La ragazza sarebbe rimasta per quattro giorni, dalla notte di domenica 22 al mattino di venerdì 25 novembre, in un’abitazione fatiscente del rione Saccara, in via Mussomeli. Gli accertamenti clinici hanno confermato che la giovane è stata vittima di violenza e le analisi del sangue hanno accertato la presenza di stupefacenti, somministrati per renderla inoffensiva.
Interrogatori incessanti di amici e conoscenti da parte dei carabinieri, oltre 70 persone, controlli incrociati di tabulati telefonici e riscontri delle dichiarazioni rese dai vari testimoni disegnano un quadro sempre più verosimile e chiaro, seppur non manchino alcuni aspetti da “definire”.
La ragazza, nella sua dettagliata deposizione, ha raccontato che quella sera era stata accompagnata dalla madre nel centro di Caltanissetta e poi con alcuni amici si era recata a una festa in un casolare di campagna, dove ha trascorso la serata con alcuni amici. La 20enne ha raccontato che quella sera, dopo aver bevuto degli alcolici, ha perso i sensi, risvegliandosi la mattina seguente senza i propri vestiti, in un letto di una casa fatiscente, occupata da nigeriani.
E’ già stato individuato il luogo della festa e sono stati ascoltati molti dei partecipanti, alcuni minorenni. Il fatto che in quel party fosse presente alcool in grande quantità nonostante la presenza di non maggiorenni, disegna un quadro fosco e potrebbe avere indotto probabilmente alcuni degli interrogati a non dire tutta la verità. Da tenere conto del riserbo che vige sulla vicenda perché le indagini sono in corso e gli investigatori non vogliono lasciar trapelare nulla. Adesso si sta tentando di capire quando i cinque nigeriani siano entrati in scena, se alcuni di loro fossero presenti alla festa ed eventualmente con che ruolo.
Per chiarire quest’aspetto si stanno eseguendo dei controlli incrociati per accertare se tra qualcuno dei partecipanti alla festa e gli arrestati, tre dei quali pregiudicati per fatti di droga e con molti clienti “giovani”, vi fossero rapporti di conoscenza pregressa. Medesimo chiarimento è stato effettuato per appurare se la vittima conoscesse i suoi carnefici; enorme la mole di lavoro svolta sulle utenze dei telefoni, sui vari profili social degli indagati e su tutti gli elementi che potrebbero rivelarsi utili agli investigatori. Allo stato attuale, tenendo conto di ciò che ufficialmente è stato comunicato dai carabinieri e dai rumors che provengono dal comando, è da escludere che la ragazza conoscesse i suoi stupratori.
In quei giorni i genitori della ragazza avevano ripetutamente, ma vanamente tentato di contattarla, senza riuscirvi e solo venerdì mattina si erano recati dai Carabinieri chiedendo aiuto. All’inizio della scomparsa i genitori non si erano preoccupati in modo particolare, ma con il passare dei giorni la preoccupazione è cresciuta e avevano deciso di denunciarne la scomparsa. Questo passaggio della vicenda è un altro dei punti caldi sui quali si stanno soffermando le forze dell’ordine. In più occasioni i genitori avrebbero tentato di contattare la figlia, circostanza questa che sarà definita con l’analisi dei tabulati telefonici. Il telefono della ragazza in alcune occasioni avrebbe squillato a vuoto, poi il silenzio assoluto.
Da indiscrezioni, tutte da confermare, in un’occasione uno dei nigeriani avrebbe brevemente risposto. “Sua figlia sta bene, adesso è in bagno, la faccio richiamare”. Inoltre è da accertare se nei giorni del sequestro dall’utenza della ragazza siano stati inviati sms o messaggi tramite social ed eventualmente su chi fossero i destinatari, ed infine se l’invio sia stato operato dalla vittima o dai suoi carnefici.
Infine indagini serrate sono svolte nella zona del luogo di detenzione della vittima per capire chi, oltre i cinque arrestati, abbia approfittato sessualmente della giovane. Anche in questo caso si stanno spulciando tutte le chiamate partite dai telefonini dei nigeriani o i messaggi, e valutando se non siano state scattate foto o girati video nelle quali la ragazza è oggetto di sevizie sessuali. Nella stamberga all’atto dell’arrivo dei militari dell’arma vennero rinvenuti alcuni tablet, due coltelli e una ventina di grammi di hashish.
Il degrado del quartiere, con case affittate senza contratto a vari soggetti che talvolta sono privi di documenti, con la silente complicità dei proprietari delle case che incasserebbero l’affitto in nero e chiudono un occhio su tutto il resto, ha determinato il sorgere di zone in cui spaccio e prostituzione sono operazioni abituali, alle quali i residenti sono ormai avvezzi. Per cinque giorni una ragazza è stata tenuta prigioniera contro la sua volontà e nonostante le urla e le grida, nonostante il via vai di molti uomini, nessuno si sarebbe accorto di nulla.
Investigatori e Procura lavorano ininterrottamente, a breve potrebbero esserci ulteriori risvolti, non si esclude il fermo di altre persone.