E’ comunque verosimile ritenere che se recuperassimo una buona parte dei soldi evasi al fisco, la nostra macchina pubblica funzionerebbe meglio e costerebbe meno”, aggiunge Zabeo, secondo cui tuttavia “analogamente, e’ altrettanto plausibile ipotizzare che se si riuscisse a tagliare sensibilmente la spesa pubblica, permettendo cosi’ la riduzione di pari importo anche del peso fiscale, molto probabilmente l’evasione sarebbe piu’ contenuta, visto che molti esperti sostengono che la fedelta’ fiscale di un Paese e’ direttamente proporzionale al livello di pressione fiscale a cui sono sottoposti i propri contribuenti”. Al netto degli interessi sul debito, nel 2016 la spesa pubblica in Italia dovrebbe tendere a circa 770 miliardi di euro e, come ricordano molti esperti, il tema della sua riqualificazione continuera’ a rimanere centrale. Infatti, nonostante l’impegno e gli sforzi profusi in questi ultimi anni, i risultati giunti dalla spending review sono stati molto modesti.
Se la Cgia riconosce “l’ottima qualita’ dei servizi offerti in alcune aree del Paese da molti enti locali, dalla sanita’, dalla scuola primaria e dell’universita'”, bisogna anche considerare, come segnala il segretario dell’associazione Renato Mason, che “le imprese italiane, essendo prevalentemente di piccolissima dimensione, hanno bisogno di un servizio pubblico efficiente, economicamente vantaggioso e di alta qualita’, in cui le decisioni vengano prese senza ritardi e vi sia certezza per quanto riguarda le leggi e la durata delle procedure. Se, invece, la farraginosita’ della nostra legislazione continuera’ a lasciare una grande discrezione interpretativa ai dirigenti e ai funzionari pubblici, e’ evidente che anche la riforma della Pa messa in atto dal Governo Renzi potrebbe non sortire gli effetti sperati”.