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C’è burrasca: Palazzo del Carmine fragile come una barchetta di carta

Michele Spena

C’è burrasca: Palazzo del Carmine fragile come una barchetta di carta

Dom, 01/05/2016 - 21:07

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imageCALTANISSETTA – E’ per il primo maggio che abbiamo deciso di fare quest’analisi, non per sterile critica, ma per tentare di fuggire da un insidioso e dannoso conformismo, contraltare del lavoro creativo che può costituire una se non unica opportunità.
Nella ricorrenza del lavoro, non possiamo non parlare di uno dei più grandi datori della nostra città. Il Comune di Caltanissetta sta vivendo una tormentata primavera, a causa delle inchieste giudiziarie, da parte della magistratura nissena, e politiche, da parte della commissione regionale antimafia presso l’A.R.S., che non è superfluo ricordare, è formata da deputati politici e non organi inquirenti, ed ha il mandato dello studio del fenomeno della mafia in Sicilia. Come chiarito dal Presidente Musumeci non va quindi confusa per organo giudiziario, essendo priva dei poteri investigativi e mezzi di indagine comparabili agli organi preposti. Dopo il preambolo, ritorniamo al Municipio nisseno. Se provassimo, in astratto, a considerare le vicende dell’operazione giudiziaria “perla nera” e la attuale inchiesta sul consiglio comunale, condotta dalla commissione regionale antimafia, come uno stress test sulle Istituzioni comunali, il giudizio sarebbe certamente non positivo.
Gli odierni organi politici comunali, infatti, con il contributo della dirigenza, stanno dimostrando un livello di auto controllo a dir poco critico, comportandosi, nella gestione dell’emergenza istituzionale, come un equipaggio impreparato che, concentrato sul tentativo di salvare se stesso da una nave che affonda, ha dimenticato i doveri allo stesso conferiti dalla legge dalla marineria. Ne il comandante ne gli ufficiali si stanno prendendo cura delle tante potenziali “vittime innocenti”: i colleghi amministratori, consiglieri, funzionari ed impiegati, ma soprattutto i tanti sfortunati passeggeri, comuni cittadini, che hanno scoperto, loro malgrado, di essersi imbarcati, su un improvvisata bagnarola, invece che sulla promessa nave da crociera.
In ogni caso non sono le “falle” causate dalle inchieste che rischiamo di affondare la barca.
Il rischio di colare a picco, infatti, lo sta generando proprio l’imperizia dell’equipaggio, che alla prima raffica di vento ha già iniziato ad abbandonare la nave urlando “si salvi chi può”, generando il panico. Equipaggio guidato da un sibillino comandante che invece di restare in plancia a gestire l’emergenza, trasmettendo sicurezza, ha già scelto di “consegnare” la nave ai propri ufficiali, convinto di avere “partecipato” che è meglio affondare la nave che navigare con il mare agitato, tentando magari di giungere in porto e salvare le vite dei passeggeri ed il carico.
Il comandante in seconda, invece, ancora una volta abbandonato a prendere, malgrado la sua scarsa esperienza, le necessarie decisioni, scopre anche di essere stato defraudato delle carte nautiche dal nostromo di bordo, trasportate da quest’ultimo su una scialuppa di salvataggio accuratamente destinata al proprio uso personale.
E’proprio questo che appare agli increduli occhi dei cittadini “passeggeri”.
Il Comandante, il nostro sindaco sentito da una commissione “politica”, torna parlando esclusivamente di partecipazione e di responsabilità di altri, smemore ancora una volta di guidare la nave “città” da due anni, e del dovere di informazione nei confronti dei propri “passeggeri” cittadini sui contenuti dell’audizione, probabilmente ignaro dell’insussistenza di segreto istruttorio.
Il nostro presidente del consiglio comunale, del quale non possiamo non riconoscere che, almeno in questo caso, ha dimostrato maggiore coraggio del comandante, chiedendo di essere sentita a tutela dell’Istituzione, viene , suo malgrado “sabotato” dal segretario generale (il nostromo), che acquisisce documenti presso gli uffici del consiglio “dimenticandosi” di avvertirne il responsabile. Anche in questo caso lasciato solo dal comandante in prima (sms docet), il quale avrebbe dovuto prendere posizione nei confronti di un evidente atto di scortesia istituzionale (se non insubordinazione), e con ciò non vogliamo neanche immaginare che sia stato compiuto per dubbi sulla rispettabilità del rappresentante del civico consesso, che in ogni caso sono stati maldestramente insinuati.
Tutti contro tutti, a cercare di dimostrare di essere più bravi ed onesti, rispetto ai “cattivi” o solo lontanamente presunti tali. La regola del “mascariamento”, anche in questo caso, ha sostituito il cavalleresco codice marinaro, mutuando un surrogato del teorema “legalista” ormai in dismissione, poiché troppo spesso utilizzato dalla politica per mascherare una ineffabile “mala gestio” della” cosa pubblica.
Incuranti del fatto che un po’ di chiarezza e senso di appartenenza all’Istituzione alla quale si è scelto di aderire, e della quale, troppo spesso si dimentica di essere responsabili, salverebbe l’immagine di una Città ed un municipio formato, per la parte prevalente, di persone oneste che svolgono e continuano a svolgere il proprio lavoro nell’interesse della gente.
Scongiurerebbe anche le conseguenze nefaste, di quanti, e purtroppo tanto detrattori professionisti, incapaci di affrontare l’avversario lealmente e con argomentazioni solide, i quali approfittano di questi momenti di debolezza per sferrare colpi letali all’”animale ferito”, come un torero pavido che pianta la propria banderuola dopo che altri, più capaci, hanno già reso innocuo l’animale.
Proprio di senso dell’Istituzione e tributo a chi lavora e produce, ci sarebbe piaciuto sentir parlare per la festa del primo maggio dal nostro primo cittadino, magari anche su facebook, e non di teorie più o meno rocambolesche ed atti di ordinaria mancanza di rispetto.
Niente paura, comunque. I passeggeri, anche in questo frangente dimostreranno di essere all’altezza, e non compiranno atti avventati in attesa dei soccorsi. I cittadini nisseni sono silenziosi ma intelligenti. Chissà, magari qualcuno potrebbe persino tentare di portare la nave in porto.