PALERMO – Una storia “criminale”, fatta di omessa riscossione per soggetti ricchi e privilegiati in tutta l’Isola e di una serie di disfunzioni determinate in buona parte dalla politica. E’ il quadro drammatico di Riscossione Sicilia, azienda partecipata per oltre il 90% dalla Regione, con una quota simbolica in capo a Equitalia, al centro di aspre polemiche dopo la bocciatura all’Ars della norma che la ricapitalizzava con due milioni e mezzo di euro. Con un deficit di mancata raccolta di quasi 6 miliardi. Una storia di ombre e di inefficienze che emerge dai verbali dell’audizione del presidente Antonio Fiumefreddo in Commissione Bilancio, solo ora resi disponibili e di cui l’Agi (Agenzia Giornalistica Italia) ha preso visione. Un documento che testimonia una ‘guerra delle tasse’ in corso, combattuta dentro e fuori la partecipata, e datato 20 ottobre, prima cioe’ che l’Assemblea affossasse il finanziamento per la ricapitalizzazione della societa’. Dagli atti viene fuori anche l’ipotesi dell’assessore all’Economia Alessandro Baccei, gia’ discussa sui tavoli romani, di una convenzione con Equitalia che produrrebbe nei fatti uno spostamento oltre lo Stretto dell’asse della gestione del settore. Una ipotesi contro cui combatte il governatore siciliano che ha gia’ bollato la prospettiva come “errore fatale”. “La storia di Riscossione Sicilia e’ per lo piu’ una storia criminale – denuncia Fiumefreddo, fedelissimo di Rosario Crocetta – negli anni ha risentito di una forte impostazione clientelare, alla quale evidentemente faceva riferimento il quadro politico che gestiva e che rappresentava la Regione”.
Nel documento si fa riferimento pure alla segnalazione alla magistratura di “una serie di circostanze, fatti ed eventi documentati che provano come la societa’ abbia corrisposto ad un patto criminale per il quale bisognava non riscuotere”. E la circostanza che fino a febbraio del 2015, “dei 1281 siciliani che dichiaravano redditi per oltre mezzo milione di euro l’anno, solo il 3,66% pagava le tasse. Per il resto e’ stata riscontrata “una media di riscossione pari all’8%, con migliaia di evasori, per miliardi di euro”. Proprio ieri Fiumefreddo e’ stato sentito in procura per denunciare le presunte pressioni di settori della politica e della deputazione regionale per fermare il processo di risanamento in corso; nelle stesse ore il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha depositato querela contro di lui per diffamazione di ‘un corpo politico’, in relazione alle dure affermazioni pronunciate dopo la bocciatura, il 29 dicembre scorso, della norma ‘salva-Riscossione’. Il deficit di riscossione per mancati incassi denunciato da Fiumefreddo al momento dell’audizione e’ di 5 miliardi e 700 milioni. Al 31 dicembre 2014 erano stati riscossi solo 481 milioni di euro. Appunto l’8%. Nell’audizione, riportata nei verbali dell’Ars, Fiumefreddo va ancora oltre, accusando la classe politica di “evasione”, cosi’ come la burocrazia regionale. “Non e’ possibile che ci sia una casta di cittadini alla quale appartiene anche la politica – dice – che non viene mai raggiunta da ‘avviso’. Mi dispiace dirlo in questa sede, ma ci sono 41 parlamentari su 90 che non sono ancora stati raggiunti da avviso, ma lo saranno, perche’ non si puo’ ammettere che si proceda al pignoramento del quinto solo al poveraccio di turno”.