CALTANISSETTA – Appalti, soldi e una fitta rete di relazioni dentro e fuori le mura dell’Ufficio Tecnico del Comune di Caltanissetta. Al centro di tutto, il cimitero Angeli e i loculi per i defunti. Emerge questo dal carteggio dell’inchiesta “Perla Nera” conclusasi oggi con l’arresto di sei persone, tra funzionari di Palazzo del Carmine e imprenditori. Una indagine complessa quella coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, che ha seguito i due filoni curati dai carabinieri e dalla Guardia di Finanza. E gli inquirenti, oggi in conferenza stampa al Palazzo di Giustizia, hanno parlato dell’esistenza di un vero e proprio “sistema-Salamanca” in Municipio. All’incontro con i giornalisti hanno partecipato il procuratore aggiunto Lia Sava, i comandanti provinciali della Guardia di Finanza, il colonnello Luigi Macchia, e dell’Arma dei carabinieri, colonnello Gerardo Petitto.
È grazie a metodi classici d’indagine che oggi viene fuori il terremoto giudiziario scaturito dall’operazione “Perla Nera”, così ribattezzata dagli inquirenti per la tipologia di affari che aleggiavano sulla costruzione dei loculi destinati ai defunti. L’attività investigativa dei Finanzieri nasce da approfondimenti eseguiti sui legami di parentela individuati tra l’ingegnere Giorgio Salamanca, i fratelli Calogero ed Ivano Venniro e l’ergastolano Salvatore Curatolo, in passato boss reggente di Cosa Nostra a Caltanissetta. Una inchiesta nata nel 2012 e che ha permesso di accertare reati contro la pubblica amministrazione e diversi episodi di corruzione, concussione, indebita induzione, abuso d’ufficio e falsità materiale ed ideologica in atti pubblici.
Gli intrecci ricostruiti dai militari del G.I.C.O. del Nucleo Polizia Tributaria di Caltanissetta, anche avvalendosi dello sviluppo massivo di accertamenti patrimoniali eseguiti dai Finanzieri dello S.C.I.C.O. – Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma – resi possibili grazie all’innovativo applicativo “Molecola”, nonché mediante l’acquisizione di documentazione, hanno fatto emergere una fitta rete di relazioni e di interessi di natura interpersonale, in virtù dei quali gli imprenditori edili coinvolti nelle indagini potevano contare su “canali privilegiati” con i centri decisionali del Comune di Caltanissetta e di San Cataldo, riuscendo così di fatto, con il loro aiuto, a bypassare le norme che regolano la specifica materia degli appalti pubblici e, quindi, a beneficiare di agevolazioni e di aiuti di varia natura: un vero e proprio “sistema Salamanca” lo hanno battezzato gli inquirenti durante la conferenza stampa, attraverso il quale il funzionario comunale, insieme con l’architetto Armando Amico e l’ingegnere Salvatore Lanzafame, esercitava il controllo sull’imprenditoria edile.
Nello specifico, dalle indagini – secondo quanto riferito dagli inquirenti – emergeva come “lo stesso ingegnere Salamanca, servendosi di un fitto reticolato di conoscenze nel tempo formatesi nel mondo dell’imprenditoria e delle libere professioni proprio grazie all’importante funzione pubblica ricoperta presso l’Ufficio Tecnico del Comune di Caltanissetta, e strumentalizzando così i poteri connessi al suo incarico”, riusciva a pilotare l’aggiudicazione di appalti pubblici a favore di imprese edili a lui “vicine” o, addirittura, a lui stesso riconducibili, chiaramente quale “socio occulto”, come nel caso della società “2V Costruzioni S.r.l.” dei fratelli Venniro.
