SANREMO – Senza la lunga anteprima dell’esordio di martedì, la seconda serata del Festival di Sanremo si apre subito, dritta e liscia come l’olio.Spazio ai giovani, pochi e sacrificati in un meccanismo da talent con sfide uno contro uno. Un meccanismo forse inevitabile, visti i tempi che corrono, e almeno possono godere del palcoscenico dell’Ariston proprio all’inizio
Seconda sfida tra due cantanti che alla vigilia godevano dei favori del pronostico per la vittoria finale. Per una scelta incomprensibile degli autori, però, Irama e Ermal Meta si trovano uno contro l’altro. Irama è giovanissimo, produce una quantità incredibile di parole al minuto, è fresco e ha una presenza scenica che lo aiuterà tra il pubblico più giovane. Ermal Meta è già un autore di successo per nomi importanti della musica italiana (Emma, Mengoni, Renga, Patty Pravo) e adesso prova a far da solo, con un pezzo bello che mostra tutto il bagaglio di esperienze che ha messo insieme negli anni. E infatti passa, con il 59% dei voti e con l’applauso della Sala Stampa.
Poi è il momento del consueto capolavoro firmato Virginia Raffaele, stasera perfetta nelle vesti di Carla Fracci. È forse il punto più alto del genio comico di un talento che sembra non avere fine. Il giochino sull’eleganza della Signora della Danza funziona benissimo, soprattutto quando scatta quel “Cazzo!” che non ti aspetti. Da standing ovation.
Clementino dedica la sua canzone a chi vive lontano da casa, agli emigranti. E lo fa con la consueta passione. Magari sopra il Po non sarà apprezzata più di tanto, ma la canzone è bella, soprattutto grazie a un testo commovente.
A rovinare l’atmosfera arriva Garko, che quantomeno non si inceppa leggendo il gobbo. L’outfit, dicono loro, è un omaggio a Cary Grant. In realtà è solo Tonio Fortebracci, arrivato di straforo in Rai dalle pessime fiction Mediaset.
Il momento successivo è dedicato a “The Reventants”, vale a dire a una Patty Pravo come sempre piena di fascino e allure, alla quale perdoniamo tutto, anche solo per la carriera clamorosa che ha alle spalle. Il momento clou del suo ingresso, in realtà, è l’esordio quest’anno del maestro Peppe Vessicchio, ormai mito assoluto del Festival e che ieri non si era visto sul podio a dirigere l’orchestra.
#labuonascuola Carlo Conti ospita la scuola elementare più piccola d’Italia, sita in quel di Ceresole (TO), con una maestra una e due alunni. Questi momenti da libro Cuore piacciono assai al conduttore, a metà tra il maestro Manzi e il maestro Perboni. La storia però prende una piega da Family Day quando i pupi cominciano a canticchiare “Quando i bambini fanno oh” dell’acerrimo nemico dell’ideologia gender Giuseppe Povia.
Dopo l’ospitata di ieri di Laura Pausini, come superospite italiano stasera arriva >Eros Ramazzotti, altro frutto prezioso del frutteto spesso improduttivo di Sanremo. Ovviamente si va dimedley, con immancabile sing-along in Sala Stampa: Terra Promessa, Una storia importante, Adesso tu. Si vola sulle ali della nostalgia (siamo invecchiati tutti, e spesso male). È invecchiato anche Eros, e un po’ si vede. Ma arrivarci a 51 anni così. Poi, verso la fine del medley, prende lunghi nastri rainbow dalle mani della sua compagna e comincia a sventolarli con passione sul palco. Momento memorabile.
Le due chiacchiere d’ordinanza con Carlo Conti, accomodati sui gradini del palco, virano subito sul tema famiglia: e lì Eros dà il meglio di sé. “I figli fanno famiglia e la famiglia è importante, qualsiasi essa sia. Questa cosa che porto (si riferisce ai nastri rainbow, ndr) è importante!”. Non è dato sapere se era tutto previsto o Eros ha voluto fare il battitore libero. Conti ha comunque glissato perché, come ha detto oggi in conferenza stampa, “non vuole condizionare o penalizzare chi non indossa nulla di arcobaleno”.
