“I risparmiatori stiano tranquilli, in particolar modo delle banche di credito cooperativo che non hanno finalità di lucro, non c’è divisione di dividendi, abbiamo esclusivamente finalità mutualistiche. Banca Etruria, per citare un caso, era una banca ordinaria, ma attenzione a non generalizzare, moltissime banche ordinarie sono affidabili e solide. La banca di credito cooperativo è un sottoinsieme del sistema bancario ordinario nato per sostenere il territorio e dare fiducia agli imprenditori locali e alle loro famiglie. Inoltre è giusto chiarire, anzi colmare un deficit di cultura finanziaria, c’è sempre un rapporto stretto tra il rischio che si corre e il rendimento che si cerca, lo si tenga a mente”.
Le banche di credito cooperativo, che a livello consolidato rappresentano il terzo gruppo bancario in Italia e che l’anno scorso hanno superato con successo gli “stress test” della Banca Centrale Europea, cioè delle simulazioni di mercato particolarmente avverso per “testare” i patrimoni degli istituti di credito.
Le 370 realtà di credito cooperativo, a livello nazionale, hanno creato un fondo comune di garanzia al quale attingere in caso di difficoltà: un aiuto reciproco che garantisce i risparmiatori e il mercato e che, ad oggi, ha consentito di non scaricare su terzi i danni dei dissesti bancari.
In questo sistema non fa eccezione nemmeno la Banca del Nisseno che garantisce i propri risparmiatori con 33 milioni di patrimonio. Qual è, dunque, il sistema bancario migliore o più efficiente? La risposta, per il presidente Di Forti, non è universale e ciascun soggetto deve valutare il proprio bisogno: “Le Bcc sono le banche ideali per le famiglie, i piccoli imprenditori, i giovani professionisti e, in generale, il segmento di clientela più debole in quanto meno dotato finanziariamente”.
“Esempio recente – ricorda Di Forti – quello di come è stata risolta la crisi della Banca Padovana di credito. Era commissariata dal maggio 2014 dopo aver registrato pesanti perdite ed è stata incorporata dalla Bcc di Roma, la più grande tra le banche di credito cooperativo. La parte malata, quella con 600 milioni di sofferenze, è stata girata al Fondo di Garanzia istituzionale del sistema delle Bcc, la parte sana è stata inglobata dalla Bcc di Roma. Sono 1,2 miliardi di depositi, 800 milioni di impieghi e oltre 200 dipendenti salvati dal crac”.
Per evitare comunque i rischi i risparmiatori stiano attenti a non divenire investitori nel mercato finanziario speculativo, ci sono grandi rischi.