RAVANUSA – L’annuncio dell’arrivo di Nicola Legrottaglie a Ravanusa era stato diffuso già due mesi fa. Martedì scorso, per la locale “Chiesa Cristiana Pentecostale Gesù Cristo il Signore”, è il giorno dell’ospite delle grandi occasioni. Invitati amici, parenti e quanti avrebbero avuto curiosità di ascoltare le parole dell’ex calciatore pugliese di 39 anni. Ha indossato le maglie di Juve, Bologna, Chievo V., Siena, Milan e quella Azzurra chiudendo la carriera proprio in una squadra siciliana, il Catania. Da luglio è il tecnico della squadra del capoluogo agrigentino, l’Agragas. Visita le Chiese Evangeliche del territorio per testimoniare la sua fede: la sua personale esperienza umana e spirituale con Dio. Nessun atteggiamento da star, ma composto e silenzioso arriva nella sala della Comunità Evangelica (ubicata alle spalle di “Palazzo Fumo”). Si intuisce subito che non è arrivato un ex giocatore di Serie A e della Nazionale ma l’uomo” Nicola Legrottaglie, accompagnato da Ezio Forziati suo conterraneo, anche lui evangelico e allenatore in seconda della formazione biancoazzurra.
Sono le 18:45, arriva anche gente da Campobello, Racalmuto, Canicattì e Licata. La sala è stracolma, molti sono costretti a rimanere in piedi. Attorno alla sua presenza c’è ovviamente tanta curiosità. Nelle slide proiettate al muro si legge “Doxa” il cui termine, mutuato dal pensiero greco, indica nel suo significato positivo “assolutezza e universalità” oltre le umane opinioni. Ma è anche il nome di un giovane gruppo musicale catanese (adottato dal N.T. come “Gloria” e “Potenza” di Dio”) che presenta alcuni brani del loro primo album “The Glory of God”. Al suo arrivo, Legrottaglie si rende subito disponibile all’intervista, ci eravamo già sentiti qualche ora prima a telefono. Alcune domande mentre sono assistito da Giuseppe Mancuso, uno dei cinque collaboratori (con Giacomo Cannizzaro, Vittorio Cani, Gaetano Napoli e Luigi Crisafulli) di Stefano Spagnolo, Pastore di Ravanusa.
L’atleta, l’uomo e la fede in Dio. Qual è stato il rapporto tra l’atleta e la gigantesca macchina del mondo del calcio che produce una sterminata quantità di denaro?
“Il problema del Dio denaro appartiene ad ogni fenomeno della società. Politico, sportivo, al sistema in generale. E’ possibile affrontarlo solo con principi che ci permettono di vivere ogni giorno in modo sereno, abbondante e felice. Sono gli insegnamenti che Gesù ci ha trasmesso con la Bibbia, con il suo modo di essere, di fare e di amare. Il denaro non è rifiutato da Gesù ma sappiamo che se il denaro diventa il nostro padrone difficile sarà entrare nel Regno dei Cieli. Dipende da cosa ne facciamo dei soldi, del nostro lavoro e di tutto ciò che Lui ci ha donato”
E il tuo rapporto con il denaro?
“Il denaro per me è di grande Benedizione. Con i soldi ci possiamo permettere di affrontare la vita in modo più sereno, non si hanno difficoltà materiali. Ma tutto ciò non deve farci perdere di vista che il denaro non è Dio. La vita va condotta con l’Amore che Gesù ci ha indicato per gli altri e che non si diventa superiori, tutti siamo uguali. Solo il Suo Amore ci dona la felicità”
Tu che hai militato in grandi Club, basta citarne due Juventus e Milan: la Fede, se c’è, come è vissuta dai calciatori?
“In ambienti in cui veicolano tanti soldi sicuramente è più difficile trovare terreno fertile e dedicarsi a Dio rispetto ad ambienti e zone del mondo dove purtroppo ci si deve misurare ogni giorno con il problema della fame e delle carestia, in quelle comunità si ci aggrappa di più alla Fede. Ma anche nel mondo sportivo ho visto terreni dove il seme della Parola ha prodotto i suoi frutti”
Hai mai subito/sofferto le critiche da parte dei tuoi colleghi/calciatori di Serie A?