Subito dopo, Ezio Bosso, musicista di enorme talento, affetto da Sla, è meraviglioso ospite sul palco, con una forza e una passione che vanno al di là di ogni pietismo di sorta. Un grande musicista, prima di ogni altra cosa, noto in ogni angolo del mondo. Il resto è solo un dettaglio. L’Ariston ha riservato una meritata standing al direttore d’orchestra di fama internazionale (ma è anche l’ex bassista degli Statuto) che suona tra Londra e i più prestigiosi teatri del mondo. Bosso è affetto da una malattia neurologica degenerativa che non limita la sua creatività e le sue capacità di musicista. L’intervista con Carlo Conti è stata emozionante come la sua performance al pianoforte. “La musica è come la vita, si può fare in un solo modo, insieme”, il suo messaggio. E ancora: “noi uomini tendiamo a dare per scontate le cose belle. La vita è fatta di dodici stanze: nell’ultima, che non è l’ultima, perché è quella in cui si cambia, ricordiamo la prima. Quando nasciamo non la possiamo ricordare, perché non possiamo ancora ricordare, ma lì la ricordiamo, e siamo pronti a ricominciare e quindi siamo liberi”.
E dopo uno dei momenti più intensi della storia recente di Sanremo, si torna alla gara e arriva sul palco Alessio Bernabei(ex frontman dei Dear Jack). E vabbè, la vita è così, è fatta di momenti memorabili e altri trascurabili, ma il pezzo non è male. Il refrain ricorda leggermente Ariana Grande, ma funziona assai, ha qualcosa di dance (stile Nek lo scorso anno) e funziona. Piacevole sorpresa.
È poi il momento di Elio e le Storie Tese, che se ci fosse giustizia su questa terra infame vincerebbero a mani basse con la loro geniale “Vincere l’odio”, summa di tutti i ritornelli scemi e orecchiabili che hanno fatto la storia della musica leggera. Forse non vinceranno causa televoto, ma è una meraviglia ascoltarli.
La serata scorre piacevole e ha persino avuto qualche guizzo qua e là. Non sembra nemmeno frutto di quel “sorridente pragmatico” di Carlo Conti (la calzante definizione è di Enrico Ruggeri). Intanto arriva Ellie Goulding, superospite internazionale. Ora non vorremmo mettere il dito nella piaga (ci scusino Adinolfi e Gasparri), ma la Goulding è amatissima, tra gli altri, anche dalla comunità LGBT. Niente, quest’anno è andata così.
Momento Nicole Kidman. Grande attrice, per carità, ma stiamo parlando pur sempre di una signora che solo un anno e qualcosa fa aveva accettato di far da madrina ad Agon Channel. E forse basta e avanza, non credete?
Annalisa è la penultima in gara, e il suo problema è sempre lo stesso: voce bellissima ma canzone non all’altezza. È una sorta di condanna. Chissà se prima o poi riuscirà a sfuggire a una maledizione ormai sin troppo lunga.
Virginia Raffaele/Carla Fracci torna in scena e si mette addirittura a ballare sulle punte sulle note di La notte vola di Lorella Cuccarini. Altro momento esilarante. Questo è il Sanremo di Virginia Raffaele. Punto e a capo.
Si è fatto tardi e per chiudere arrivano gli Zero Assoluto: la notizia principale (anzi, l’unica) è che nel nuovo pezzo non c’è “Tuturuturututtu”. That’s all.
