E in due circostanze sarebbe stato imbrogliato dall’altro. Sempre qualcosa come sei anni addietro. Prima attraverso un prestito in banca di 10 mila euro di cui la vittima del presunto raggiro avrebbe saputo di essere soltanto il garante di quell’operazione. E invece poi, quand’era tardi, sarebbe saltato fuori che qual credito sarebbe risultato direttamente a suo carico.
Subito dopo altra manovra di raggiro. Almeno secondo la tesi accusatoria. Perché lo stesso impiegato avrebbe fatto firmare all’altro un contratto con una società per un finanziamento e, anche in questa circostanza, nella presunta veste di garante. Ma pure questa pratica sarebbe stata accesa a nome dell’invalido. Per un fido di oltre trentamila euro attorno al quale, secondo i magistrati, sarebbe stata costruita tutta un’operazione fasulla. L’adesso accusato, infatti, sarebbe risultato sulla carta debitore nei confronti dell’altro che, di conseguenza, avrebbe fatto scattare un pignoramento ai danni del debitore, così da fare trattenere a quest’ultimo il quinto del suo stipendio. Attraverso questo stratagemma i quattrini – è il teorema degli inquirenti – sarebbero rientrato nelle tasche dello stesso adesso imputato, ma chiudendo in tal modo le porte in faccia ad altri eventuali creditori. (di Vincenzo Falci, fonte gds.it)