“Le critiche, quando si fanno scelte così radicali, ci sono e ci saranno sempre. Ovunque e in qualsiasi tipo di lavoro, anche all’interno della propria famiglia. Se si fanno scelte così decise per Dio, seguendo in modo convinto il Suo percorso, avrai sempre muri davanti. Quando c’è la Verità c’è sempre qualcosa che si divide: da una parte ci sono quelli che condividono dall’altra quelli che non accettano e ti rifiutano. E’ tutto normale quando fai scelte di Fede così forti. Ma Gesù stesso ci aveva già avvertiti: Non sono venuto a mettere Pace, sono venuto a mettere Spada”
Spesso si sente parlale di Personal Coach nel mondo dello star system, ritenuti gli specialisti che offrono ricette sulla condotta di vita felice di gente famosa e milionaria:
“Alcune volte mi viene da sorridere. Tutto quello che loro indicano e suggeriscono non sono altro che principi su interi versetti copiati dalle Scritture” (l’intervista integrale su RADIOAZZURRA.ORG)
Finita l’intervista tutto è pronto in sala, si inizia con “Lode e Adorazione” del Pastore della Comunità, Spagnolo. Si innalzano preghiere, è la rituale forma di apertura durante tutte le celebrazioni e gli incontri settimanali. La band catanese esegue “Un vaso”, “Ogni luogo”, “Niente è impossibile”, “Per sempre”, “Scolpito nelle tue mani” “Piu di te” in un clima tipico dei concerti live. Ma qui fede e musica si mescolano in un perfetto un binomio intriso di spiritualità. La musica coinvolge, la voce di Emanuela Panebianco, vocalist del gruppo, è chiara, pulita orecchiabilissima accompagnata da quattro bravi giovani musicisti. In sala si sentono sottovoce tanti “Amen”, “Gloria a Dio”, “Grazie Gesù”. Prende il microfono proprio l’ospite che qui tutti chiamano Nicola. Parla ai presenti senza nessuna facile e ovvia retorica religiosa. Per più di un’ora, racconta la sua scelta e cosa comporta l’avere fede. Lo dice con vigore aiutato da un’ottima capacità oratoria. Si sofferma sualcune fasi della sua vita: dalla sofferenza al vuoto, poi la scelta, il 4 luglio del 2006, quando si è iscritto all’ “Università dell’Amore”, sono parole sue. Riesce a catturare l’attenzione, i racconti sulla sua vita tuonano in sala mentre ripete i meriti di Gesù e i benefici ricevuti. In un continuo crescendo la sua testimonianza fa eco dentro la maggior parte dei presenti, mentre qualcosa sembra essere cambiato nel cuore dell’uditorio. L’effetto esca è ben riuscito. Ma Nicola Legrottaglie non è un testimonial, è un ragazzo diventato uomo: vero, sincero! Lo si capisce perfettamente dalla spontaneità e dalla semplicità con cui si racconta.
I suoi occhi lucidi rappresentano la Luce in questa gigante macchina da soldi qual è il calcio professionistico, dove gli atleti sono macchine che devono produrre vittorie e i risultati dei bilanci delle Società contano più di ogni altra cosa. Ma Nicola dimostra che è riuscito a fare la differenza, come uno “qualunque” simboleggia le rari eccezioni. Alla fine della sua testimonianza invita ad alzarsi quanti si sentono pronti di dire Sì a Gesù. Molti accolgono il suo invito, lo raggiungono accanto al leggìo dove è posta La Bibbia. Ci si tiene per mano, ci si abbraccia in una lunga catena umana. Non c’è solo suggestione, umanamente inevitabile e giustificata. C’è tanto cuore e qualche lacrima liberatoria mentre lui continua, microfono in mano, a pregare e ringraziare Gesù. Molti dei giovani presenti lo aspettano fuori per i rituali selfie e click di gruppo a cui lui non si sottrae. Ringrazia tutti, saluta ancora e sale in macchina con Ezio per tornare ad Agrigento. Da domani mattina bisogna pensare a cambiare modulo di gioco dell’Akragas, che non sta andando benissimo in Lega Pro, e agli allenamenti indifferenziati di Almiron, Madonia e Savonarola. Domenica c’è la trasferta al “San Filippo” dove il Messina ospiterà la sua squadra. Questa volta la parola d’ordine, sul rettangolo di gioco dei peloritani, sarà vincere. (Articolo scritto da Silvio D’Auria)