Frassica spiazza, brano su migranti e dramma Aylan – Spiazza e commuove Nino Frassica all’Ariston: canta il brano ‘A mare si gioca’, scritto da Tony Canto, in cui cita il dramma dei migranti e del piccolo Aylan, il bambino siriano trovano morto sulla spiaggia turca di Bodrum. “A mare si gioca – recita Frassica – si possono fare le gite con il canotto, il bagno con il bambino e il materassino”. Giocano i gabbiani e i pescatori, poi “c’è il gioco dello scafo: si sta tutti su un gommone, quando quello che comanda dice di buttarsi, ci si butta a mare, è un gioco. Quando ero giovane lavoravo nella guardia costiera a Lampedusa: una volta ho visto 366 delfini nelle reti, scappati forse per fame, per una guerra sottomarina tra pesci, li abbiamo liberati tutti e li abbiamo visti nuotare. E ci sono bambini che giocano a stare immobili con la faccia in acqua, senza respirare, tanto sanno che sta arrivando la mano forte del papà, che li prenderà e li farà giocare”. Prima dell’esecuzione del brano, Frassica è stato protagonista di un’esilarante intervista doppia con Gabriel Garko.
Serata infinita, con classifica finale per decretare chi rischia l’eliminazione: Clementino, Annalisa, Valerio Scanu, Francesca Michielin, Patty Pravo, Elio e le Storie Tese sono salvi (almeno per il momento); mentre nella parte bassa si piazzano Neffa, Alessio Bernabei, Dolcenera e Zero Assoluto. Inspiegabile la posizione di Dolcenera (come quella di Noemi martedì sera), immeritata anche quella di Bernabei, che ci aveva sorpreso favorevolmente. Ma domani è un altro giorno e si vedrà, sempre per restare nel mondo della musica italiana. (Fonte ilfattoquotidiano.it)
Le pagelle
Chiara Dello Iacovo 7,5
Chiara ha venti anni, è una cantautrice e a differenza di altre cantautrici e cantautori di venti anni non canta dei massimi sistemi, ma di se stessa, guardandosi e facendosi vedere. Originale nello sviluppo. Bella voce. Farà strada, io ve l’ho detto. Ricordatevelo.
Cecile 6
Cecile porta una canzone che, potenzialmente, poteva essere una bomba. Ma non è una bomba. Forte il tema. Dritto il testo. Ma anche bruttina la base. E bruttino il testo, perché essere dritti non è mica sempre un pregio. Peccato. Lei, comunque, si fa notare, si farà.
Irama 6,5
Originale, Irama, con questo suo parlare miliardi di parole, quella faccia pulita, da fotoromanzo, quegli orecchini da nativo americano. Originale. Pure troppo. Nel senso. Non è avanti, è di lato. Ma qui siamo a Sanremo.
Ermal Meta 7
Ermal Meta è di mestiere. Scrive per molti. Sa come gira il fumo. Quindi porta non il suo brano migliore, e anche con un arrangiamento un po’ vintage va da quelle parti, e lui lo sa.
Dolcenera 8,5
Dolcenera è la donna del momento. Mentre i suoi colleghi in gara se ne stavano al Royal a sorseggiare daiquiri lei è corsa a Milano a registrare una puntata di The Voice, di cui è giudice. Non solo, è anche autrice e produttrice artistica del brano che interpreta. E la canzone che interpreta è proprio bella. Fosse in inglese potrebbe finire nella colonna sonora del prossimo 007. Un blues moderno, intenso, emotivo. La migliore in gara stasera. Senza se e senza ma.
Clementino 6
La canzone di Clementino andrebbe ascoltata con il testo sotto. Perché il testo è meglio di come arriva dal brano. E se la nuova tendenza dei giovani è skippare le strofe per sentire solo i ritornelli dei brani, in questo caso andrebbe fatto il contrario, sentire il rap e gettare il ritornello. Rispetto a Rocco Hunt lui cresce a ogni ascolto. Il che è un bene. Lui, ovviamente, non vincerà mai.
Patty Pravo N.C.
La divina Patty non si discute. È Patty Pravo, potrebbe cantare quel che gli pare. Invece canta una canzone che è roba già sentita, e la canta anche malino. Le strofe le sentono giusto i cani, come coi terremoti e i fischietti agli ultrasuoni, il ritornello va un po’ meglio, ma quel giro armonico andrebbe bandito, con una moratoria di cinque anni verso il giro di do. Che vogliamo dire, allora. Niente. Passiamo oltre.
