Un giovane detenuto italiano ha tentato il suicidio nella cella del carcere “Malaspina” di Caltanissetta dopo aver appiccato un incendio, ma è stato salvato in tempo da un assistente della Polizia Penitenziaria. L’episodio risale allo scorso 4 maggio all’interno del secondo reparto della casa circondariale di Caltanissetta, ma è stato reso noto oggi da Rosario Di Prima, segretario regionale del sindacato di categoria Osapp.
A sventare il suicidio è stato un assistente capo della Polpen, il quale ha avvertito che al piano terra del reparto si stava sviluppando un incendio e ha notato la fuoriuscita di intenso fumo nero da una stanza dove, peraltro, vi era recluso un solo detenuto, intervenendo immediatamente.
“L’assistente capo di Polizia Penitenziaria, con decisione e sprezzo del pericolo, senza curarsi della densità del fumo che rendeva impossibile la visione di oggetti o persone faceva ingresso nella stanza che era completamente piena di fumo, il detenuto non era visibile e non rispondeva al richiamo del poliziotto, il quale entrava nella stanza a tentoni cercando di individuare e raggiungere il detenuto. Nonostante la resistenza che poneva il detenuto che più volte ripeteva di volerla fare finita con la vita riusciva a portarlo in salvo, fuori dalla stanza dove l’aria oramai irrespirabile non ne consentiva la permanenza ove reale era il pericolo di vita per il detenuto e dello stesso poliziotto. L’Assistente Capo riusciva, comunque, a mettere in sicurezza con grave pregiudizio della sua incolumità e a rischio della propria vita”, fa sapere il segretario regionale dell’Osapp.
“L’intervento di altro personale ha scongiurato il peggio, evacuato lintera ala del reparto interessato mettendo in salvo altri detenuti. La prontezza dell’Assistente Capo, incurante del rischio che correre, è stato possibile, ancora una volta, per la Polizia Penitenziaria rendere onore al mandato istituzionale affidatogli, salvando una vita umana. Mentre le prigioni italiane sono ingolfate di attività e ridotte negli organici di Polizia Penitenziaria come la Casa Circondariale di Caltanissetta, i poliziotti penitenziari assolvono ai loro compiti senza tentennamenti neanche in momenti in cui il rischio della propria vita è altissimo. Questo gesto è la dimostrazione di quanto umano è il compito della Polizia Penitenziaria e quale alto senso umanitario ha avuto l’Assistente Capo – conclude Rosario Di Prima -. L’attuale difficile situazione della Casa Circondariale di Caltanissetta e la grave carenza di personale di Polizia Penitenziaria, comunque, permettono di tenere alto il senso della vita e dell’opera meritoria di poliziotti allinterno del penitenziario”.