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Caltanissetta, il liceo scientifico “A. Volta”: scuola aperta partecipata per educare cittadini attivi contro la mafia

Redazione

Caltanissetta, il liceo scientifico “A. Volta”: scuola aperta partecipata per educare cittadini attivi contro la mafia

Lun, 29/02/2016 - 17:17

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IMG_20160219_165608CALTANISSETTA – Si fa presto a dire antimafia, ma qual è la percezione che un liceale siciliano può avere di ciò che per molte donne e molti uomini siciliani è quell’incubo incalzante rappresentato dalla criminalità organizzata? Poiché in molti casi si tratta di ragazzi quasi del tutto avulsi – anche per via della giovane età – da specifiche realtà socioculturali, nella prospettiva educativa di una gestione condivisa della scuola pubblica la domanda più proficua è certamente un’altra: è possibile informare e allo stesso tempo rendere protagonisti gli studenti di liceo riguardo un problema tanto silenziosamente imperversante sull’intera realtà che li circonda?

A giudicare dal buon esito della prima tappa del progetto “Studenti protagonisti per una scuola aperta e partecipata”, il Liceo Scientifico “A. Volta” di Caltanissetta sembra avere le carte per vincere questa partita. Il progetto del MIUR è coordinato dalla Prof.ssa Maria Giulia Palermo, docente referente della funzione strumentale per l’educazione alla Legalità e alla Cittadinanza attiva e prevede il coinvolgimento della comunità scolastica e la cooperazione tra questa e alcuni cittadini attivi, portavoce di associazioni ed enti e professionisti in più settori, in orario extrascolastico in spazi all’interno dell’istituto.

Il primo appuntamento di questa serie di incontri in progress si è svolto il pomeriggio del 19 Febbraio e vi hanno preso parte, oltre ai rappresentanti d’istituto e ai rappresentanti della consulta studentesca, gli alunni delle classi terze B, C, E, F, I e della quarta B.

Oggetto dell’incontro una lezione/conversazione sul tema mafie internazionali, corruzione e criminalità magistralmente condotta dal sociologo, docente e ricercatore palermitano Umberto Di Maggio. Docente all’Università di Palermo in Amministrazione e destinazione dei beni confiscati, Di Maggio coordina “Libera – associazioni, nomi e numeri contro le mafie”- in Sicilia nella promozione della cultura della legalità e della cittadinanza attiva contro mafie e corruzione e si occupa anche della promozione delle esperienze di uso sociale del progetto “Libera Terra” dei beni sottratti alle mafie nel Mezzogiorno d’Italia.

Il sociologo ha inizialmente illustrato sinteticamente le attività illegali gestite dalle mafie internazionali servendosi di piccoli oggetti per favorire il processo di visualizzazione e mantenere alta la concentrazione del pubblico disposto in cerchio. In questo modo ha toccato il problema dei migranti e dei viaggi illegali su cui, grazie a una fitta rete di collegamenti, le mafie riescono a speculare non solo sul viaggio in sé ma anche sul lavoro degli immigrati per pochi euro al giorno nei campi o per la strada a spacciare o vendere materiale contraffatto e piratato sfruttando il loro bisogno di racimolare il denaro per passare la frontiera; quindi è stato trattato il tema della parte più povera della popolazione locale che comincia a schierarsi a favore del “welfare mafioso” pur di risolvere i propri problemi, ma in realtà impoverendosi sempre più. Interessante la considerazione sul sessismo e il machismo usati da sempre dai mafiosi contro le donne per sminuirle.

Citando il noto esempio del giovane Peppino Impastato, che con la sua Radio Aut osava proclamare la sua personale guerra ai mafiosi del paese con toni sì di satira ma pronunciando costantemente i nomi di costoro e sbeffeggiandone il vero operato, Di Maggio ha  invitato a intendere la lotta alla mafia come una sfida diretta ad essa e non come un insieme di riflessioni e discorsi ripetuti unicamente tra antimafiosi, a interpretarla come una sfida culturale per imparare – come suggeriva Impastato – a riconoscere e difendere la bellezza.

A proposito di bellezza, la parte finale di questo incontro è stata impiegata in una ben riuscita attività teatrale che ha visto protagonisti assoluti i ragazzi: divisi in due gruppi, in trenta minuti un gruppo ha creato un soggetto, sceneggiato e provato una rappresentazione riguardante il bello e l’altro gruppo lo stesso lavoro relativamente al brutto. Due rappresentazioni attendibili, messe in scena prima singolarmente e in un secondo tempo unificate con l’obiettivo di ricreare la penetrazione reciproca di bello e brutto che gli stessi ragazzi scorgono di continuo nella società. Questo esperimento sociologico ha reso i presenti coscienti di quanto sia inestricabile la matassa composta da bene e male e del fatto che il primo sia spesso occultato dal secondo nei nostri atteggiamenti, nella vita di tutti i giorni. I ragazzi hanno salutato il Dottor Di Maggio speranzosi per una nuova esperienza di dialogo, lui ha concluso esplicitando l’invito a battersi per cercare di vedere e seguire il bello e distinguerlo chiaramente da ciò che non piace per non farsi travolgere dalle avversità.