“…Datemi alcune bottiglie, uno shaker e del ghiaccio e per cento anni inventerò un cocktail ogni giorno”. La frase racchiude il talento, la passione, la professionalità, la storia del successo di Franco Grazia, 74 anni di Caltanissetta, mitico bartender, conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo, che non ha perso brio, vitalità e voglia di intraprendere sfide sempre nuove. Ormai lo si può definire “un’icona” del bartending , innamorato della Sicilia e del capoluogo nisseno, anche se ormai residente a Torino da diversi anni, cha vanta una carriera personale prodigiosa ricca di aneddoti e successi. Un percorso con un inizio difficile che sin da subito attesta il carattere a la grinta dell’indomito Franco che nonostante le diverse operazioni chirurgiche dovuta alla osteomilelite, si da giovanissimo inizia a prestare la sua opera nell’attività di famiglia, sulla conchiglia di Gela, servendo gelati artigianali e bibite dissetanti. A dodici anni si trasferisce a Torino e qui decolla la sua mirabile carriera di barman imprenditore aprendo locali sia in Sicilia che in Piemonte. L’uomo, dalle qualità umane fuori dal comune, dedica il suo primo pensiero alla famiglia ed al libro “Shakerare con Grazia” (2014) che racconta la sua vita. “Sono nonno di tre bellissimi nipoti. Ringraziare la mia famiglia per essermi stata vicino, soprattutto mia moglie Federica e mia figlia Eleonora. Voglio ringraziare mio figlio Gianluca, poichè senza di lui non sarei mai riuscito a realizzare quest’ opera che e un riassumo della mia attività di bartender, e coincide con il riassunto della mia vita vissuta. Sua e stata la vena ideatrice e realizzatrice del Bellagio Club e successivamente del libro. Voglio ringraziarlo anche per essermi stato sempre vicino e avermi aiutato negli anni di malattia”.
Ricorda quanto sia sto faticoso il suo inizio, quanti sacrifici abbia dovuto affrontare, ha anche lavorato in una torneria, e lancia un monito ai giovani: “Invito ai giovani a comprendere che il dono della vita va affrontato con tanta serenità e gioia, cercando di sorprendersi e perfezionarsi ogni giorno, proponendosi di vivere senza rimorsi ne rimpianti, ma lasciandosi alle spalle solo bei ricordi e, possibilmente, anche stima di se stessi”. L’incontro che cambia in meglio la sua vita è quello con Angelo Zola, fondatore e presidente dell’AIBES (Associazione Internazionale Bartenders e Sostenitori) e dell’IBA (International Bartenders Association), “icona” del settore, vera e propria istituzione del bartending mondiale, con il quale Franco apprende tutti i trucchi del mestiere per intraprendere una carriera sfavillante. Non mancano gli incontri con personaggi famosi, da Umberto Agnelli a Kevin Nyerere Principe di Tanzania, e location da sogno, in primis Montecarlo.
“Una volta verso le 18, mentre sta per aprire la saracinesca del suo piano bar gli si avvicina l’amico cliente Francesco Morini, giocatore della Juventus. “Franco – mi disse – fai uno strappo alle regole: dobbiamo festeggiare una fantastica vittoria e ringraziare il dottore per un favoloso regalo. Preparaci qualcosa di speciale almeno quanto l’oggetto che ci ha regalato”.
Cos’era successo? La Juventus aveva battuto l’Inter a Milano per 5 a 0. Umberto Agnelli aveva festeggiato il grande evento riunendo la squadra e portandola da un noto gioielliere nel cuore di Torino, a ritirare un rolex con la dedica; “Grazie, ragazzi!”. La serata, capitanata dal barone Causio, con al seguito Leoncini, Furino, e quello sciupafemmine di Francesco Morini, s’era trasformata in una favolosa location black&white. Umberto Agnelli uno di loro, amico tra gli amici che brindava con Champagné cocktail.
Nell’estate dell’80 Franco opera in una Club House situata nel cuore della collina torinese di proprietà del ragionier Luciano Nigra e di sua moglie la Contessa Vittoria (una donna splendida d’altri tempi). Il ragioniere, uomo schietto e signorile, era riuscito a strappare Franco dal Country Shaker Club, partendo dal presupposto che un abile barman è anche un utilissimo partner negli affari che contano. È l’estate in cui l’Avvocato porta alla Juventus ‘le roi’ Michel Platini ed è il ragionier Nigra a trovare una giusta dimora al grande campione. Quel giorno, nella location.on arrivano l’Avvocato, Platini con moglie, Girese e Francesco Morini. Nigra presenta agli ospiti, con aria compiaciuta, il “suo” barman, come esibisse un oggetto di valore: “Qui, per noi, e solo per noi, annuncia con un sorriso, abbiamo il nostro Franco”. Morini e Platini si scambiano sguardi sorpresi, ma un fatto è certo: solo dopo aver discusso al banco con Franco e sorseggiato una “brezza d’estate” arriva la firma per l’acquisto di una splendida villa.
Oggi Franco Grazia è pensionato e Presidente Onorario del Bellagio Club, associazione senza fini di lucro fondata nel 2009 e alla quale il Comune di Torino attribuisce nel 2012 il marchio Buon Bere. In pratica, il Bellagio Club BMB Academy World Class è vocato al Bartraining Management Bartenders e cioè alla preparazione di professionisti d’eccellenza provenienti dall’Italia e dal mondo.
“Il mio desiderio e di riqualificare una professione che, come quando lavoravo io, sia in grado di stimolare, aggiornare e seguire i gusti del “Buon Bere”. Vorrei che ogni bartending fosse un artista, ovvero una persona che, nella sua vita privata cosi come nel suo lavoro, possegga certe caratteristiche: meticolosita, delicatezza, armonia, pulizia, eleganza, calm facade, intuizione e padronanza delle proprie conoscenze. Il profilo di un Bartender professionista comprende anche l’attenzione al proprio aspetto personale. Esso è spesso lo specchio dello stile del bar stesso. In pratica un Bartender qualificato e in grado non solo di fare cocktails, ma di creare un’esperienza per i propri ospiti, i quali torneranno per passare una buona serata e bere bene, senza dimenticare la regola che gli ospiti attraggono altri ospiti. Ci deve essere, ovviamente, un rapporto intimo e alchemico tra il bartender e il cocktail. Il cocktail è un’estensione della conoscenza del bartender, il quale con cura e arte educherà il palato del suo cliente al Buon Bere e al Bere Consapevole. La trasmissione dei sensi dell’anima e del corpo che avviene durante l’interazione sulla triplice asse Bartender – Cocktail – Cliente”.
Il pensiero vola all’amata Caltanissetta: “Manco da tanto, troppo tempo, spero di riuscire almeno una volta a tornare per rivedere la mia città: è il mio sogno”. E’ riuscito a “Shakerare con Grazia”, parole, pensieri e racconti: emozioni “vere” di chi ha vissuto la vita con passione, insegnamenti che servono da monito.. Da ora in poi quando vedremo il mitico 007, James Bond, sorseggiare il vodka martini, detto altrimenti vesper, rigorosamente shaker, not stirred, agitato non mescolato, il nostro pensiero volerà alle mani di chi prepara quel “capolavoro”.