PALERMO – Tagli, riduzione delle perdite e caccia ai grandi evasori. Prova a decollare la ‘nuova’ Riscossione Sicilia, l’ente regionale da tempo in crisi e nella bufera. L’amministratore unico Antonio Fiumefreddo, riunitosi con il collegio sindacale, presieduto da Sergio Tufano, e alla presenza del direttore generale, Gaetano Romano, ha deliberato di accorpare le concessioni di Palermo e Trapani e di Agrigento, Caltanissetta ed Enna, nel quadro delle iniziative per la razionalizzazione della struttura della societa’. Nessun disagio, viene assicurato, per i cittadini che troveranno gli sportelli “esattamente come fino ad oggi”. Questa riduzione, spiega Fiumefreddo “ha consentito di liberare dirigenti ai quali e’ stato assegnato il compito per ogni nuovo ambito di dirigere l’Ufficio grandi evasori, che prima funzionava solo a livello regionale”. Soprattutto incassa il via libera il Piano industriale 2016/2018, cosi’ come richiesto dall’Assemblea regionale siciliana, dalla Commissione bilancio e dall’assessore dell’Economia Alessandro Baccei. Disco verde al pre-consuntivo 2015 dal quale emerge che rispetto alla perdita attestatasi nel 2014 a 16.500.000 euro, una perdita per il 2015 (il nuovo Cda si era insediato a febbraio 2015) di 9.700.000, con una riduzione quindi del 37%. Nel documento approvato con le nuove linee industriali e’ previsto l’azzeramento delle perdite nel 2016 e un bilancio in attivo gia’ nel 2017. Deciso il varo di uno Sportello informatico che consentira’, semplicemente dal proprio computer o dallo smartphone, ai 3 milioni e mezzo di contribuenti siciliani di accedere direttamente alla propria posizione per conoscere le pendenze tributarie e pagarle anche direttamente a mezzo telematico: “Sara’ il primo esempio in Europa di rapporto direttore tra l’esattore e i cittadini”. L’amministratore ha ancora deliberato il recupero dei crediti vantati nei confronti dei comuni e degli enti morosi. Infine, viene sottolineato che nel primo trimestre 2016 la riscossione in Sicilia ha fatto registrare un +17%, rispetto alla media nazionale che e’ del 10%, “segno che il lavoro avviato un anno addietro sta dando risultati e che la Sicilia puo’ diventare virtuosa nel Paese”.