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Caltanissetta, operazione “Redivivi” della Squadra Mobile nissena: 22 arresti

Redazione

Caltanissetta, operazione “Redivivi” della Squadra Mobile nissena: 22 arresti

Mar, 24/11/2015 - 08:34

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imageCALTANISSETTA – Nel corso della notte la Polizia di Stato ha eseguito 22 ordinanze di custodia cautelare, di cui 18 in carcere e 4 agli arresti domiciliari, emesse dal G.I.P. del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, che ne ha coordinato le indagini. Gli arresti sono stati eseguiti dai poliziotti della Squadra Mobile di Caltanissetta, in collaborazione con quelli del Commissariato di P.S. di Gela, della Squadra Mobile di Livorno e con l’ausilio di pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine e di Unità Cinofile. I destinatari delle misure cautelari, appartenenti a cosa nostra (gruppi Rinzivillo ed Emmanuello), sono indagati, a vario titolo, per i reati di associazione di tipo mafioso, aggravata dall’essere armata, finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti ed alle estorsioni. L’operazione ha permesso di ricostruire i nuovi assetti di cosa nostra gelese e, ancora una volta, sono stati decapitati i vertici mafiosi, essendo stato individuato il “reggente” della famiglia di Gela, oggi arrestato. Le indagini sono state avviate sulla base delle dichiarazioni di alcuni imprenditori gelesi che, nel 2014, si sono determinati a collaborare con gli investigatori grazie anche al supporto dell’Associazione Antiracket di Gela. Gli imprenditori hanno segnalato le intimidazioni, da parte di alcuni membri del clan, tese ad estrometterli dal redditizio mercato del recupero di materiali plastici e ferrosi presso le serre dell’agro gelese, nelle quali la consorteria mafiosa aveva anche imposto il servizio retribuito della “guardiania”. Cosa nostra gelese, inoltre, aveva dato vita ad un fiorente traffico di stupefacenti, che serviva a sostenere l’associazione, forte anche dell’alleanza con membri della “stidda” ragusana.

I destinatari delle misure cautelari sono indagati, a vario titolo, per i reati di associazione di tipo mafioso, aggravata dall’essere armata, finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti ed alle estorsioni.

Sono stati sottoposti alla misura della custodia cautelare in carcere:

  1. TRUBIA Vincenzo, nato a Gela il 26.04.1971;
  2. TRUBIA Nunzio, nato a Gela il 19.11.1960;
  3. TRUBIA Davide, nato a Gela il 18.04.1982;
  4. TRUBIA Rosario, nato a Gela il 18.07.1990;
  5. TRUBIA Luca,nato a Gela il 24.01.1991;
  6. TRUBIA Simone,nato a Gela il 20.05.1995;
  7. TRUBIA Pasquale Andrea, nato a Gela il 24.12.1982;
  8. TRUBIA Pasquale Lino, nato a Gela il 27.11.1988;
  9. RIZZARI Luigi, nato a Solingen (Germania), il 24.03.1976;
  10. CARUSO rosario, nato a Gela il 25.02.1979;
  11. GIOVANE Francesco Graziano, nato a Gela il 03.05.1983;
  12. BIUNDO Ruggiero, nato a Gela il 06.04.1975;
  13. ROLLA Manuele,nato a Gela il 23.03.1985;
  14. TASCA Cristofer Luca, nato a Gela l’11.03.1993;
  15. CRISCI Fabio, nato ad Agrigento il 30.01.1992;
  16. NICOSIA Baldassare, nato a Gela il 12.02.1983, in atto detenuto
  17. TRUBIA Rosario Maichol, nato a Gela il 15.10.1992;

Sono stati colpiti, invece, dalla misura cautelare degli arresti domiciliari:

  1. CARNAZZO Giuseppe, nato a Niscemi, il 02.08.1985;
  2. TRUBIA Rosario, nato a Gela il 28.09.1989;
  3. TUCCIO Serafino, nato a Gela 15.10.1992;
  4. ALBA Rosario Davide, nato a Pavia il 26.07.1983.

