si parla di tristezze  e problemi fisici e, nell’attesa, anche di problemi sociali ed economici. Del resto la penso come Pasteur: il miglior medico è la natura, guarisce tre quarti delle malattie e non sparla dei suoi colleghi. Sfido qualsiasi paziente a dimostrare il contrario!

Ma devo essere fortunato. Fortunato? Si, a beccare il momento giusto, ossia quando il mio medico riceve; dunque, il lunedì dalle 15,30 alle 17,30, il martedì idem, mercoledì no, dalle 8,30 alle 10,30, giovedì di nuovo di pomeriggio, due ore; venerdì di mattina, il pomeriggio si parte per il week end! In tutto da due a tre ore al giorno per 5 giorni. Nemmeno 15 ore alla settimana. Un’associazione dei consumatori si è interessata al fenomeno e ha scoperto che su un campione di una sessantina di studi medici esaminati, a Milano si va da un minimo di 11 a un massimo di 18 ore settimanali di apertura, a Roma da 10 a 17,5, a Bologna da 6 a 15, a Napoli da 15 a 17,5 a Cagliari da 10 a 15, a Bari da 15 a 20. Va un po’ meglio nei piccoli centri, dove nel campione rilevato non si superano però le 19 ore. Certo, poi a questi orari bisogna aggiungere il tempo dedicato alle visite a domicilio, «ma ci arrivano molte lamentele di cittadini che denunciano proprio il rifiuto di visitare a casa l’assistito, che in base alla convenzione ne avrebbe invece diritto entro 24 ore dalla chiamata». Questo lo sapevo pure io, anzi lo sappiamo tutti.

Ma per le pillole per la pressione, se voglio evitare la coda e l’attesa mi posso rivolgere alla signorina segretaria dello studio. Dopo una prima visita poi posso chiederle di farle prescrivere.

Gli studi sempre affollati mi inducono a chiedermi se siamo tutti malati o se sono pochi i medici che esercitano la professione. Allora, siccome sono curioso, prendo informazioni: il numero è chiuso, bisogna convenzionarsi e chiedere all’ASP di operare. In pratica però all’inizio della professione il dottore sostituisce, collabora altri medici di famiglia. Poi si mette sul mercato e apre lo studio, o lo rileva da un collega che va in pensione. Quindi aspetta che i pazienti vadano alla ASP a sceglierlo come medico di famiglia. Può avere da 500 a 1500 pazienti. A parte i primissimi momenti in cui deve farsi conoscere, guadagnerà, se “fa il pieno” di pazienti, dai 4.000 ai 12.000 euro al mese. Un medico di famiglia guadagna al netto 32 euro per paziente all’anno, sia che lo visiti 50 volte l’anno o che non lo abbia visto per 10 anni di fila. In più si devono sommare le ADA (assistenze domiciliari per persone disabili), i vari certificati e la libera professione. Pertanto il guadagno annuo può fluttuare molto. Stesso ragionamento, o quasi, ma solo in termini numerici, si può fare per i pediatri.

Ora mi chiedo, oggi quale professionista, lavorando al massimo venti ore la settimana guadagna tanto? Quale altra categoria, escludendo guarda caso i dirigenti del comparto sanitario (sempre lì siamo!!!) può vantare simili introiti?

Quando si tratta di effettuare tagli, sopprimere ospedali, accorpare, ridurre, centralizzare, razionalizzare la nostra politica è spietata. Quando invece si potrebbe mettere mani tranquillamente alla casta dei medici, e aggiungerei anche quella dei dirigenti del comparto sanitario, non se ne parla nemmeno!!! Perché? La risposta è facile facile: perché ancora oggi i medici sono un sicuro bottino elettorale, perché un medico fa presa sulla coscienza e conta sul cittadino bue che trasforma in riconoscenza una normale, dovuta e ben retribuita prestazione professionale. E allora tutti i politici si guardano bene a toccare la casta, anzi la alimentano e la coccolano. Un giovane rampante comunista di area renziana pochi giorni fa  ha dichiarato: “la sanità è una cosa troppo seria per trasformarsi in una barzelletta o in una bieca lottizzazione”. Allora se rottamerà Crocetta e mi farà prescrivere le pillole per la pressione senza fare coda la voterò sicuramente.

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