Valerio Scanu 4
Tempo addietro si diceva, credo di Mina, con quella voce potrebbe cantare anche la guida del telefono. Ecco, Valerio Scanu deve aver frainteso la faccenda e canta la canzone che ha scritto per lui Fabrizio Moro come se stesse leggendo la guida del telefono. Bella canzone, nei limiti sanremesi, bella voce, ma zero emozioni. Algida, e non è un messaggio promozionale.
Michielin 3
Ok, abbiamo capito. Del resto da noi funziona così. Se una cosa funziona, in Italia, si tende a perpetuarlo nel tempo. Se funziona all’estero, poi, si tende a copiarlo, con quel delay che essere partito da lontano comporta. Eccoci a Francesca Michielin, e la sua canzone in gara. Prendi un po’ di Elisa, per vocalità e origini geografiche il paragone più scontato, quindi, e mescola con un tot di Lorde. Mengoni sullo sfondo, perché Mengoni è l’artista che va copiato, oggi. Risultato, il grande nulla. Una canzone inconsistente che si lascia almeno dimenticare presto.
Alessio Bernabei 2
Il ragazzo è in gara per permettere ai Dear Jack di poter essere in gara a loro volta, o viceversa. Due gusti is meglio che one, da un’idea di Stefano Accorsi stavolta non vale. Nel senso, se una idea provoca ribrezzo, non è che dividendola e proponendola in due versioni provochi meno ribrezzo, ne provoca il doppio. La canzone è una cover di Ariana Grande, cantata da Nek l’anno scorso. Roba da ballare. Io ho pure provato a calarmi un’exctasy per sopportare tutto questo dolore, ma non basta, la prossima volta provo col crack.
Elio e le Storie Tese 7
Elio e le Storie Tese, senza Rocco Tanica, impegnato nell’edicola dalla Sala Stampa, fanno un Festival a se stante. La loro canzone è una sorta di minimusical, tanta musica e tanto spettacolo. Sette ritornelli. Nessuna strofa. Sette ritornelli tutti diversi, legati da giochi di parole, tipo domino. Geniali. Zappiani. Viene da chiedersi cosa avverrà di questo brano fuori di qui. Probabilmente non esisterà fuori di qui. Qui c’è, per fortuna.
Neffa 4
Neffa dice di non avere autostima. Conoscendo il suo multiforme passato viene da chiedersi perché. Poi senti la canzone presentata a Sanremo e lo capisci. Fossimo generosi la definiremmo antica, invece è solo vecchia. Già sentita, fuori tempo massimo. Anche un po’ irritante, perché volutamente vecchia. A un certo punto canta “voglia di sorridere” e il problema sta nel fatto che ce l’ha fatta andar via. Sembra un brano cantato da Marcello in un programma di Guardi’. In una parola: perché?
Annalisa 8
Annalisa ha una bellissima voce, fin qui usata per cantare canzoni non esattamente alla sua altezza. Stavolta, forse, è la volta buona. Bella canzone, magari difficile al primo ascolto, ma che cresce le volte successive. Non cerca scorciatoie e a volte prendere la strada più lunga è la scelta migliore. Si vede un bel panorama, qui, e Annalisa è una perfetta guida.
Zero Assoluto 6,5
Se volessimo appoggiare i battiti del nostro cuore sui BPM dei brani in gara al Festival l’ultima voce che sentiremmo prima di vedere la luce e passare oltre sarebbe “lo stiamo perdendo, carica a duecento, libera!”. Linea piatta. “Ora del decesso 21:30″. Tutte ballate, o quasi, tranne poche eccezioni, alcune belle eccezioni, come Ruggeri, altre brutte eccezioni come Bernabei, altre medie, come Rocco Hunt (le cui quotazioni per la vittoria finale salgono di pari passo col fastidio nell’ascoltare la sua canzone paracula). Poi ci sono loro, gli Zero Assoluto. Che fanno una canzoncina ritmatissima. The Bad Touch dei Bloodhoud Gang, come ritmica, gli Zero Assoluto come melodia flebile. Niente di indimenticabile, ma almeno torniamo a vivere, santo Iddio. (Fonte ilfattoquotidiano.it)