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“Anime migranti”, al teatro Margherita di Caltanissetta: domenica 10 gennaio, ore 18

Redazione

“Anime migranti”, al teatro Margherita di Caltanissetta: domenica 10 gennaio, ore 18

Sab, 09/01/2016 - 10:20

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RinellaIncudineVastaCALTANISSETTA – Domenica 10 Gennaio alle ore 18,00 al Teatro Margherita di Caltanissetta ci sarà il terzo appuntamento della Stagione Teatrale 2015/2016. La Stagione è organizzata dal Teatro Stabile Nisseno in sinergia con la Banca del Nisseno, il patrocinio del Comune di Caltanissetta e la direzione artistica di Giuseppe Speciale. Per il terzo appuntamento sarà di scena l’attore musicista siciliano Mario Incudine che per l’occasione porterà a Caltanissetta insieme ai colleghi Antonio Vasta e Emanuele Rinella uno spettacolo tra Teatro e Musica dal titolo “Anime migranti.

Anime migranti, è un progetto musicale sulla fratellanza tra i popoli scritto e musicato da Mario Incudine. Lo spettacolo è impregnato di racconti di migranti siciliani, incredibilmente simili alle storie di vita degli immigrati di pelle nera che oggi arrivano a frotte sulle coste siciliane. La migrazione in questa prospettiva è uno specchio nel quale si riflette la Storia, una tela di occhi che si scambiano sguardi disperati da Palermo a Tunisi, da New York a Baghdad. L’unica strada percorribile per le “anime migranti” di ogni tempo è la fratellanza, tracciata da chi ci ha preceduto. Le facce dei siciliani sui bastimenti per l’America, le braccia laboriose nelle miniere belga che hanno fatto più grande l’Europa somigliano come una goccia d’acqua alle mani degli africani approdati sulle coste dello Stivale.Si parte dal grido di un naufrago africano disperato che invoca la morte in mare piuttosto che il rimpatrio in Salina (brano con cui Incudine ha vinto il Festival della nuova canzone siciliana), per approdare a Speranza disperata, riflessione sui siciliani in viaggio per le Americhe, e a Sottomare, strumentale dedicato alle anime in viaggio verso destinazioni lontane. C’è poi la nostalgica Novumunnu, canto d’addio di un migrante alla propria terra madre, lo struggente Lu trenu di lu suli, cunto sulla tragedia di Marcinelle vista dagli occhi della moglie di un minatore siciliano, Namename, preghiera di chi vuol trovare il coraggio di lasciare la propria terra avara di piogge, e i canti che raccontano invece il profondo attaccamento al proprio paese, come Sempri ccà, voce di chi sa che non riuscirà mai a staccarsi dalle proprie radici, Terra, che esprime la carnalità del Mediterraneo che scorre come sangue nelle vene di chi lo abita, e così come Sotto un velo di sabbia che descrive il dramma degli uomini abbandonati alla morte in un Sud che soffoca i sogni come sabbia nella gola. Note di speranza arrivano da Strati di paci, inno alla fratellanza dei popoli, Tenimi l’occhi aperti, in cui un padre consegna ai figli il futuro dei propri sogni, e Lu tempu è ventu, romanza sussurrata di un’umanità che scuote la polvere e trova la forza per dire a se stessa: cammina senza voltarti indietro. «È una riflessione in musica e parole per non dimenticare da dove veniamo e per non assistere ancora una volta al silenzio della memoria – spiega Mario – la musica popolare, quella che i nostri nonni hanno portato Oltreoceano e quella che ancora vive dentro i racconti di chi è rimasto da questa parte del mare è il filo conduttore di questo viaggio che parte dalla Sicilia: da quest’isola si alza un canto che racconta il nostro tempo, un tempo in cui le coste sono teatro di tragedie, di gommoni che non riescono a toccare riva e di mari ormai cimiteri di tanti, indefiniti, morti. C’era una Sicilia che ha visto partire, c’è una Sicilia che vede arrivare. Questa è la Sicilia che si è messa a cantare».

Per informazioni biglietti e abbonamenti rivolgersi al Teatro Margherita o tel. ai nn. 0934/547034 – 340/9790959.

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