Il Pil pro capite nel Mezzogiorno (16.761 euro) è quasi la metà di quello del Nord Ovest (30.821) e poco cambia se si guarda al Nord Est (29.734 euro). E’ quanto emerge dalle tavole Istat, nel rapporto ‘Noi Italia’. I dati sono del 2014, con una media nazionale che a 25.256 euro, la più bassa, stando alle serie riportate, almeno da 10 anni, ovvero dal 2004. I numeri sullo spaccato territoriale non vanno oltre il 2014, lasciando fuori il 2015, anno in cui, almeno a livello nazionale, il Pil è salito dello 0,8%. Facendo invece un passo indietro, l’Istat ricorda che “nel 2013, le famiglie residenti in Italia hanno percepito un reddito disponibile netto (esclusi i fitti imputati) pari, in media, a 29.473 euro, circa 2.456 euro al mese. Tuttavia, poiché la distribuzione dei redditi è asimmetrica (il valore medio è decisamente superiore a quello mediano), il 50% delle famiglie ha percepito un reddito non superiore a 24.310 euro, corrispondente a 2.026 euro al mese”.
Secondo il rapporto, sono oltre 2,3 milioni (il 25,7% del totale) i giovani 15-29enni che nel 2015 non sono inseriti in un percorso scolastico e/o formativo e non sono impegnati in un’attività lavorativa. L’incidenza è più elevata tra le donne (27,1%) e nel Mezzogiorno (in Sicilia e Calabria sfiora il 40%). Tuttavia la quota è in calo rispetto all’anno prima: nel 2014 i giovani che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet, erano il 26,5%. Il primo ribasso dall’inizio della crisi.
Tra chi ha da poco varcato la soglia dei trenta anni risulta laureato uno su quattro. Nel 2015, rileva, “il 25,3% dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario, un livello di poco inferiore al 26% stabilito come obiettivo per l’Italia ma lontano dal 40% fissato per la media europea”.
Quindi la quota di chi ha un titolo accademico sale, nel 2014 era al 23,9%, ma il target Ue, fissato nella Strategia Europa 2020, è distante.
Sale al 14% l’incidenza del lavoro a termine nel 2015, più alta nelle regioni meridionali (18,4%) rispetto al Centro-Nord (12,5%). Si tratta del livello più alto dal 2004, guardando alle tabelle che fanno parte del dossier (nel dettaglio nel 2014 l’incidenza era pari al 13,6%). L’Istituto spiega come la quota dei dipendenti a termine si ottiene dal rapporto percentuale tra i dipendenti a tempo e il totale dei dipendenti. A scendere invece è il “Il tasso di mancata partecipazione:rallenta per la prima volta dal 2006. Sul fronte occupazione “Nel 2015 risultano occupate oltre 6 persone in età 20-64 anni su 10, ma è forte lo squilibrio di genere a sfavore delle donne (70,6% gli uomini occupati, 50,6% le donne) come il divario territoriale tra Centro-Nord e Mezzogiorno”. “Nella graduatoria europea relativa al 2014, solamente Grecia, Croazia e Spagna presentano tassi di occupazione inferiori a quello italiano mentre la Svezia registra il valore più elevato (74%).
Tra il 2013 e il 2014 l’incidenza della povertà, relativa e assoluta, è risultata sostanzialmente stabile. La povertà relativa coinvolge circa un decimo delle famiglie residenti, quella assoluta il 5,7%.
Nel 2014 l’indicatore di grave deprivazione materiale, spia delle difficoltà economiche, segna una riduzione ma il problema riguarda ancora 4 milioni di persone. La quota delle persone colpite scende infatti all’11,6% (era del 12,3% nel 2013). Nel dettaglio, spiega l’Istituto, il valore del Mezzogiorno, 19,9%, equivalente ad oltre 4 milioni di individui, “per quanto in forte diminuzione, è più elevato di quello rilevato in tutto il Centro-Nord (7,2%, quasi 3 milioni di individui).
Il tasso di motorizzazione, in flessione nel 2012 e 2013, segna un lieve aumento, con quasi 610 autovetture per mille abitanti. Nel confronto europeo l’Italia è di gran lunga uno dei paesi più motorizzati, preceduta solo da Lussemburgo e Lituania. Non a caso, viene evidenziato nel Rapporto, nel 2015 l’87,3% degli occupati e il 74,1% degli studenti utilizzano un mezzo di trasporto per recarsi al luogo di lavoro o studio, privilegiando l’automobile. (Fonte ansa.it)