Sono ancora attivamente ricercati:

  1. URSICA Petrut Stelian inteso “pietro”, nato in Romania il 09.12.1995;

imageLe indagini in argomento – coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta e condotte dalla Squadra Mobile di Caltanissetta e dal Commissariato di Gela – sono state avviate di iniziativa, nell’agosto 2014, sulla base delle dichiarazioni di alcuni imprenditori gelesi che avevano segnalato l’estromissione, con atti intimidatori, dal mercato della raccolta di plastica dismessa dalle serre.

Prezioso il contributo dell’Associazione Antiracket di Gela e del suo Presidente Renzo Caponnetti che è riuscito ad infondere negli imprenditori il coraggio di denunciare e la fiducia nelle Istituzioni e a cui va il personale ringraziamento del Questore Bruno Megale, del dirigente della Squadra Mobile Marzia Giustolisi e del dirigente del Commissariato di Gela, Francesco Marino.

Di grande importanza il risultato investigativo conseguito che, non solo ha permesso di riscontrare le dichiarazioni degli imprenditori e di individuare il “sistema mafioso” che imponeva il proprio diktat sul territorio, minacciando pesantemente gli imprenditori del settore della raccolta della plastica, ma ha permesso di individuare l’attuale reggente di cosa nostra gelese nell’odierno indagato Trubia Vincenzo: ennesimo duro colpo a cosa nostra di Gela che aveva cercato di rafforzarsi unendo i sodali dei gruppi Rinzivillo ed Emmanuello sotto l’egida dello storico appartenente rinzivilliano, Trubia Vincenzo. Tra gli arrestati, familiari (fratelli e nipoti) di collaboratori di giustizia.

Il Trubia Vincenzo, incurante della sottoposizione alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza che gli impediva di uscire dal comune di Gela, ha creato nuove alleanze nel tessuto malavitoso provinciale, incontrandosi con soggetti di notevole spessore criminale dell’hinterland nisseno, in modo da conseguire il rafforzamento dell’associazione mafiosa.

 Favorita dalle condizioni ambientali in cui essa prospera da tempo, la consorteria che fa capo al Trubia Vincenzo, riconducibile a “cosa nostra” – gruppi Rinzivillo ed Emmanuello, ha tentato di riorganizzarsi e riprendere in mano il controllo del territorio gelese per potersi dedicare, oltre alle estorsioni ed al traffico di stupefacenti, anche a quelle attività tipiche di un’associazione mafiosa che assicurano facili guadagni a danno della società civile e della libera concorrenza tra imprenditori.

Infatti, le attività investigative hanno consentito di raccogliere consistenti elementi probatori a carico degli appartenenti all’organizzazione, che si sono mostrati in grado di impadronirsi del controllo del territorio anche attraverso l’imposizione nella raccolta di materiale plastico e di materiali ferrosi da conferire in siti autorizzati. La strategia tesa al controllo del territorio da parte dei membri di “cosa nostra” gelese si è perfezionata con l’imposizione del servizio della c.d. “guardiania” presso le aziende agricole insistenti nei territori di c.da Mignechi, Bulala ed in altre zone limitrofe, agro di Gela, ove insistono coltivazioni in serra.

Pertanto, è emerso che i soggetti sottoposti ad indagini, avvalendosi della forza d’intimidazione e del vincolo associativo derivante dall’appartenenza alla consorteria mafiosa, abbiano preso il pieno controllo del territorio, al fine di trarne illecito profitto.

L’attività d’indagine svolta ha permesso di appurare, inoltre, che gli odierni indagati, tra cui Trubia Vincenzo e Rosario, Tasca Cristofer Luca ed altri, oltre a gestire la raccolta della plastica del materiale ferroso e della guardiania, si sono dedicati anche al traffico di sostanze stupefacenti – del tipo cocaina che hashish – per finanziare le casse dell’organizzazione.

