Il testo ha ottenuto l’ok di Sala d’Ercole con 38 voti a favore, 19 contrari e due astenuti. Subito dopo il voto il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha affermato l’intenzione di convocare una conferenza dei capigruppo per incardinare la mozione presentata dal deputato del Gruppo Misto Mimmo Fazio che riguarda i rapporti tra il Parlamento e’ il governo. “Il Parlamento regionale – ha detto Ardizzone – si e’ trovato in difficolta’ per una mancata resistenza di fronte alla Consulta del governo regionale Crocetta. A mio avviso era doveroso resistere di fronte a una impugnativa. Mi auguro ora che non ci siano impugnative sollevate dai sindaci metropolitani. Ma di certo non possiamo essere ostaggio del governo regionale, che decide quali parti impugnare e quali non impugnare”. Affrontare questo nodo “in modo prioritario, significa difendere concretamente l’autonomia”, ha chiosato rispondendo alle critiche di Musumeci. L’aula ha detto si’ all’emendamento del governo che fa slittare dal 30 giugno al 15 settembre il voto per i vertici degli enti di area vasta. Il percorso del testo, dunque, non sara’ semplice, perche’ il varo di oggi e’ avvenuto non rispettando tutte le richieste contenute nell’impugnativa del Consiglio dei ministri. La maggioranza e’ andato sotto infatti in occasione del voto segreto richiesto dal deputato Giovanni Greco (Mpa), sull’emendamento – bocciato – presentato dal Pd, a firma del capogruppo Alice Anselmo e del vice Giovanni Panepinto. La norma prevedeva che il sindaco metropolitano fosse di diritto il sindaco del Comune capoluogo. Lo stesso articolo stabiliva che qualora il sindaco metropolitano cessi dalla carica per cessazione dalla carica di sindaco del comune capoluogo, il vicesindaco rimanga in carica fino all’insediamento del nuovo sindaco metropolitano. Questo significa che i sindaci di Palermo, Catania e Messina (Leoluca Orlando, Enzo Bianco e Renato Accorinti) non saranno di diritto alla guida delle rispettive citta’ metropolitane, come invece prevede la Delrio. Bocciato anche l’emendamento di Mimmo Turano (Udc) che prevedeva il voto ponderato solo tra sindaci. Per Turano “sapere di approvare una legge che non rispetta i parametri indicati, significa andare incontro consapevoli ad una nuova impugnativa”.
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E' un obbrobrio di legge; di cui non si è ancora capito il motivo per il quale risulta essere l'ente provincia a pagare dazio sui gravi e molteplici criticità,disfunzioni e guasti delle istituzioni pubbliche italiane.-
E' giusto in primis segnalare che il cambio di destinazione da un consorzio di una o più località ad un altro deve essere approvata dal popolo residente nel territorio con votazione positiva e valida nella misura percentuale del cinquanta per cento più uno degli aventi diritto.-
Questo in analogia iuris con i referendum legislativi e le variazioni di articoli o parti corposi dello statuto di associazioni di diritto privato ; nel contrario caso se inesistente tale quorum la richiesta di variazione è nulla .-