In attesa della costruzione di una «green refinery» per la produzione di bio carburanti, gli unici impianti attualmente in marcia nel petrolchimico, dopo lo stop per la crisi del settore deciso due anni addietro, sono la centrale termoelettrica, il depuratore biologico (che lavora anche i reflui cittadini) e le «utilities», col supporto dei servizi di sicurezza. Nella sua istanza, Fontanella chiede anche la nomina di un custode cui affidare le aree da risanare, con ordine di bonifica totale, e la perimetrazione, nella piana di Gela, delle superfici in cui operano i pozzi di estrazione del petrolio e dei terreni attraversati dagli oleodotti dell’Enimed, lungo i quali si sono verificate perdite inquinanti di prodotto. A luglio, una commissione di cinque periti (tra cui due di fama internazionale) nominata dal tribunale civile di Gela, ha confermato una precedente perizia che affermava l’esistenza di un nesso di casualità tra inquinamento industriale e taluni tipi di malformazioni neonatali riscontrate sui bambini gelesi (spina bifida, palatoschisi, ecc.). In più, la relazione dei cinque periti del tribunale parla di «disastro ambientale permanente» per via del rilevante inquinamento di aria, acqua, suolo e sottosuolo, i cui effetti nocivi giungono all’uomo attraverso la catena alimentare. Per impedire «l’aggravamento dei danni e ulteriori rischi alla salute» dei gelesi, Fontanella perciò chiede al «giudice civile» il provvedimento cautelare che potrebbe avere pesanti ripercussioni sul fronte occupazionale già ridotto ai minimi termini. (Fonte gds.it)