Sotto questo profilo, le risultanze investigative hanno permesso di riscontrare che l’organizzazione mafiosa di cosa nostra gelese ha stretto alleanze per il traffico di droga con esponenti della famiglia mafiosa “Dominante-Carbonaro”, riconducibile alla consorteria mafiosa della “stidda” operante nel ragusano, edhanno contestualmente consentito di identificare i referenti a cui l’organizzazione mafiosa in argomento si rivolgeva per far giungere lo stupefacente nel mercato gelese. Nel corso dell’attività di indagine venivano operati anche sequestri di sostanza stupefacente del tipo cocaina.

Si è accertato, inoltre, che l’organizzazione mafiosa aveva disponibilità di armi, più precisamente pistole e fucili, custodite illegalmente da diversi indagati, utilizzate per intimidire imprenditori concorrenti nei settori in cui la consorteria esercitava, come detto, il proprio dominio mafioso e, verosimilmente, anche per porre in essere danneggiamenti, mediante l’esplosione di colpi di arma da fuoco, nei confronti delle attività commerciali che rifiutassero di sottomettersi all’egemonia mafiosa del clan. Nel corso dell’attività di indagine venivano sequestrate armi e munizioni.

A conferma delle risultanze investigative, infine, sono intervenute, oltre alle dichiarazioni degli operatori che avevano segnalato l’imposizione nella raccolta di materiale plastico e ferroso da conferire in siti autorizzati, anche  le dichiarazioni di altri imprenditori che hanno ammesso di aver dovuto tollerare l’imposizione nel servizio di “guardiania” presso le loro aziende agricole a causa della forte intimidazione ambientale mafiosa, cui hanno dovuto sottostare nel timore di gravi danneggiamenti.

Con la presente misura restrittiva della libertà personale venivano altresì contestate al Trubia Davide, fratello del collaboratore di giustizia Trubia Rosario, delle estorsioni aggravate dal metodo mafioso, commesse dal medesimo a partire dagli anni 2003, unitamente al Pellegrino Gianluca, per il quale si procede separatamente, ai danni di diversi commercianti gelesi. A supporto di tali contestazioni le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Billizzi Massimo Carmelo, Vella Francesco, Gammino Gianluca e Ferracane Fortunato per le quali questa Squadra Mobile ha svolto una capillare e certosina attività di riscontro anche attraverso l’escussione di più commercianti vessati.

In particolare il Trubia Davide, secondo le direttive dei reggenti Vella Francesco, prima, e Billizzi Massimo Carmelo, poi, e ricevendo le disposizioni di Gammino Gianluca, era stato incaricato di gestire le estorsioni ai danni dei pubblici esercizi gelesi, mediante la minaccia, anche implicita, dell’appartenenza all’indicato gruppo mafioso.

Tutti i soggetti colpiti dal provvedimento restrittivo della libertà personale sono stati catturati tranne il rumeno URSICA PETRUT Stelian e il gelese TRUBIA Rosario Maichol.

Quest’ultimo si trovava a Livorno, dove lavorava, fino al pomeriggio di ieri ma nella notte personale della Squadra Mobile di quel Centro apprendeva che lo stesso aveva lasciato Livorno alla volta di Gela. Accertamenti pressanti per tutta la notte permettevano di accertarne la presenza a bordo di una nave che da Civitavecchia era diretta a Termini Imerese. E’ in corso attività della Squadra Mobile di Palermo per addivenire alla cattura del Trubia Rosario Maichol, non appena lo stesso sbarcherà dalla nave.

Nel corso del blitz effettuate perquisizioni che hanno dato esito positivo. All’arrestato ALBA Rosario Davide venivano sequestrati 15.000,00 euro in contanti, ritenuti provento dello spaccio di sostanze stupefacenti; inoltre al medesimo venivano ritirate delle armi regolarmente detenute: 3 pistole e 100 cartucce, nonché un fucile a pompa con 25 cartucce.