Sulla posizione dell’architetto Armando Amico, Procura e forze dell’ordine hanno affermato che il funzionario avrebbe commesso “una serie di condotte sicuramente lontane dai doveri di correttezza ed imparzialità, prevalentemente sostanziatesi nella mancata comunicazione agli organi preposti ai controlli di circostanze e situazioni di irregolarità a lui conosciute, come ad esempio il “ruolo occulto” ricoperto dal funzionario del Comune di San Cataldo, Daniele Silvio Baglio, all’interno della “Ediltecnica Costruzioni S.r.l.” o nella attestazione in atti pubblici di situazioni non vere, anche al fine di aggirare i previsti controlli e di facilitare la predisposizione di S.A.L. e di certificati di pagamento”.
Al filone investigativo approfondito dal Nucleo di Polizia Tributaria della locale Guardia di Finanza si è affiancato quanto emerso da parallela indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caltanissetta, inizialmente avviata a causa del rinvenimento di resti ossei e teschi all’interno di una cappella gentilizia presso il locale cimitero e, successivamente, focalizzata sulla gestione del cimitero del capoluogo.
Gli iniziali accertamenti condotti dai Carabinieri permettevano di rilevare come la gestione delle sepolture presso il locale cimitero fosse caratterizzata da evidente superficialità, scarso controllo e notevole approssimazione. L’altra caratteristica immediatamente percepibile risultava essere l’assoluta sproporzione, nel numero di loculi disponibili, tra quelli comunali (praticamente inesistenti) e quelli gestiti in concessione dalle Società di mutuo soccorso o da altre associazioni.
Le associazioni in questione, infatti, sono le uniche detentrici di loculi disponibili presso il cimitero “Angeli” di Caltanissetta già da diverso tempo stante l’assenza di costruzione di nuove sepolture comunali e di lavori finalizzati alla rotazione dei fornetti occupati dalle salme di più datata sepoltura. L’unica opera recente riferibile all’Amministrazione comunale risale al 2010 e consiste nella realizzazione di 432 loculi, più cellette ossarie, che sono stati concessi tutti “a decedere”, in deroga alle previsioni regolamentari, in due soli giorni. Per magistrati, carabinieri e finanzieri appare singolare, ma consequenziale, che il Comune di Caltanissetta si debba rivolgere alle associazioni, pagando la relativa quota, per la sepoltura di indigenti.
Secondo quanto emerso dall’inchiesta “Perla Nera”, le associazioni in questione avevano, ed hanno, una grande disponibilità di loculi dovuta alle abnormi concessioni che il Comune aveva loro rilasciato nel 2011 in forza di una richiesta che, secondo l’accusa, non è basata sul reale fabbisogno e certamente non è in linea con quanto previsto dalle leggi e dal regolamento comunale; caso a parte costituisce la “militari in congedo” che, invece, si è occupata della ristrutturazione delle sepolture “ex Principe di Napoli”, opera concessale dal Comune al fine del riutilizzo per fini sociali. Le indagini dei Carabinieri permettevano anche di stabilire con certezza che le associazioni operavano un vero e proprio commercio delle sepolture “vendendole” anche ai non soci e che i responsabili del cimitero omettevano sistematicamente qualsivoglia controllo sul rispetto delle regole; si evidenzia che la concessione fatta alle associazioni da parte del comune prevede che le stesse, in caso di mancato rispetto delle norme relative ai destinatari dei loculi, corrispondano una sanzione pari al costo del loculo comunale più costoso. In un caso, addirittura, una delle associazioni aveva predisposto una vera e propria campagna pubblicitaria, con tanto di pubblicazione su media locali, finalizzata alla vendita di loculi.
Al dirigente del servizio finanziario del comune di Caltanissetta, Claudio Bennardo ed ai dirigenti Amico e Salamanca, infine, viene contestato anche il falso in atto pubblico, per aver omesso di comunicare al Consiglio comunale, in occasione dell’approvazione del bilancio preventivo, la disponibilità delle ingenti somme provenienti dalle concessioni fatte alle associazioni, fondi già depositati in conti dell’Ente e disponibili per opere cimiteriali.