CALTANISSETTA – Guardando i documenti fotografici e i filmati dei nostri consiglieri comunali cimentati con caschetti e giubbotti rifrangenti nel sopralluogo alla fu bretella della strada statale 640 che ci collegava alla A 19, ci è sembrato di assistere ad una riedizione, naturalmente in chiave decadentista e caricaturale, del celeberrimo capolavoro “Prof. Guido Terzilli, primario della clinica Villa Celeste, convenzionata con le mutue”. Il primario, che in luogo di una sobria autorità, viene contraddistinto dall’illogico sorriso, è interpretato della Presidentessa del Consiglio.
Come ci hanno confortato le sensazioni che ci ha trasmesso. A Caltanissetta passerà la strada più bella del mondo, e sono solo menagrami ed uccelli del malaugurio i guasta feste che da più di sei anni si lamentano di una viabilità indecente. Per un’opera così e’ giusto soffrire per altri dieci, forse quindici anni. Non importa se in un paese industrializzato diverso dal nostro ci si impiega tre volte meno.
A seguirla, a ritmo di musica gli altri consiglieri nel ruolo di assistenti. Tutti uguali nel loro giubbottino, sembra quasi che per una giornata abbiamo rinunciato a farsi vicendevolmente le scarpe. Osservano meticolosamente, analizzano il paziente moribondo di una inquietante incompiuta. Ci hanno promesso, dopo oltre un anno di rinvii, che aprirà prima di Natale. Certo a giudicare dalle immagini, la nostra nuova strada, corroborata da qualche pioggerella potrebbe forse aprire come percorso fluviale, ma al simbolismo ci siamo già abituati e data la situazione ci rendiamo conto che non è il caso di fare troppo gli schizzinosi.
L’atmosfera della visita ci ricorda molto le corsie della clinica Villa Celeste. Goliardica, fittiziamente autentica, pregnata da un subliminale cinismo che insidiosamente si offre di trasmetterci tutta l’insicurezza che si possa provare. Come non ricordare la scena dell’ineffabile primario che seduce la madre di un bambino ricoverato affidatogli. “Ha fiducia in me” Le chiese il luminare, e lei rispose “In lei si professore”. Tutto ciò mentre il piccolo peggiorava a vista d’occhio.
Sarebbe quasi divertente se non pensassimo a tutti i lavoratori che viaggiano per bisogno e rinuncerebbero volentieri a semafori, gimcane e allungamenti di percorso.
Ma non per questo vogliamo aggiungerci all’elenco dei guastafeste ed interrompere l’ipnotico luddismo del nostro civico consesso.
Solo ci auguriamo, per gli sventurati automobilisti, che a questa passeggiata di San Martino dei nostri consiglieri, a tarallucci e vino, non segua la scampagnata di pasquetta.
Riflessioni. La scampagnata di San Martino sulla 640
Sab, 14/11/2015 - 00:44
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