Il giudice americano Pierre Leval che a ‘Tano seduto’, arrestato a Madrid l’8 aprile del 1984, chiedeva se fosse un componente di Cosa nostra, egli spavaldo rispodeva: “Se lo fossi non ve lo direi, per rispettare il giuramento fatto”. Questo feroce mafioso vecchio stampo veniva raccontato e sbeffeggiato da Impastato attraverso le frequenze della sua radio: “Ci sara’ anche un porticciolo bellissimo … gia’ in costruzione … e potremo sistemare le nostre veloci canoe che porteranno al di la’ del mare la sabbia bianca… tabacco… bianco come la neve”. La connessione tra il suo assassinio e il boss viene per la prima volta rilanciata con forza nel maggio del 1984, quando l’Ufficio istruzione del Tribunale di Palermo, sulla base delle indicazioni del Consigliere Istruttore Rocco Chinnici, che aveva avviato il lavoro del primo pool antimafia ed era stato assassinato nel luglio del 1983, emette una sentenza, firmata dal consigliere istruttore Antonino Caponnetto, in cui si riconosce la matrice mafiosa del delitto, attribuito pero’ ad ignoti. Il Centro Impastato pubblica nel 1986 la storia di vita della madre di Giuseppe Impastato, nel volume “La mafia in casa mia”, e il dossier “Notissimi ignoti”, indicando come mandante del delitto il boss Gaetano Badalamenti, nel frattempo condannato a 45 anni di reclusione per traffico di droga dalla Corte di New York, nel processo alla “Pizza Connection”. Nel gennaio 1988 il Tribunale di Palermo invia una comunicazione giudiziaria a Badalamenti. Nel maggio del 1992 decide l’archiviazione del “caso Impastato”, ribadendo la matrice mafiosa del delitto, ma escludendo la possibilita’ di individuare i colpevoli e ipotizzando la possibile responsabilita’ dei mafiosi di Cinisi alleati dei “corleonesi”. Nel giugno del 1996, in seguito alle dichiarazioni di Salvatore Palazzolo, che indica in Badalamenti il mandante dell’omicidio assieme al suo vice Vito Palazzolo, l’inchiesta viene formalmente riaperta. Nel novembre del 1997 viene emesso un ordine di cattura per Badalamenti, incriminato come mandante del delitto. Il 10 marzo 1999 si svolge l’udienza preliminare del processo contro Vito Palazzolo, mentre la posizione di Badalamenti viene stralciata. Nel 1998 presso la Commissione parlamentare antimafia si costituisce un comitato sul caso Impastato e il 6 dicembre 2000 e’ approvata una relazione sulle responsabilita’ di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle indagini. Il 5 marzo 2001 la Corte d’assise riconosce Vito Palazzolo colpevole e lo condanna a 30 anni di reclusione. L’anno dopo arriva la condanna all’ergastolo per Badalamenti. E nel 2010 le chiavi della sua casa sono consegnate all’Associazione culturale Impastato.
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Un grande Uomo.
Ecco l'Italia come e' ridotta tra mafiosi e benpensanti rivoluzionari...... In galera tutti...
Ci fosse un Impastato per ogni paese...... Con i mezzi attuali....... Hai voglia di cultura antimafiosa, non di parte (guardiamoci da certi specialisti) ...... Mentre altri sinistroidi anarcoidi giocavano a fare la rivoluzione (ed ora lo osannano sulla stampa) questo eroe denunciava lo strapotere mafioso.....