Le frasi sul muro del corridoio che conduce verso l’Aula Magna “Saetta e Livatino” del Tribunale di Caltanissetta

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Rosario Livatino

“Sarebbe sommamente opportuno che i giudici rinunciassero a partecipare alle competizioni elettorali in veste di candidato o, qualora ritengano che il seggio in Parlamento superi di molto in prestigio, potere ed importanza l’ufficio del giudice, effettuassero una irrevocabile scelta, bruciandosi tutti i vascelli alle spalle, con le dimissioni definitive dall’ordine giudiziario”. Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili”
Antonio Saetta: “La nostra dignità ci impone, alle volte, di affrontare con coraggio situazioni difficili. E ci dà, anche,tutto il coraggio di cui, in quei casi, abbiamo bisogno”.

Gaetano Costa

“E’ verosimile invece che nelle varie branche operino più persone abitualmente legate tra loro o anche occasionalmente unite per la necessità del momento con precise divisioni di compiti, con precisi ruoli, con buone coperture e soprattutto con la protezione, più che della mafia, del mafioso che senza mai partecipare direttamente alle loro imprese, li aiuta se necessario, ed all’occorrenza se ne serve. Un simile tipo di mediazione tra la delinquenza comune e la rispettabilità può instaurarsi a qualsiasi livello”

Paolo Borsellino

“La lotta alla mafia (il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata) non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”

Piersanti Mattarella

“Se tutti quelli che parlano di mafia la isolassero, forse avremmo già fatto un grosso passo avanti. E credo che questa debba essere la cosa da fare subito. Tutti coloro che avvertono la gravità di questo fenomeno devono isolarlo”.

Giovanni Falcone

“Professionalità significa innanzitutto adottare iniziative quando si è sicuri dei risultati ottenibili. Perseguire qualcuno per un delitto senza disporre di elementi irrefutabili a sostegno della sua colpevolezza significa fare un pessimo servizio. Professionalità nella lotta alla mafia significa anche avere la consapevolezza che le indagini non possono essere monopolio di un’unica persona, ma frutto di un lavoro di gruppo. L’eccesso di personalizzazione è il pericolo maggiore delle forze antimafia, dopo la sottovalutazione dei rischi”.

Giorgio Boris Giuliano

“La lotta alla mafia non dev’essere l’nere di pochi ma il privilegio di molti”.

Carlo Alberto Dalla Chiesa

“Certi inviti. Un amico con cui hai avuto un rapporto di affari, di ufficio, to dice, come per combinazione: perchè non andiamo a prendere il caffè dai tali. Il nome è illustre. Se io non so che in quella casa l’eroina corre a fiumi ci vado e servo da copertura. Ma se io ci vado sapendo, è il segno che potrei avallare con la sola presenza quanto accade”.


Cesare Terranova

“Per combattere e reprimere la mafia occorre esercitare un’azione in profondità, un’azione di risanamento di tutti i settori della vita pubblica, una azione che sia formativa di una diffusa e profonda coscienza antimafiosa … chi ne ha la possibilità, anche per una minima parte, ha il dovere di svolgere in pieno il suo ruolo, senza lasciarsi scoraggiare dagli insuccessi, dalle delusioni o dai rischi”.


Pio La Torre

” L’incessante ricerca del collegamento della mafia con i pubblici poteri presuppone, inoltre, l’ipotesi e l’interpretazione che non ci sia solo nella mafia un bisogno di stabilire collegamenti con i pubblici poteri, ma anche un bisogno dei pubblici poteri a stabilire collegamenti con la mafia. Cioè, tra le due parti vi è un rapporto di reciprocità.”

Rocco Chinnici

“Senza una coscienza nuova, noi, da soli, non ce la faremo mai. La mafia è un’associazione per delinquere con finalità d’arricchimento illecito… la mafia ha sempre una finalità ben precisa: arricchirsi in qualsiasi modo con qualunque mezzo ma cambia i sistemi ed i metodi”.

Giovanni Paolo II (Agrigento, Valle dei Templi, 9 maggio 1993)

“Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio” “Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria, civiltà della morte!”
“Nel nome di questo Cristo questo Cristo… mi rivolgo ai responsabili: convertitevi!Un un giorno verrà il giudizio di Dio!”

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