“ ‘Mentre ti parlo’ non è solamente una mia canzone, è la prima canzone che ho scritto – racconta Miele -. In quel periodo ero lontana da casa, a Milano per studiare musica, stavo provando da un po’ di tempo a scrivere qualcosa, ma non mi usciva nulla di buono, di vero. Dopo una violenta discussione al telefono con mio padre, nel bel mezzo di una lezione ho cominciato a buttare parole su un foglio. Parole di rabbia e di amore allo stesso tempo. Racconta l’esigenza naturale di ogni figlio di tagliare i fili di un legame ormai troppo stretto con i genitori, nonostante l’amore incondizionato. E’ una canzone che grida ciò che io gridavo al telefono in quel pomeriggio con mio padre: poterlo amare ma essere capace ancor di piu’ di amare me stessa, comunque io sia.
La mia storia di cantautrice è iniziata quando ho avuto il coraggio di scrivere la frase “troverai i miei occhi magari meno storti”, perché quelle precise parole buttate su quel foglio erano me, la mia insicurezza e il mio orgoglio, il mio rapporto difficile con il mio sguardo imperfetto. L’amore e il rispetto per se stessi, l’emancipazione dai condizionamenti, qualsiasi essi siano, è un argomento che mi appartiene da sempre, al punto tale che è diventato il filo conduttore di tutto il disco”.
Miele prosegue e anticipa il suo primo disco: “Il titolo sarà “Occhi”, i miei occhi, che guardano e imparano, che amo e a volte odio, e che mi insegnano ad accettare me stessa e i difetti che ho. Penso che sia proprio nell’imperfezione che ci distinguiamo gli uni dagli altri, ed è nell’imperfezione che riusciamo a sfuggire a presunti “modelli perfetti” che sempre piu’ spesso ci vengono proposti come unici possibili”.
All’interno del disco, oltre al brano presentato a Sanremo, ci saranno altri sei brani: “tre portano la mia firma, uno è una cover dell’immenso Lucio Dalla, e la scelta è caduta su “Grande figlio di puttana”, canzone scritta a quattro mani da Dalla e gli Stadio. Gli ultimi due brani scelti per il disco portano, invece, la firma di due autori ancora poco conosciuti al pubblico, ma che amo e che mi hanno fatto un bellissimo regalo. “Questa strada” è un brano di Gina Fabiani, cantautrice romana dall’incredibile forza espressiva, un onore per me poterla cantare. “Gli occhi per vedere”, infine, è un brano di Eugenio Sournia, autore e leader della band Siberia, che ho avuto la fortuna di incontrare proprio durante il percorso delle selezioni per Sanremo Giovani, che mi ha immediatamente affascinato e conquistato e che sono certa diventerà uno dei maggiori autori del futuro panorama musicale italiano.
Miele, affascinata dal mondo del blues e del rock (“Sono Miele, mi piace il Rock. Sono Miele e sono Siciliana. Sono Miele e faccio Rock alla Siciliana. Rock col pizzo e lo scialle”), è fin da subito influenzata dalle voci di Janis Joplin, Nick Cave e Tom Waits. Ma rimane fortemente legata alla musica italiana e ai cantautori “immortali” in particolar modo a Lucio Dalla, Ivano Fossati e per quanto riguarda le grandi interpreti a Mia Martini.
Miele (Manuela Paruzzo) nasce a Caltanissetta il 13 maggio del 1989. Ragazza dallo stile raffinato ed elegante e dal carattere determinato e grintoso, ha da sempre avuto un legame con la musica molto intenso tanto da decidere, all’età di 23 anni, di trasferirsi a Milano e iscriversi al CPM Music Institute dove frequenta i corsi di canto, piano complementare e song writing e studia con i maestri Andrea Rodini (scopritore e produttore di Renzo Rubino) e Giuliano Lecis. Dopo tante esibizioni, festival, concorsi e premi (Festival di Caltanissetta; Festival dei Due Mondi”di Spoleto; “Premio Siae alla Creatività” rassegna “Milano per Gaber” solo per citarne alcuni), nel 2015 vince il concorso “Area Sanremo” e viene selezionata per partecipare al FESTIVAL DI SANREMO 2016 sezione Giovani.
La caratteristica che rende unica la cantautrice siciliana è la sua voglia di non rinunciare mai a dedicare il suo tempo a fare la musicista di strada: “Cantare fra la gente a ridosso di una chiesa, una piazza o un portico antico è uno degli esperimenti che qualunque musicista dovrebbe concedersi. Il contatto con la gente è talmente intenso da diventare quasi fisico”, racconta Miele.