CALTANISSETTA – Riceviamo e pubblichiamo.
Un successo strepitoso quello di Moni Ovadia e Mario Incudine il 5 aprile scorso con “Le Supplici di Eschilo in prova”. Due spettacoli, il matinée per gli studenti delle scuole superiori e la sera per la città, il teatro “Margherita” gremito come non si vedeva da tempo. Allo spettacolo serale una ovazione a conclusione dell’emozionante rivisitazione della tragedia eschilea.
Lo spettacolo è il risultato di una felice sintesi: regista di fama ed artista eclettico Ovadia, giovane talentuoso ed originale Incudine; l’esperienza navigata e multiforme del maestro si fonde con lo sperimentalismo e la creatività di un giovane. Incontro di generazioni, incontro di culture e sensibilità, per questo il risultato non poteva non essere che strepitoso e il pubblico di Caltanissetta, notoriamente difficile da interessare e coinvolgere, ha apprezzato molto. Il lunghissimo applauso alla fine della rappresentazione ne è stato testimonianza. Temi politici e forti quelli dello spettacolo: accoglienza dei migranti, il no alla violenza alle donne e la superiorità della volontà del popolo sovrano su quella del singolo, fosse anche lo stesso re.
Temi politici e altrettanto forti quelli dello sfogo a scena aperta di Moni Ovadia: abnegazione, sacrificio impegno per riscattare il nostro Paese come quello delle coriste dell’INDA, la cultura e le arti sceniche possono aprire scenari nuovi, di riscatto e novità.
“Se in questo Paese ci fosse l’abnegazione, il talento la capacità di sacrificio di queste straordinarie artiste del teatro, questo Paese andrebbe molto lontano. E’ ora che si capisca che il nostro futuro sta nella cultura, sta nelle arti scenico-rappresentative”. Queste le parole di Moni Ovadia. Ripartire dunque dalla cultura e per questo non è stato di facciata il ringraziamento del regista all’amministrazione che ha creduto in questo progetto.
La scelta della Direzione artistica affidata al polimorfo artista è stata fortemente criticata, ha suscitato polemiche e malumori, soprattutto fra gli addetti ai lavori. La stagione teatrale messa in campo per quest’anno sociale è di altissimo livello artistico e segna un punto importante: ripartire dalla cultura, ripartire dalle nuove generazioni per costruire un futuro diverso nella nostra terra, per offrire opportunità altre alla nostra città.
Ci vuole “polvere”, ha detto Moni Ovadia, ci vogliono cioè lavoro e fatica per cambiare le cose, ma anche tanto coraggio e lungimiranza, specialmente quando si tratta di vere e proprie inversioni di rotta. I cambiamenti sono difficili perché scombinano i pensieri, eludono i facili accomodamenti e costringono a rimettersi in gioco. Il cambiamento è impegnativo.
Nessuna meraviglia, allora, se questi mesi di amministrazione della città sono mesi difficili, di tanti malumori e intemperanze, lacerazioni e cambi di poltrona. Inevitabili alcuni scollamenti e critiche pesanti e non ci si riferisce qui soltanto alla contestata scelta di un teatro di spessore, come quello sotto la conduzione di Moni Ovadia, scelta azzeccatissima alla luce del successo che la stagione teatrale sta riscuotendo (30.000 euro già dallo sbigliettamento, ma ancora mancano diversi spettacoli e 20.000 euro dallo sponsor Campari) ma si pensa a tanto altro, una per tutti, la chiusura del centro storico che ha suscitato veleni e alzate di scudi più o meno strumentali.
Il cambiamento più difficile è quello che riguarda prassi consolidate che trovano purtroppo, forza nell’antico, quanto deleterio, proverbio citato anche da Verga: munnu è stato è munnu è.
Ma sul “si è fatto sempre così” bisogna lavorare se la città vuole realmente cambiare passo. Allora l’impegno del Polo Civico nello scegliere la pratica del sorteggio degli scrutinatori per il prossimo appuntamento elettorale, il referendum del 17 aprile, è un segnale forte ed importante, un esempio di volontà di cambiare le cose. Abbandonare la prassi della “scelta” degli scrutinatori, spesso veicolo di favori e clientelismo, è inversione di rotta, è espressione di una scelta precisa di chiarezza e trasparenza per superare la logica della spartizione e dei privilegi.
Ci vuole coraggio e fatica per cambiare, ma anche tanta pazienza. Il seme gettato oggi darà i suoi frutti, ne siamo certi, basta tenere la barra a dritta.
Polo Civico. Cives.3