Nel documento si fa riferimento pure alla segnalazione alla magistratura di “una serie di circostanze, fatti ed eventi documentati che provano come la societa’ abbia corrisposto ad un patto criminale per il quale bisognava non riscuotere”. E la circostanza che fino a febbraio del 2015, “dei 1281 siciliani che dichiaravano redditi per oltre mezzo milione di euro l’anno, solo il 3,66% pagava le tasse. Per il resto e’ stata riscontrata “una media di riscossione pari all’8%, con migliaia di evasori, per miliardi di euro”. Proprio ieri Fiumefreddo e’ stato sentito in procura per denunciare le presunte pressioni di settori della politica e della deputazione regionale per fermare il processo di risanamento in corso; nelle stesse ore il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha depositato querela contro di lui per diffamazione di ‘un corpo politico’, in relazione alle dure affermazioni pronunciate dopo la bocciatura, il 29 dicembre scorso, della norma ‘salva-Riscossione’. Il deficit di riscossione per mancati incassi denunciato da Fiumefreddo al momento dell’audizione e’ di 5 miliardi e 700 milioni. Al 31 dicembre 2014 erano stati riscossi solo 481 milioni di euro. Appunto l’8%. Nell’audizione, riportata nei verbali dell’Ars, Fiumefreddo va ancora oltre, accusando la classe politica di “evasione”, cosi’ come la burocrazia regionale. “Non e’ possibile che ci sia una casta di cittadini alla quale appartiene anche la politica – dice – che non viene mai raggiunta da ‘avviso’. Mi dispiace dirlo in questa sede, ma ci sono 41 parlamentari su 90 che non sono ancora stati raggiunti da avviso, ma lo saranno, perche’ non si puo’ ammettere che si proceda al pignoramento del quinto solo al poveraccio di turno”.