Mafia, processo “Capaci Bis” a Caltanissetta. Pentito:Nel ’91 esplosivo dall’ex-Jugoslavia

31310CALTANISSETTA – “Alla fine del 1991, dall’ex Jugoslavia arrivo’ a Catania un carico di esplosivo e di armi poi trasportato, poco prima della strage di Capaci, a Palermo. All’epoca, la famiglia dei Santapaola fece un favore agli amici palermitani, in particolare ai corleonesi di Provenzano e Riina. Ai corleonesi, vennero forniti anche dei telecomandi”. Lo ha riferito, il collaboratore di giustizia Filippo Malvagna, boss appartenente al clan Santapaola di Catania, deponendo al secondo processo per la strage di Capaci, in corso a Caltanissetta. “A Catania dall’ex Jugoslavia arrivarono circa 400 chili di esplosivo” ha detto il pentito. “L’accordo – ha spiegato Malvagna – venne stipulato in Toscana e vi parteciparono anche persone appartenenti ai servizi segreti della Jugoslavia. L’esplosivo giunto a Catania, sembrava riso, era beige ed era distribuito in due sacchi, uno di juta e l’altro plastificato. La famiglia catanese disponeva di una gran quantita’ di esplosivo che veniva reperito dagli ordigni bellici o da qualche cava. Serviva per intimorire le vittime del pizzo o per ammazzare qualche nemico. Iniziammo a parlare di stragi solo intorno agli anni novanta”.

“Doveva servire per commettere delle stragi in Sicilia ed in altre parti d’Italia, l’esplosivo che arrivo’ a Catania, nell’aprile del ’92 dall’ex Jugoslavia. In particolare serviva per uccidere un magistrato”. A dirlo e’ stato un altro collaboratore di giustizia, Maurizio Avola – un killer spietato che si e’ macchiato di oltre 50 omicidi, compreso quello nei confronti del giornalista Giuseppe Fava – deponendo al processo ‘Capaci bis’, a Caltanissetta. “Quando l’esplosivo arrivo’ in Sicilia, fu conservato – ha detto il collaboratore – in un garage appartenente a mio padre, ovviamente a sua insaputa e subito dopo venne trasportato a Termini Imerese. A Catania, abbiamo saputo che quell’esplosivo doveva servire per la strage di Capaci, solo un mese prima dell’attentato. Si trattava di T4. Nel carico giunto dall’ex Jugoslavia c’erano anche armi e telecomandi”.

Condividi