Quando nella stazione della metropolitana di Maalbeek sono risuonate tre esplosioni, prima che arrivassero le ambulanze, tra i coraggiosi che hanno prestato i primi soccorsi c’era anche un italiano. Massimo Medico è impiegato una ditta che si occupa di logistica per conto della Commissione Ue a Bruxelles, viene da San Cataldo (Caltanissetta), e il 22 marzo ha vissuto momenti che difficilmente riuscirà a scordare.
«TERRIFICANTE». «Non auguro a nessuno di vedere la scena che mi sono trovato di fronte io», ha raccontato, «è stato terrificante».
Era in ufficio, vicino a una delle uscite della metropolitana, quando ha sentito le esplosioni e ha deciso di scendere in strada con dei colleghi.
«Non erano ancora arrivati i soccorsi e abbiamo prestato il primo aiuto come potevamo», ha raccontato ancora sotto choc. «C’era odore di bruciato. Persone ferite. Non posso dire le immagini scioccanti. Ho visto una bambina ustionata, con i capelli bruciati, uno dei miei colleghi la teneva in braccio».
Un inferno che non ha risparmiato i più piccoli: «C’era anche una neonata, non credo fosse ferita», ha aggiunto Medico visibilmente turbato.
«URLA E PIANTI». «La gente urlava, piangeva, erano feriti, bruciati, con dolori dappertutto. Abbiamo cercato di metterli al riparo nel miglior modo possibile. Nel frattempo sono cominciate ad arrivare le ambulanze. Abbiamo dato una mano anche a loro, perché all’inizio erano pochi. Abbiamo cercato di fare il meglio possibile».
Anche Rodolph Devilles, uno dei colleghi di Medico, è stato tra i primi ad andare in strada per portare soccorso. Ha regalato la sua giacca e il suo maglione «per portare conforto ai feriti», e la polizia gli ha dato una coperta da mettersi sopra la maglietta a maniche corte per ripararsi le spalle. «Abbiamo fatto quello che abbiamo potuto. La gente era impaurita, disorientata, anche parlare con loro era un modo per aiutarli».