Un letargo esistenziale collettivo e il prevalere del giorno per giorno, ma anche il rilancio del primato della politica e soprattutto uno sviluppo fatto di capacità inventive, individuali e collettive: dinamiche spontanee considerate residuali, ma che prendono sempre più consistenza. Ed è da qui che può partire la riappropriazione della nostra identità collettiva. E’ la situazione italiana come la vede il Censis nel 49.mo Rapporto sulla situazione sociale del Paese, presentato oggi a Roma.
Si compra su Internet e si condivide la macchina. Questi i nuovi stili di consumo individuati dal Censis nel proprio rapporto, secondo cui sono 15 milioni gli italiani che fanno acquisti sul web (2,7 milioni nell’ultimo anno hanno comprato prodotti alimentari in rete e l’home banking è praticato dal 46% degli utenti del web). Per muoversi, invece, sono sempre di più coloro che optano per il car sharing: il 4% degli italiani (circa 2 milioni) e la percentuale sale all’8,4% tra i giovani.
Cambia il look delle città ai “piani terra”, vale a dire nell’offerta commerciale dei negozi. Stando al rapporto del Censis, infatti, tra il 2009 e il 2015 sono crollati di oltre il 10% i ferramenta, le boutique, le librerie, le macellerie, mentre si è registrato un vero e proprio boom di take away (+37%), ma anche di ristoranti (15,5%), bar (+10%) e gelaterie-pasticcerie (+8%). Tre le ragioni: ridotto capitale necessario all’avvio di queste attività, pervasività del cibo nel nostro quotidiano, l’iniziativa di molti stranieri.
Per la prima volta dall’inizio della crisi la quota di famiglie italiane che nell’ultimo anno hanno aumentato la propria capacità di spesa risulta superiore a quella delle famiglie che l’hanno ridotta (25% contro 21%). Lo mette in evidenza il Censis, secondo cui “si tratta di un dato che segna una forte discontinuità con il recente passato”. Allo stesso tempo, però, sfiora il 20% del totale il numero delle famiglie che non riescono a coprire tutte le spese con il proprio reddito.
“Il fenomeno mediatico dell’anno è Papa Francesco”: lo rileva il Rapporto Censis riferendo che tra i punti di forza del cattolicesimo per il 77,9% dei residenti di Roma ha indicato proprio “il carisma di Bergoglio”. Il Censis cita anche la rilevazione del Pew Research Center secondo la quale “Papa Francesco precede in graduatoria, per numero di citazioni nelle news digitali statunitensi, la candidata alla presidenza Usa Hillary Clinton e leader di fama mondiale come puti o Angela Merkel”.
Tutti guardano tv, web ancora su, giù carta stampata – Nel 2015 la televisione ha una quota di telespettatori vicina alla totalità della popolazione (il 96,7%). Ma aumenta l’abitudine a guardare la tv attraverso i nuovi device: +1,6% di utenza rispetto al 2013 per la web tv, +4,8% per la mobile tv, mentre le tv satellitari si attestano a una utenza complessiva del 42,4% e il 10% degli italiani usa la smart tv che si può connettere alla rete. E’ quanto emerge dal 49.mo Rapporto sulla situazione sociale del Paese del Censis. Anche per la radio si conferma una larghissima diffusione di massa (l’utenza complessiva corrisponde all’83,9% degli italiani), con l’ascolto per mezzo dei telefoni cellulari (+2%) e via internet (+2%) ancora in ascesa. In effetti, gli utenti di internet continuano ad aumentare (+7,4%), raggiungendo una penetrazione del 70,9% della popolazione italiana. Le connessioni mobili mostrano una grande vitalità, con gli smartphone forti di una crescita a doppia cifra (+12,9%) che li porta oggi a essere impiegati regolarmente da oltre la metà degli italiani (il 52,8%), e i tablet praticamente raddoppiano la loro diffusione e diventano di uso comune per un italiano su quattro (26,6%). Aumenta ancora la presenza degli italiani sui social network, che vedono primeggiare Facebook, frequentato dal 50,3% dell’intera popolazione e addirittura dal 77,4% dei giovani under 30, mentre Youtube raggiunge il 42% di utenti (il 72,5% tra i giovani) e il 10,1% degli italiani usa Twitter. Al tempo stesso, non si inverte il ciclo negativo per la carta stampata, che non riesce ad arginare le perdite di lettori: -1,6% per i quotidiani, -11,4% per la free press, stabili i settimanali e i mensili, mentre sono in crescita i contatti dei quotidiani online (+2,6%) e degli altri portali web di informazione (+4,9%). Non è favorevole l’andamento della lettura dei libri (-0,7%): gli italiani che ne hanno letto almeno uno nell’ultimo anno sono solo il 51,4% del totale, e gli e-book contano su una utenza ancora limitata all’8,9% (per quanto in crescita: +3,7%).
