CALTANISSETTA – “Vieni a prenderti la cassetta di pesce”. In realta’ si trattava di esplosivo. Parla Cosimo D’Amato, il pescatore che aiuto’ a reperire le bombe della seconda guerra mondiale rimaste inesplose in fondo al mare e dalle quali sarebbe stato prelevato il tritolo utilizzato per la stagione stragista. D’Amato, nell’ambito del processo sulla strage di Capaci, ha spiegato ai giudici della Corte d’Assise di Caltanissetta, oggi in trasferta nell’aula bunker di Firenze, che quando vennero prese le prime due bombe, si ritrovarono a Porticello, oltre a lui, suo cugino Cosimo Lo Nigro, Gaspare Spatuzza, una quarta persona e il pescatore che avrebbe dovuto loro consegnare gli ordigni. “Le bombe – ha detto il nuovo collaboratore di giustizia – erano immerse nell’acqua e legate con delle funi. Erano accanto all’imbarcazione. Poi le abbiamo caricate su una Renault station wagon. Abbiamo impiegato una ventina di minuti per compiere questa operazione. Questo pescatore ha poi fatto altre forniture”. D’Amato si e’ anche soffermato su altri prelievi di esplosivo effettuati a Porticello e al quale partecipavano anche altri pescatori. “L’esplosivo – ha detto – era giallastro, veniva martellato e fatto a pezzi”.
Corte d’Assise di Caltanissetta, strage di Capaci. Pentito, dal mare gli esplosivi
Gio, 29/10/2015 - 16:46
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