Sanità, per 4 italiani su 10 sta peggiorando – Più di quattro italiani su dieci pensano che la sanità stia peggiorando, quota che arriva al 64% al Sud. Più della metà considera inadeguato il Servizio sanitario regionale, ma la percentuale di insoddisfatti si avvicina all’83% nel Mezzogiorno. Colpa di costi che crescono e tempi di attesa che non calano, con la capacità del privato di offrire una concorrenza che spinge i cittadini spesso a pagare di tasca propria. E’ quanto emerge dal 49/esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2015, presentato oggi. Ad esempio, per una risonanza magnetica nel privato si spendono 142 euro e si attendono 5 giorni, con il ticket si pagano 63 euro ma si aspetta ben 74 lunghi giorni. Tra le persone che hanno effettuato visite specialistiche e accertamenti diagnostici, rispettivamente il 22,6% e il 19,4% però ha dovuto attendere perché privo di alternative. E l’attesa è stata, in media, di 55 giorni per una visita specialistica e 46 per un accertamento. Altro capitolo dolente è quello dei non autosufficienti, che sono 3.167.000 (5,5% della popolazione), di cui 1.436.000 gravi. Scricchiola però il modello italiano di family-care: la metà delle famiglie con una persona non autosufficiente (contro il 38,7% del totale delle famiglie) ha risorse scarse. E spesso sono costrette a utilizzare tutti i propri risparmi, fino a vendere casa o indebitarsi.
In Italia 4 grandi ‘regioni urbane’, 17 mln abitanti – In Italia al momento sono presenti 4 grandi ‘regioni urbane’, composte da circa 900 comuni, con una popolazione complessiva di 17 milioni di abitanti, all’interno delle quali troviamo le prime tre città del Paese (Roma, Milano e Napoli), nonché la conurbazione di quattro città venete, vale a dire Venezia, Padova, Treviso e Vicenza. Lo segnala il 49/mo rapporto Censis, che ricorda anche l’esistenza di 7 medie regioni urbane, con circa 260 comuni e 8,9 milioni di abitanti, che comprende tra l’altro Torino, Genova, Bologna, Firenze e Bari Il rapporto ricorda anche la presenza di 7 piccole ‘regioni urbane’, con circa 180 comuni e 4,4 milioni di abitanti, tra cui Verona, Palermo e Catania. “Esiste dunque un’armatura urbana di livello superiore – sottolineano gli autori del rapporto – che raccoglie poco più di 30 milioni di abitanti e in cui si addensa metà della popolazione italiana (il 49,7%)”. La rilevanza di queste regioni urbane è destinata a crescere ulteriormente in futuro: secondo le previsioni demografiche elaborate dal Censis, nel 2030 queste ‘regioni urbane’ nel loro insieme vedranno aumentare la popolazione dell’8,6%, contro un incremento complessivo della popolazione italiana stimato nell’ordine del 3,4%. Per molte delle aree-regioni urbane del Centro-Nord la crescita sarà ben più rilevante: la megaregione lombarda incentrata su Milano crescerà dell’11%, l’area romana del 15% e quelle veronese e fiorentina del 16%.
Stranieri in Italia sempre più ‘ceto medio’ – La condizione degli stranieri regolarmente residenti in Italia è molto diversa da quella che caratterizza le periferie francesi i le innercities londinesi: da noi gli immigrati inseguono una traiettoria verso la condizione di ceto medio, differenziandosi così dalle situazioni di concentrazione etnica e disagio sociale che caratterizzano quelle realtà all’estero. E’ l’analisi del Censis nel suo Rapporto sulla situazione sociale del paese. Tra il 2008 e il 2014, sottolinea l’istituto, i titolari d’impresa stranieri sono aumentati del 31,5% (soprattutto nel commercio, che pesa per circa il 40% di tutte le imprese straniere, e nelle costruzioni, per il 26%), mentre le aziende guidate da italiani diminuivano del 10,6%. A dimostrazione del cammino veloce verso l’integrazione, un’indagine dell’istituto da cui risulta che il 44% degli italiani ritiene che è cittadino italiano chi nasce sul suolo italiano, per il 33% chi vive in Italia per un certo periodo di tempo minimo (non importa dove sia nato), per il 19% chi ha genitori italiani. Lo ius soli (il diritto di cittadinanza agli immigrati acquisito automaticamente con la nascita in un territorio) è quindi il criterio privilegiato. L’integrazione passa anche attraverso il cibo: tra gli stranieri che vivono in Italia, 9 su 10 pensano che il cibo rappresenta un elemento in grado di facilitare l’incontro tra le persone e le culture. E infatti il 40,5% di queste persone si è trovato a preparare piatti della propria tradizione per italiani e il 37,1% ha insegnato a questi ultimi ricette del proprio Paese d’origine. La cucina italiana entra dentro le mura domestiche delle famiglie straniere e convive con le ricette del Paese d’origine, a volte integrandole, a volte trasformandole in qualcosa di diverso attraverso accostamenti originali di sapori e ingredienti. Tra chi sa cucinare (il 74,9% degli stranieri in Italia), la maggior parte dichiara di essere in grado di preparare piatti e ricette italiane. Il 61,8% dichiara di avere imparato da amici, conoscenti o datori di lavoro italiani, mentre il 33% segue la curiosità e la pratica quotidiana, e il 25,7% la televisione. (Fonte ansa.it)